8. I never thought I'd die alone.

623 79 28
                                    

11 Febbraio 2017; ore 19:58.

Suna Rintarō non avrebbe mai creduto sarebbe morto da solo.

Sin dai tempi delle scuole medie, era sempre stato un ragazzo così solare, così pieno di amici, con i voti così alti e così popolare. Credeva avrebbe vissuto una lunga vita piena di soddisfazioni, magari realizzando il suo sogno di diventare musicista e incidere un disco. Era conscio di quanto il suo sogno fosse difficile da realizzare ma, buono d'animo com'era, si sarebbe anche accontentato di un lavoro qualsiasi e di girare i pomeriggi per gli ospedali infantili a suonare, in beneficienza, per i bambini malati.
Non gli interessava come e dove avrebbe espresso la sua musica: gli bastava suonare e basta.
Gli sarebbe bastato. Era contento così.

Perciò, quand'è che tutto aveva iniziato ad andare alla deriva? Quand'è che Rintarō si era perso nel bel mezzo della sua mente, navigando nel nulla e andando alla deriva? Più cercava di ricordarlo, più la sua memoria si faceva sfocata. Non ne aveva la più pallida idea, di come si fosse ridotto ad essere un tossicodipendente che non faceva altro che marcire nel suo squallido appartamento di Norachi. Sapeva solo che, in un modo o nell'altro, ci era finito e basta.
E non sapeva come uscirne.

Le uniche cose che riusciva a ricordare, in quel momento, era che ad un certo punto i suoi genitori l'avevano sbattuto in una clinica di disintossicazione per un tempo di circa otto mesi. Quando era uscito dalla struttura, i suoi genitori se n'erano andati. Non erano morti - l'avevano semplicemente abbandonato a se stesso, delusi dal modo in cui il loro ragazzo si fosse rovinato. Più probabilmente, pensò Rintarō, temevano soltanto avesse rovinato la loro reputazione sociale.

Con la mente annebbiata dall'alcol, Rintarō non riuscì più a trattenersi e scoppiò a ridere. Per cosa, si chiese, e si rispose da solo scuotendo la testa. Per lo schifo di persona a cui si era ridotto; ecco per cosa.
Si alzò dal pavimento, dando un calcio alla bottiglia ormai vuota di gin che tra l'altro neanche gli piaceva ma che Dio, gli faceva bruciare la gola così tanto da donargli la sensazione di star bruciando vivo e a Rintarō sarebbe piaciuto così tanto poter finalmente bruciare, e tramutarsi in cenere, e mettere un punto a quella sua vita così miserabile, e poter finalmente lasciare quello squallido appartamento in quello squallido quartiere di quello squallido paese-

Fu una seconda risata a bloccare il suo insensato flusso di coscienza, scatenata dall'immagine riflessa di fronte a sé.

Un sorriso.

Vide delle labbra tirarsi, tendersi, aprirsi e farsi spazio sul viso del ragazzo davanti ai suoi occhi. Era ridotto parecchio male, quel ragazzo. Capelli tagliati male, occhiaie talmente profonde da sembrar state incise con un martelletto, labbra screpolate, gote rosse e quello stupido, maledetto sorriso stralunato. Sembrava essere ubriaco anche lui.
Poi rise, rise ancora Rintarō, realizzando di trovarsi davanti a uno specchio e che quello sconosciuto malaticcio era lui, proprio lui, e che anch'egli stava ridendo di gusto.

Fece sbattere senza troppa delicatezza la fronte sul vetro, allontanandosi pochi istanti dopo per andare a cercare la lettera e l'eroina. Si era già stancato di ridere. Voleva soltanto sballarsi al punto da non capire più un cazzo e, chissà, si sperava anche morire.
Le due bustine di eroina le trovò sul tavolo, gettate senza alcuna cura affianco alla siringa che aveva comprato al conbini là sotto. Non gliene fregava un cazzo delle infezioni; se fosse andato tutto bene, non avrebbe più rivisto quel negozietto diroccato.

Lasciò la droga sul tavolo, volendo trovare prima la lettera. L'aveva scritta prima di ubriacarsi, prima di andare a comprare la droga da Ukai, Ukai che gli aveva detto di non pigliarne troppa in una volta sola perché altrimenti sarebbe rimasto stecchito. Al Rintarō lucido piaceva pensare che gliel'avesse detto perché teneva a lui; il Rintarō ubriaco rise nel pensare che in realtà il suo spacciatore temeva soltanto di perdere il suo cliente più abituale e, dunque, una bella barcata di soldi.

THE MIDDLE OF NOWHERE, sakuatsuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora