1. matita insanguinata

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«Cosa ci fa una ragazzina che corre a quest'ora? E com'è conciata?» si stavano chiedendo i passanti in una fredda giornata di febbraio.
La ragazzina non li sentiva. Tutto quello che riusciva a sentire era il suo cuore in gola che batteva all'impazzata e gli spari che le rimbombavano nelle orecchie. Stava correndo fra le strade della sua città in un'epoca in cui non ricordava di aver vissuto, e si guardava indietro come se la stesse seguendo qualcuno, non curandosi delle persone che urtava o faceva cadere.
Sentiva il sangue scorrerle sulla pelle mischiandosi al sudore, sentiva dolore in tutte le parti del corpo e non poteva fare niente se non correre.
Si fermò senza fiato davanti all'Umbrella Academy, guardandola in tutta la sua severa maestosità. Per quanto odiasse quel posto, sapeva che era quello in cui sarebbe dovuta andare. Fece un sospiro, sorpassò lentamente il cancelletto ed entrò nella sua grande casa.
Si guardò intorno. Non era cambiato niente dall'ultima volta, ogni singolo oggetto era esattamente come si ricordava. Provò una sensazione così familiare che le fece venire la nausea.
Una donna dalla pelle scura e i capelli ricci apparve davanti a lei; era chiaramente Allison, più vecchia di quanto ricordasse.
Allison non riconobbe subito la ragazzina, dato che non era esattamente come se la ricordava.
La strana creaturina indossava un camice sporco che probabilmente una volta era stato bianco, ai piedi non aveva niente. I suoi lunghi capelli neri erano unti e disordinati, il viso sporco di sangue e pieno di lesioni, le nocche sanguinanti e le ginocchia sbucciate. Il labbro era spaccato e gli occhi rossi pervasi dal terrore.
La riconobbe dagli occhi. «Zero?»
Corse terrorizzata ad abbracciare la sorella che aveva odiato per tutta la vita, senza dire niente, e svenne dal dolore nelle sue braccia.

Si svegliò sul divano, con molte ombre sfocate chine su di lei che la osservavano preoccupati. Osservò tutti quei volti già visti e ci mise qualche secondo a capire che erano lquelli dei suoi fratelli. Sì, erano loro, ma non erano più i ragazzini di tredici anni che ricordava. C'erano Vanya, Allison, Klaus, Diego, Luther...
Si alzò di scatto e disse con un filo di voce: <Cinque, Cinque... è tornato? Dov'è Ben?>
Cambiarono tutti espressione, gli occhi di Vanya divennero lucidi.
«Sono morti?» disse tremando.
Fu Luther a parlare: «Cinque non è più tornato, da quando... sai, da quando siete scomparsi. Speravamo fosse con te» guardò i due dipinti dei fratelli appesi al muro. «Ben invece... in una missione»
Sentì un vuoto riempirle il cuore e rimase in silenzio per un po', mentre gli altri cercavano segni di vita da parte della sorella.
«Quanto non mi siete mancati» disse, senza nessun motivo, appoggiando la schiena al divano. Ignorarono il commento.
«Cosa è successo Zero?» chiese Vanya con quella perenne espressione tranquilla sul viso, che la ragazza riteneva a tratti irritante.
Sospirò. Fissò il vuoto, rimanendo impassibile per tutto il tempo in un modo alquanto inquietante.
«Cinque aveva deciso che avrebbe viaggiato nel tempo. Gli ero andata dietro per cercare di convincerlo a fermarsi, ma è stato inutile. L'ho cercato fra i decenni per giorni. Non l'ho mai trovato. Non so come delle persone invece trovarono me, e fu il caos. Mi ritrovai in un ospedale credo, mi usavano per fare degli esperimenti. Passai lì molti mesi non so quanti, e un giorno li ho uccisi tutti.> gli mostrò una matita insanguinata che aveva in mano <Sono scappata, ho ucciso un altro po' di gente e ho saltato fino a qui, nel...in che anno siamo?>
<2019> rispose Allison. Ci fu una pausa di silenzio.
Alzò lo sguardo e lo puntò negli occhi di Vanya. <Cinque tornerà.> concluse, forse per convincere più se stessa che gli altri. Si alzò e andò in camera sua.

Aveva quasi paura di entrarci, di trovare la lei di tanti anni prima che la fissava spaventata. Aveva solo voglia di fare un viaggio negli anni Ottanta, ma entrò lo stesso.
Si aggirò per la sua stanza come se non la riconoscesse, la guardava come se non fosse reale.
Si vide allo specchio dopo tanto tempo. Il suo riflesso fu la conferma che tutto quello che era appena successo non era solo un incubo, e le venne voglia di piangere. Non riusciva a riconoscere quella ragazzina con i capelli neri e gli occhi spenti. Non sarebbe più stato tanto facile guardarsi allo specchio.
Appoggiò la matita insanguinata sulla scrivania come se fosse una reliquia e si levò il camice ormai marrone, per poi mettere una delle sue vecchie uniformi, gli unici vestiti che aveva. Indossarla le fece ricordare quanto fosse scomoda e del perché la odiasse così tanto, ma la fece sentire comunque meglio.
Camminò lentamente verso la stanza di suo fratello, sperando che fosse lì ad aspettarla seduto sul letto, pronto per dirle che sarebbe andato tutto bene. Ma non era lì.
Si sedette sul letto e si guardò intorno. La sua mente era lucida da pochissimo tempo e non aveva idea di quello che avrebbe dovuto fare. Voleva andarsene e cercare Cinque di nuovo, ma l'istinto le disse che non avrebbe dovuto, allora si sdraiò. Il cuscino sapeva ancora di lui. Si sentiva quasi al sicuro in quel letto in cui aveva dormito molte volte da bambina, con suo fratello. Non provava quella sensazione di sicurezza da anni ormai, e l'accompagnò mentre si addormentava e andava incontro alla disperazione più totale.


Spazio autrice:
Niente, spero vi piaccia:)

𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora