Zero e Cinque avevano passato l'intero giorno seguente a pedinare quel medico che avevano traumatizzato qualche giorno prima, insieme a Dolores che non era riuscita a contribuire molto e non potendo parlare, e stava seduta nel sedile posteriore del furgoncino che usavano come appostamento.
Quella sera tornarono a casa, ma non riuscirono a chiudere occhio per un minuto per tutta la notte, sia per la ricerca dell'occhio inconclusa sia per la frustrazione.Il mattino dopo erano nella camera di Cinque. Dolores era sdraiata sul pavimento, anche se in origine era seduta su una sedia accanto al letto, ma dato che Zero non sembrava gradire che un manichino subisse un trattamento d'onore tale per cui dovesse anche sedersi da qualche parte a fissarli tutta la notte, la scaraventò a terra.
Lei era seduta sul davanzale della finestra con la testa china su un blocchetto da disegno e tratteggiava concentrata delle linee con la matita, e osservava ogni tanto qualcosa fuori dalla finestra. Sembrava quasi calma in quel momento, vagante nel suo piccolo mondo e lontana da quello reale in cui di lì a qualche giorno sarebbe arrivata la tanto temuta fine del mondo. Era così tenera quando era concentrata che al fratello dispiacque doverla riportare alla realtà per esporle il piano della giornata.
Cinque si alzò, che nonostante fosse rimasto sveglio tutta la notte non aveva mai distolto lo sguardo dal soffitto, notò che la manica della camicia di Zero aveva una macchia di sangue sopra. Senza dire niente le si avvicinò e prese un ago per ricucirle la ferita che si era fatta la sera prima grazie ai proiettili di Cha Cha, e lei non protestò nè distolse lo sguardo dal suo blocchetto.
<Sento che oggi riusciremo a trovare qualcosa. Vero Dolores?>
<Puoi smettere di parlare con il manichino come se potesse sentirti?>
<Il suo nome è Dolores, e se la chiami di nuovo manichino il tuo braccio fa la stessa fine del suo>
<Come vuoi. È una coincidenza che il suo nome derivi dal latino "dolor", "sofferenza"?>
<Da quando ti preoccupi da dove vengono le parole?>
<Non lo faccio infatti, era solo per curiosità>
Cambiò discorso, dato che sapeva che quello era uno di quelli "delicati", e disse: <Quello che faremo oggi potrebbe salvare il mondo, ma oggi ho un altro piano>
<Puoi farlo anche da solo no? Credo che stiamo perdendo tempo, e se hai detto che Jo lavora per la commissione saprà qualcosa sull'apocalisse di sicuro>
<In realtà ai dipendenti non si dice molto e lo sai, ma se proprio vuoi... Sei sicura che non vuoi che ci sia anche io?> non era convinto di volerla lasciare da sola a interrogare quel pazzoide dopo aver saputo le cose che aveva letto nel palazzo andato a fuoco.
<Sì, non dovrà essere così difficile>
La squadrò un attimo, le coprì la ferita con un cerotto e si allontanò verso le scale insieme a Dolores sottobraccio.
A quel punto la ragazza si rese conto che per estorcere delle informazioni doveva attrezzarsi del minimo indispensabile, così scese in cucina a prendere un coltello tra i più affilati che c'erano in casa e una scatola di cereali, la prima cosa commestibile che le era capitata sotto mano. Non si accorse che in cucina c'erano anche Allison e Diego seduti a tavola che la guardavano senza capire a cosa le servissero un coltello e dei cereali. Provarono anche a chiederglielo, ma non ricevettero né una risposta precise né una risposta cordiale. Non aveva intenzione di spiegare ai suoi fratelli cosa stava facendo e neanche che stava cercando di evitare che il mondo finisse, per il semplice motivo che sarebbe dovuta rimanere a spiegare tutta la storia per filo e per segno e in quel momento non ne aveva la minima voglia. Inoltre non li riteneva abbastanza svegli da poter capire cosa gli avrebbe detto.
Così si diresse verso la sua camera, dove non metteva piede da praticamente due giorni ormai. Quando aprì la porta trovò Jo bianco come un lenzuolo con del nastro da pacchi sulla bocca. Dall'aspetto si avrebbe pensato che fosse lì dentro da settimane, ma lo era da neanche 48 ore.
<Mi ero dimenticata che anche gli stronzi debbano mangiare per sopravvivere. Ma cosa importa alla fine, se tanto morirai in ogni caso? Senza la valigetta o ti uccido io o ti uccide l'apocalisse. A proposito, so che lavori per la commissione, e visto che ti hanno incaricato me e Cinque come obiettivi saprai anche qualcosa riguardo all'apocalisse. Quindi adesso ti farò delle domande: se rispondi ti do questi> disse scuotendo la scatola di cereali <Se non lo fai non andrà come l'ultima volta, con un solo colpo di pistola, ma ti faccio sanguinare fino a che non mi implori di ucciderti>
Jo sapeva che Zero non era un tipo da scherzare su queste cose e finse di non esserne terrorizzato, ma lo tradirono il tremolio e l'eccessiva quantità di sudore che gli scendeva dalla fronte.
<Vediamo di finire in fretta perché mi serve un caffè. Allora, la prima domanda che sorge spontanea è perché adesso lavori per la commissione?> gli tolse con un strappo netto lo scotch dalla bocca.
<Semplice, mi hanno licenziato>
<Ma come sei bravo! Adesso passiamo alle domande difficili. Chi causerà l'apocalisse?>
<Non lo so->
L'eco dell'urlo di dolore che cacciò il ragazzo risuonò per tutta la casa, dopo che Zero gli conficcò il coltello nella gamba e glielo estrasse violentemente.
<Adesso ci riproviamo. Chi causerà l'apocalisse?> disse scandendo ogni sillaba.
<Lo sai benissimo che i dipendenti non sanno niente di queste cose>
<E tu sai benissimo cosa succede se mi dici un'altra cazzata. Muoviti>
<Non so niente, punto. Non insistere ti prego>
Ficcò il coltello nell'altra gamba stavolta, e l'urlo di dolore fu più sofferto del precedente.
<Hanno mandato Hazel e Cha Cha perché tu non sai fare il tuo lavoro, ti troveranno e ti faranno fuori. Morirai in ogni caso, ma non puoi almeno aiutare le sette miliardi di persone che vivono su questo pianeta, compreso tuo figlio?>
<Come fai a saperlo?> chiese il ragazzo sull'orlo del pianto. La verità era che non lo sapeva nemmeno lei, ed era scioccata quanto lui. Credeva di averlo sentito dire, ma era come se fosse apparsa un'immagine nella sua testa. Cercò di ignorare quell'episodio per concentrarsi sull'obiettivo.
In quell'esatto momento si sentì come il rumore di qualcosa che scende da una grondaia, proveniente dall'armadio. Zero lo aprì, e trovò un cilindro dorato con il tappo con su scritto "Jo". Dopo aver preso il biglietto arrotolato firmato dalla Commissione e aver scaraventato il contenitore senza curarsi di aver colpito la faccia di Jo lanciandolo, lesse il contenuto del foglio. Diceva: "Contrordine missione precedente. Causa: missione non completata. Proteggere Harold Jenkins" ma non c'era una foto del soggetto allegata.
Jo la fissava sofferente sperando che avesse pietà, ma Zero si era completamente dimenticata di lui. Non riusciva a smettere di guardare l'immagine e il nome scritti sul foglio. Harold Jenkins, le sembrava di aver già sentito quel nome da qualche parte. Chiunque fosse c'entrava con l'apocalisse, e l'avrebbe cercato fino allo sfinimento.
<Quindi ti ho accoltellato per niente... Non sarebbe divertente se morissi dissanguato?>
<So solo che la luna c'entra qualcosa. Non so davvero nient'altro, lo giuro> mentre lo diceva era ormai in lacrime.
<Non dovevo perdere tempo con te, ma in qualche modo sei stato utile> prese del disinfettante e lo versò sulle ferite del ragazzo, che urlò dal dolore in un modo disumano, e mentre soffriva Zero gli disse che aveva bruciato il diario.
<Come fai a sapere di mio figlio?> disse di nuovo, con l'ultimo filo di voce che gli era rimasto.
<Per dire la verità non lo so, ma non ti sembra un po' prematuro? Lewis, eh? Ha già due anni, incredibile come passa velocemente il tempo>
Jo fece una faccia di orrore terribile che gli fece fermare le lacrime e disse: <Sono passati vent'anni>
La ragazza si mise a ridere, ma non istericamente: <È tutto così divertente, ma devo proprio andare adesso, resisteresti qualche ora senza morire?>
Gli tirò un'occhiataccia, ma non aveva forza per poter parlare e non rispose.
La ragazza prese il biglietto della Commissione e allontanandosi disse: <Lo prenderò come un sì>. Chiuse la porta a chiave perché a nessuno dei suoi familiari venisse l'idea di curargli le ferite perché non si dissanguasse.
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𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella Academy
FanfictionZero era il suo nome, ed era quello che pensava di valere senza l'unica persona al mondo per cui non provava disprezzo. L'ultima briciola del suo cuore sarebbe sparita se non fosse stato per il quinto dei suoi 7 fratelli, numero Cinque. Reginald Har...