2019
<Dove cazzo l'hai trovata la patente, nelle patatine? L'hai fatta svegliare guidando così di merda>
Zero sbarrò gli occhi. Si trovò sdraiata sui sedili posteriori di un'auto, il cui conducente era Luther che, come sostenuto da Cinque, non era un guidatore eccezionale.
<Questo mi sembra un sequestro di persona> disse lei con voce rasposa.
<Stai tranquilla, siamo quasi arrivati>
<Che ci faccio qua?>
<Sei svenuta dal sonno e mentre dormivi ho escogitato un altro piano>
Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere per poter vedere dove fossero. Osservò che stavano percorrendo una distesa di nulla attraversata da una strada dritta e infinita. Logicamente, dalle sue osservazioni concluse: <Dobbiamo incontrare qualcuno, giusto?>
Cinque annuì. <Hazel e Cha Cha>
Ci fu un attimo di silenzio. <Il piano è di farci ammazzare?>
<Non moriremo. O almeno, se non farai cazzate forse non moriremo>
<Ah beh, sono sempre io che mando tutto a puttane, no?>
Il ragazzo tirò un sospiro <Ci faranno parlare con Handler. Se non la fai arrabbiare ci porterà alla Commissione e noi cercheremo documenti sull'apocalisse>
<Quindi devo fare la brava, o qualcosa del genere?>
<Vedo che hai capito>
Incrociò le braccia e appoggiò la testa dolorante alla portiera. <E se non volessi aiutarti questa volta?>
il ragazzo guardò in alto sbuffando e cercando di mantenere la calma disse: <Zero, non abbiamo tempo per le bisticciate adesso quindi per favore, non fare l'offesa per averti trascinata in macchina senza il tuo consenso e collabora>
<Inizio a credere che non valga la pena di salvare il mondo. Nessuno ti ringrazierà o inizierà ad apprezzare la vita un po' di più se lo salvi, invece se saremo tutti morti ci troveremo in pace, no?> disse vagamente seccata.
Luther fermò la macchina, come Cinque gli aveva indicato con uno strattone al braccio.
Il ragazzo si teletrasportò sul sedile posteriore, accanto a Zero.
<Perché devi sempre fare di testa tua e pretendere che io ti assecondi?> disse lei guardando fuori, con lo sguardo stanco e seccato <l'ultima volta sei finito nell'apocalisse, ricordi?>
<Questo è l'ultimo modo che possa venirmi in mente. Non costringermi ad andarci da solo, non voglio>
Lo scrutò per un attimo. Aveva anche lui lo sguardo stanco.
<E va bene, ma solo se dopo questa stronzata andiamo a prendere del caffè perlomeno bevibile>Presi accordi con Hazel e Cha Cha, o meglio, dopo averli minacciati con la scusa della valigetta smarrita, si procurarono ciò che volevano senza difficoltà.
Da una nube blu gli apparve davanti una donna che sembrava uscita dagli anni Cinquanta, con un abbigliamento nero vintage, il trucco eccessivo ma curato e i tacchi a spillo su cui stava in perfetto equilibrio, rendendola appariscente e tremendamente fuori luogo. Ma nonostante l'età era connotata da un'innegabile bellezza.
Dopo un'attenta analisi fisica del soggetto, Zero si accorse che tutto ciò che la circondava era bloccato nel tempo, come congelato. Tutto, tranne lei, Cinque e Handler.
La donna fece un elegante passo in avanti verso il ragazzo e mostrò la sua arcata dentale in un ampio sorriso. I suoi denti erano bianchi e perfetti.
<Cinque, com'è bello ritrovarti in questa splendida... forma> il suo tono era piacevole, si potrebbe dire seducente.
Cinque le lanciò un'occhiata ambigua. <Già, neanche tu sei messa male, Handler>
il viso di Zero stava iniziando ad accaldarsi.
Handler rivolse lo sguardo alla ragazza. <Zero, che piacere è incontrarti di persona> esclamò smorzando di poco il suo sorrisone a 32 denti.
Lei non rispose. Si era trattenuta dal dire qualcosa di sgradevole che avrebbe fatto saltare in aria il piano, e anche il suo cervello a colpi di pistola.
<Tu, Cinque, sei una risorsa indispensabile per la Commissione. Invece Zero, tu sei stata proprio sprecata a lavorare per quell'idiota della Kismet> fece una pausa aspettandosi delle reazioni, che però non apparvero su nessuno dei due giovani volti.
<Lavorate per me e non vi ucciderò seduta stante. Avete 30 secondi per comunicarmi la vostra decisione> fece un altro sorriso.
I ragazzi avevano lo stesso sguardo gelido a fissare gli occhi perfidi di quella donna.
<Datemi le vostre mani e presto sarete a casa> quel sorriso stava diventando sempre più irritante.
Si guardarono un attimo, e fecero finta di confrontarsi bisbigliandosi cose all'orecchio.
Così fecero come disse lei, e un'altra nube blu li portò di fronte ad un meraviglioso edificio anni Cinquanta, chiamato anche "sede della Commissione".
Handler guidava i ragazzi, che la seguivano standole dietro come quando da bambini seguivano il padre quando li portava a fare esperimenti sui loro poteri.
Due persone che avevano vissuto quella quantità assurda di traumi irrisolti non avrebbero dovuto avuto paura di niente, secondo la logica popolare. Invece erano entrambi abbastanza terrorizzati dal dover affrontare quell'esperienza, di nuovo.
Mentre Handler farfugliava qualcosa riguardo la nuova tecnologia delle valigette, Zero cercò la presenza di Cinque, la sua mano prese a cercare l'altra, come per ricordare a sé stessa che quella volta non era sola.
Cinque strappò un piccolo sorriso impercettibile.
Non appena Handler se ne accorse, interruppe quel così bel momento con una domanda:
<Zero, mia cara, come ti sembra la commissione rispetto alla Kismet?>
<Non lo so. I vostri scopi sono simili alla fine>
<Oh no, non dire così. Non è assolutamente vero, cara>
<Il veleno che vi scorre nelle vene è lo stesso>
La donna rise acidamente <Siete proprio uguali voi due, eh?>
In ogni corridoio in cui passavano si creava un silenzio tombale al loro passaggio, gli impiegati che li scrutavano allibiti. Zero sentì qualcuno farfugliare i loro nomi sottovoce, come quelli di leggende.
Dopo un breve tour degli uffici, la donna portò i due ragazzi nell'ufficio dei coordinatori degli eventi, per lo più tutti catastrofici: <Non ucciderete nessuno questa volta. Lavorerete tranquilli alla scrivania. Non vorrei mai che la vostra deliziosa divisa si macchi di sangue>
Indicò loro le scrivanie assegnate, strategicamente posizionate lontane l'una dall'altra. Ogni minuto che passava, ogni carezza che la donna concedeva a Cinque, la ragazza si convinceva sempre più che fra Handler e suo fratello fosse successo qualcosa.
Gli venne affidato un caso catastrofico e intricato a testa, che finirono entrambi in meno di qualche minuto.
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𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella Academy
FanficZero era il suo nome, ed era quello che pensava di valere senza l'unica persona al mondo per cui non provava disprezzo. L'ultima briciola del suo cuore sarebbe sparita se non fosse stato per il quinto dei suoi 7 fratelli, numero Cinque. Reginald Har...