Quando Kiyoomi entrò nell'aula dove si sarebbe tenuto il suo esame orale, non si sorprese di trovarvi una sola persona all'interno. Era un giovane ragazzo dai capelli argentati, una tonalità tendente più al grigio che al platino, e indossava una semplicissima giacca in denim, una t-shirt bianca, dei jeans perfettamente stirati e un paio di scarpe da ginnastica. A differenza di Kuroo, non sembrava amante dei completi eleganti.
Quando alzò lo sguardo verso il ragazzo appena entrato, una giocosa espressione accomodante si fece strada sul suo volto.«Tu devi essere Sakusa Kiyoomi, sbaglio?» gli domandò, sorridendogli calorosamente. Delle minuscole e quasi invisibili rughe si accartocciarono agli angoli dei suoi occhi, timbro caratteristico di coloro che sorridono spesso. Kiyoomi annuì.
«Sì, sono io.»
«Accomodati pure.»Sedutosi di fronte a lui, Kiyoomi non disse altro e aspettò che fosse quell'insegnante ad avere la prima parola. Non l'aveva mai visto prima di allora, neanche nei corridoi dell'istituto o nei vari laboratori artistici o sportivi. Nulla di cui sorprendersi, del resto; quel college era talmente grande da rendere impossibile la conoscenza di ogni singolo individuo al suo interno.
«Allora, Sakusa...» esordì l'insegnante, «Immagino che tu non abbia idea cosa tratterà questo esame. Direi quindi di partire con le presentazioni. Il mio nome è Sugawara Kōshi, e mi trovo qua oggi per guidare te, e te soltanto, in questo esame conclusivo. Sai in quale ambito lavoro?»
Kiyoomi scosse la testa, e Sugawara andò avanti. «Comunicazione. Il motivo per cui probabilmente non mi avrai mai visto, in tutti questi mesi, è perché svolgo la mia funzione in una piccola stanza, assieme ad altri due colleghi, ad ascoltare le preghiere che le persone sulla Terra ci rivolgono dopo che un loro caro si toglie la vita.» Inarcò un sopracciglio, intrecciando le dita in un groviglio ordinato. «Immagino tu ci sia arrivato, mh? Sono stato io ad ascoltare le parole che Komori Motoya ti ha rivolto non appena la consapevolezza della tua morte l'ha colpito dritto in faccia. Il mio unico compito è trasmetterti il suo discorso. Dalla tua reazione ne verrà dedotta la tua promozione o, in alternativa, la tua bocciatura.»
Il ragazzo sgranò gli occhi, guardando l'insegnante con aria sconvolta. Motoya...?
Senza dargli il tempo di fare domande, Sugawara si alzò in piedi e, battendo le mani un paio di volte, fece repentinamente cambiare il luogo in cui si trovavano.
Kiyoomi si guardò intorno spaesato, senza capire cosa stesse succedendo. Sugawara sembrava essere sparito.
Quella sensazione era la medesima di quando si era risvegliato per la prima volta nella camera che condivideva con Atsumu. Con la differenza che, quella volta, riuscì a riconoscere perfettamente il luogo in cui si trovava. Pareti azzurro pastello, poster di anime e manga di tutti i tipi, trofei disposti su una mensola nell'angolo, medaglie d'oro, d'argento e di bronzo appese alle foto incorniciate di un ballerino castano e dai vispi occhi allegri...Il cuore di Sakusa Kiyoomi, seppur non potesse palpitare, sembrò mancare un battito quando riconobbe la figura di Komori Motoya seduta sul letto, accanto a lui, con gli occhi rossi dalle lacrime persi nel vuoto.
La prima reazione che ebbe Kiyoomi fu, razionalmente, quella di allungare la mano quanto bastasse per sfiorare il cugino. Eppure il suo intero arto gli passò attraverso come un fantasma, trapassando la figura che urlava tristezza da ogni poro della sua anima. Komori non si accorse di nulla; non percepì la presenza trascendentale di Kiyoomi al suo fianco, non udì la sua voce gridare il suo nome, implorandolo di ascoltarlo, non vide gli occhi feriti e lancinati dalla disperazione del moro.
Non vide nulla, non sentì nulla, non percepì nulla.
Ignaro di tutto, Motoya si distese sul proprio letto e, inconsciamente, non sfiorò nemmeno il corpo di Kiyoomi con le gambe; come se, nonostante non percepisse la sua presenza, la sua anima fosse consapevole del fantasma del cugino defunto là vicino a lui.
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THE MIDDLE OF NOWHERE, sakuatsu
Fanfiction❝ "La presente condizione dell'uomo, obbligandolo a vivere e pensare ed operare secondo ragione, e vietandogli di uccidersi, è contraddittoria. O il suicidio non è contro la morale sebben contro natura, o la nostra vita, essendo contro natura, è con...