28. i fiori non vogliono la guerra

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Varcando la porta bucherellata dai proiettili, non vide niente di nuovo. Del resto, le sparatorie erano il suo forte. Al piano di sotto, al negozio, Elliott era svenuto e Steve, legato ad una sedia, si dimenava. I suoi occhi correvano terrorizzati all'inseguimento dei flash dei proiettili, che al piano di sopra Zero stava evitando col teletrasporto. Lui capì perché il coltello che aveva in mano fosse ancora pulito quando vide che gli assalitori erano i tre svedesi, tutti armati di quegli strani fucili introvabili di cui solo l'Agenzia disponeva. Era impossibile attaccarli da soli. Quindi, senza farsi vedere, sfilò la pistola e tentò un attacco da dietro. Colpì soltanto il fratello bassino alla gamba, che si accasciò a terra, urlando in un modo tremendo. Vide Zero incrociare il suo sguardo e mimare con la bocca la parola "grazie". Dato il sorrisetto sul suo volto, gli parve che fosse contenta di vederlo.
Uno degli svedesi soccorse subito il fratello, mentre l'altro, con lo sguardo pieno di rabbia, si voltò di scatto e attaccò Cinque con un fucile, Zero con l'arma nell'altra mano. Allora i due si teletrasportarono al negozio, sotto ad una delle due scale.
«Dov'è la tua pistola?» le chiese Cinque, come se fosse rilevante.
«Non la uso da un po'» disse lei, senza rispondere alla domanda.
«Sei ferita?»
«Neanche per sbaglio»

Steve, da lì dietro, tremava. Zero gli aveva raccontato del suo passato, delle cose terrificanti che aveva fatto, ma vederla così impassibile in una situazione del genere, come se i proiettili fossero dei palloni e lei stesse giocando a palla prigioniera, era strano. Era davvero incredibile. E poi stava rischiando di morire per difenderlo, per tenerlo al sicuro. Lo aveva persino legato, perché non cercasse di fare nulla. «Vogliono me, non voi» gli aveva detto. Anche se avrebbe decisamente preferito essere lui l'eroe, invece che lasciare che una ragazza lo salvasse, ma non aveva avuto molta scelta; avrebbe voluto dirle di no, ma era anche consapevole del fatto che la cosa più violenta che avesse mai fatto fosse partecipare ad una rissa alle scuole medie. Per non parlare del bacio che lei gli diede mentre cercava di legarlo. Lo aveva bloccato completamente, come un perfetto idiota. Si era pure dimenticato di suo padre senza sensi, per terra accanto a lui. E quindi ora gli toccava vederla combattere, insieme a Cinque per lo più. Perché non aveva impedito anche a lui di aiutarla?

«Quindi, punti deboli?» chiese lei, avendo riconosciuto le armi della agenzia. Lui doveva conoscerli, essendo stati dei suoi colleghi.
«Il loro unico punto debole è il fatto che sono fratelli. Se ne colpisci uno, sono tutti fuori uso» spiegò lui.
«Questo l'ho notato. Cosa vuoi fare?»
«Aspettiamo che Axel scenda, poi colpiremo da dietro anche Oscar, quello che sta soccorrendo il fratello»
«Axel è quello alto?» chiese Zero, lui annuì.
La ragazza attese qualche istante prima di urlare: «Axel, Vi är här nere!», "Axel, siamo qua sotto". Sentirono i lenti passi dell'uomo scendere le scale. Quando ne intravidero la figura, Zero si teletrasportò dietro ad Oscar, inginocchiato sul fratello nell'inutile intento di fasciargli la gamba, e col coltello gli sfilettò la giugulare. Un bel fiotto di sangue ne fuoriuscì e le urla di terrore di Otto, ricoperto ora di sangue, avvertirono Axel dell'attacco, che corse subito al piano di sopra.
«Så dör ni», "siete morti", tuonò Axel con una rabbia disperata da lassù. Il suo sguardo era contratto dal dolore, spaventoso solo a vedersi.
Intanto Zero aveva preso in prestito le armi dei feriti e, insieme a Cinque, uccisero impassibili i due rimasti.

16:55

Steve sentiva il pranzo risalirgli dallo stomaco. Gli sembrava di aver appena visto un film di paura, ma fin troppo realistico, e vedere Zero scendere le scale lo rese immensamente felice. Degli schizzi di sangue le macchiavano il volto e i vestiti. Con il coltello insanguinato, gli venne tagliata la corda che lo legava e finalmente poté liberarsi. Saltò dalla sedia e l'abbracciò, tutto tremante. Tra le sue braccia, lei aveva il respiro pesante.
La cosa più sveglia che gli poté uscire dalla bocca fu: «Cos'era quella lingua in cui hai parlato?»
«Era svedese»
«E come lo sai lo svedese?»
«Ma che te ne frega» sbottò lei «piuttosto, dobbiamo svegliare Elliott»
La guardò cercando di decifrare le emozioni sul suo volto, parevano tutte mischiate. «Pensavo che saremmo morti. Sei stata incredibil-»
Dalle scale provennero due colpi di tosse falsi. «Abbiamo tre corpi da smaltire qua. Vieni ad aiutarmi» disse Cinque, guardando solo la ragazza. Staccatasi velocemente dalla stretta di Steve, gli fece segno di aiutarla e trascinare Elliott al piano di sopra. Cinque sbuffò, ma tutti e tre insieme lo portarono fino al suo letto. Steve rimase con il padre, mentre gli altri trascinavano i corpi sul pianerottolo, per poi lanciarli giù dalle scale.

𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora