2. bambolina di ceramica assatanata

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Zero's pov

Mi ricordo benissimo che una fredda notte del '97 ci fu un temporale potentissimo. Ogni lampo era accecante e la pioggia era così forte che sembrava voler sfondare le finestre.
Mi svegliai di soprassalto da uno dei miei incubi. Ne facevo molti ogni notte, e ci ero quasi abituata, ma a volte ne facevo di talmente terrificanti che soltanto Cinque riusciva a calmarmi. Non feci in tempo a sgattaiolare in camera sua che si era già teletrasportato da me e mi stava abbracciando.
<Ci sono io, stai tranquilla, era solo un incubo.> era solito ad alzarmi il mento con il dito <Guardami. Sono io.>
Stavo singhiozzando, e mi veniva difficile insultarlo come facevo di solito in quel momento. Lo guardai negli occhi, i suoi occhi verde scuro, che riuscirono a calmarmi come al solito.
Mi sono sempre piaciuti molto i suoi occhi. Penso che quegli occhi siano sprecati quando non sorride. Cinque non sorrideva quasi mai.
Non lo ammetterà mai, ma gli piaceva venire a consolarmi. Sarà che mi voleva bene, o semplicemente gli piaceva dimostrare che avevo bisogno di lui.
Cinque era fra tutti i fratelli Hargreeves il più freddo di tutti. Non aveva un rapporto stretto, se non di odio, con nessuno in quella famiglia, tranne che con me. Ero l'unica in quella gabbia di matti che l'aveva sempre capito. Non è mai stato un tipo dolce, i suoi rari gesti d'affetto erano completamente riservati a me, e di certo la cosa non mi dispiaceva.
Ci intendevamo da sempre, e nessuno è mai riuscito a separarci. Beh, a parte noi stessi...ma quella è un'altra storia.
Litigavamo di continuo avendo due caratteri contrastanti, ma tornavamo sempre uno dall'altra e viceversa.
Non stavamo molto bene con la testa. Avevamo solo dieci anni quando a nessuno importava dei nostri evidenti problemi mentali. Non che fossimo molto chiari su quello che provavamo, evitavamo l'argomento il più delle volte, e se ne parlavamo eravamo molto riservati sui dettagli. Credevamo di bastarci a vicenda e che non avevamo bisogno del resto della "famiglia" per stare bene. Gli raccontavo tutti i miei incubi. Cinque faceva lo stesso e a noi andava benissimo così.
Quand'eravamo insieme niente poteva farci del male. O almeno così credevamo.

Cinque's pov

Una sera di agosto. Me lo ricordo come se fosse ieri.
L'allegra famigliola stava avendo un litigio di routine, cose da bambini. Quella sera litigammo per decretare quale fosse il potere migliore dell'Umbrella Academy.
Lo scimmione Luther sosteneva che il suo potere era il più virile. Allison invece diceva che avrebbe potuto ucciderlo soltanto parlando e così via con il resto dei fratelli.
A Zero non è mai piaciuto litigare. Se ne stava in disparte quando discutevamo da piccoli, pensava che fosse una perdita di tempo, così andava da Vanya a giocare.
Quando arrivò il mio turno di esporre la mia tesi risposi così: <Anche il potere più forte del mondo sarebbe inutile se non usato come si deve. Il potere mio e di Zero è il migliore perché noi siamo i migliori.> Sì, perché noi abbiamo lo stesso potere. Non siamo gemelli o altro, ci è solo stato spiegato che esistono dei bambini con gli stessi poteri fra i nati dell'1 ottobre dell'89, e noi siamo due "doppioni".
<Mamma non vi ha dato nemmeno un nome, quindi non credo che sia così Cinque.> strillò baby Diego.
Avevamo solo sei anni, e la presi male. Anche gli altri lo fecero, persino Zero che aveva sentito tutto.
Non so ancora oggi perché io e Zero non abbiamo dei nomi. So solo che lei è numero Zero perché papà era convinto che fosse la più spietata fra noi, ma che non poteva essere il numero Uno in quanto troppo intraprendente e poco ligia al dovere.
Luther mi prese per il collo minacciandomi di uccidermi. Era ovvio che non l'avrebbe fatto, Numero Uno ha sempre fatto schifo con le minacce. Prima che potessi fare qualsiasi cosa vidi Zero che si era appena teletrasportata dietro al mio "aggressore" e aveva uno dei coltelli di Diego in mano. Lo puntò al fianco di Luther, dato che era troppo alto perché arrivasse a puntarglielo al collo.
<Senti nUmErO UnO, se non metti giù il mio migliore amico ti ficco questo coso nel fianco e ti ammazzo senza pensarci due volte, mettilo giù!>. Ecco, immaginate questa frase detta da una seienne dalla vocina adorabile, ma con un coltello in mano e con gli occhi infuocati dalla rabbia.
Luther sbuffò e mi mise giù. <Non credere che io abbia paura di te.>
<io non lo credo, lo so.> disse ridendo in modo inquietante, proprio come facevo anche io.
Zero non era mai stata una che avrei definito tranquilla, ma quella reazione non era da lei ai tempi.
<Ti ha fatto tanto male?> aveva ancora gli occhi infiammati quando me lo chiese.
Da piccola sembrava proprio una bambolina di ceramica assatanata, e la profondità e il colore dei suoi occhi non contribuiva al suo lato adorabile.



Spazio autrice:
Guys per scrivere questo capitolo mi è scesa una lacrimuccia aiuto

𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella AcademyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora