Delusi dalla non riuscita del tentativo di scoprire chi fosse il proprietario dell'occhio, i due ragazzi camminavano avanti e indietro per la cucina di casa, di fronte alla loro madre-robot, che stava preparando dei biscotti senza sembrare interessata ai loro discorsi. Zero stava per andare a prendere la macchina e prendere un altro caffè dalla disperazione quando Cinque annunciò la sua brillante illuminazione: sarebbero tornati alla clinica e avrebbero pedinato quel medico fino a che non avessero scoperto qualcosa. Così presero l'occhio che era stato delicatamente scaraventato per terra da Cinque per la rabbia e si avviarono alla porta. Zero stava tirando degli insulti allo spigolo del mobile in cui era inciampata, l'altro stava controllando che il numero di serie dell'occhio fosse ancora visibile, quando suonarono alla porta.
<Hai la cravatta storta.> disse Zero senza guardare il ragazzo.
<Ho altro a cui pensare che alla mia cravatta.>
<Deve essere per forza l'apocalisse il nostro unico argomento di conversazione?>
<Non me ne interessano altri al momento. Smettila di fare la bambina.>
Si girò di scatto e afferrò la cravatta di Cinque <e tu smettila di fare lo stronzo. Non so come funzionasse con Dolores, ma con me non attacca.> lo lasciò andare, e gli sistemò la cravatta accennando un sorrisetto, come se non fosse successo nulla.
Il ragazzo cercò di ricomporsi e andò ad aprire la porta.
Si presentò un ometto moro, dall'aria arrogante che cercava di nascondere l'ansia con scarsi risultati. Aveva un abbigliamento insolito per un ragazzo di quella età: indossava un completo elegante nero tutto rovinato, e teneva in mano una valigetta dello stesso colore dei vestiti.
<E tu chi sei?> disse il tipo.
<Chi sei tu semmai, stronzo>
Zero, che in quel momento si sarebbe aspettata di vedere chiunque tranne che quel ragazzo, sbarrò gli occhi e rallentò l'andatura.
<Tu che cazzo fai qui?>
<Che fai, non mi presenti? Che signorina maleducata. Ti devo parlare>
<Non ho niente da dirti>
Inutile dire che Cinque era confuso, non capendo chi fosse il ragazzino e soprattutto come faceva sua sorella a conoscerlo. Osservava la scena di lato e le lanciò un'occhiata interrogativa, che lei ignorò. <Perché dovrei tornare se sono scappata proprio da te?>
<Andiamo, puoi ancora rimediare al tuo errore, basta mettersi d'accordo...>
<Il mio errore è stato conoscerti, razza di demente>
Il moro alzò lo sguardo e lo rivolse a Cinque: <Ti ha parlato di me vero?>
Zero si avvicinò lentamente al ragazzo, avvicinandosi abbastanza da evidenziare la differenza di altezza fra loro due. La ragazza gli arrivava alle spalle, ma nonostante questo era abbastanza minacciosa da fargli paura. Alzò lo sguardo fino ad arrivare a fissare gli occhi, spavaldi ancora per poco.
<Perché sei vivo?> disse cambiando completamente espressione.
Come risposta diede una risatina nervosa. Allora Zero passò ad afferrare il colletto della giacca del ragazzo e a urlare di nuovo le parole "perché sei vivo?" in un modo da far gelare il sangue.
<Bella, bella domanda. Sono fortunato ad essere qui, la pallottola che mi hai ficcato in testa mi ha fatto passare dei mesi non molto belli, e poi...>
<Stai zitto! Hai dieci secondi per spiegarmi cosa vuoi, poi al posto della pallottola ti ci ficco una penna in quella testa di cazzo che ti ritrovi>
<Sono venuto qui perché mi mancavi.> sorrise.
<Hai finito?> chiese senza fare una piega <Bene. Dato che sappiamo benissimo entrambi che sei qui per uccidermi, devi dire qualcos'altro?>
<Hai ritrovato il diario?> disse cercando di mantenere l'atteggiamento spavaldo.
Lo fissò per qualche istante, Cinque continuava ad essere confuso ma stava in silenzio. <Perché avrei dovuto?>
<Perché se non lo trovo sono morto. E anche tu>
<Non ho idea di dove sia> mentì.
<Allora mi devi aiutare a trovarlo. So che lo sai>
<Ti ho detto che non lo so, è un tuo problema e quindi risolvitelo da solo>
Detto ciò il moro prese la pistola e la puntò al petto di Zero.
<Sul serio? Mi sottovaluti così?> disse sorridendo la ragazza, completamente calma.
<Non mi lasci scelta>
<Davvero? Dopo tutto questo tempo credi che una banale pistola possa convincermi a tornare da te? Non hai idea di quanto mi senta offesa>
Il proiettile colpì la parete e il suo rimbombo risuonò per l'ingresso, allarmando il resto della famiglia al piano di sopra. Zero si era dileguata senza farsi un graffio, ed era riapparsa dietro di lui. Lo colpì violentemente alla testa e il ragazzo cadde per terra senza sensi.
<Non vorrei essere indiscreto, ma chi cazzo è questo?> disse Cinque infuriato.
<Stai tranquillo, è solo Jo> disse con noncuranza controllando il battito cardiaco di Jo.
<E chi sarebbe Jo?>
<Ah, giusto. Era il mio "compagno".> disse facendo le virgolette con le dita.
Cinque sbiancò <Compagno di che?>
<Era un ragazzo disgraziato come noi e anche un po' stronzo. Era il mio compagno nelle missioni... perché hai quella faccia? Cosa avevi capito?>
<Niente, niente. Ma perché non me ne hai parlato?>
<Cinque non è così facile. E poi non credevo fosse un dettaglio così importante>
Non disse niente. Sapeva che era difficile raccontare del proprio passato, soprattutto quando ti ha traumatizzato in tal modo che non riesci a liberartene mai. Ma non capiva perché gli avesse raccontato dell'ospedale, e della madre ma non di questo Jo.
Continuò <Lo credevo morto, non credevo l'avrei mai più rivisto> nella sua voce si poté sentire la tristezza che le portavano i ricordi. <Non so come abbia fatto ad arrivare qui, dato che viene dal '92>
Mentre Cinque notava la valigetta della commissione che lo strano ragazzo aveva fatto cadere mentre sveniva, Zero stava cercando di non urlare dalla rabbia e camminava avanti e indietro, fino a che non vide tutti i suoi fratelli a raccolta davanti a lei che si erano precipitati giù dalle scale dopo aver sentito lo sparo.
<Cos'è successo? State bene?> ansimò Allison.
<Se si può definire essere vivi "stare bene" sì, stiamo bene>
<Cos'ha di così importante quel diario?> continuò Cinque.
<Tutti i segreti del mio capo. Non so a cosa gli servano, ma non importa perché morirà in ogni caso>
<Di cosa state parlando?> chiese Diego confuso come il resto della famiglia, che stava osservando e i due tredicenni discutere mentre fissavano il corpo del ragazzo in completo per terra.
<Lavora per il mio di capo adesso, ecco perché. La valigetta non te la danno a caso, è qui per ucciderci.> disse Cinque ignorando la domanda di Diego.
<Chissà cosa sarà saltato in mente alla Commissione quando hanno deciso di mandare proprio lui a ucciderci>
<Già, ma adesso potresti spiegare di quali missioni stavi parlando? Che cosa è successo?>
<No, adesso no. Andiamo a cercare quel medico>
<No io vado a cercare quel medico, tu pensi a quel tipo che hai picchiato e a cosa farci>
<Non posso spiegartelo ora, fidati di me>
<L'ultima volta che mi sono fidato di te quel tipo stava per spararti, più o meno un minuto fa. Ricordi?>
<Almeno questa volta, adesso davvero non riesco a spiegare.>
<Fai come ti pare> dette queste parole Cinque sparì in una luce blu.
Zero gli urlò di tornare, senza grandi risultati.
<Lui sarebbe?> dissero i fratelli indicando Jo, ancora sulle scale ad aspettare una risposta al loro quesito.
<Uno che non merita nemmeno di esistere.>
<Perché voleva ucciderti?>
<Non credo siano affari vostri, e comunque se non l'ho detto neanche a Cinque ci sarà un motivo> detto ciò prese il corpo privo di sensi dalle braccia e lo trascinò fino alla sua camera, dove lo legò ad una sedia. Nascose la valigetta e la pistola e si accertò che non potesse scappare.
Scesa al piano di sotto annunciò: <Che nessuno gli rivolga la parola. A chiunque venga in mente la stupida idea di liberarlo, sappia che sarà complice della mia morte.>Spazio autrice
Beh che dire è più lungo del solito :)
So che è un po' ambiguo come capitolo ma capirete tutto poi fidateviUltimamente non ho neanche il tempo di respirare per la scuola, ma cerco di sempre di trovare un po' di tempo per aggiornare, anche perché mi piace un sacco💞💗💕💓
Vi amo tutti<3
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𝑰 𝒂𝒎 𝒁𝒆𝒓𝒐 𝑯𝒂𝒓𝒈𝒓𝒆𝒆𝒗𝒆𝒔 || The Umbrella Academy
أدب الهواةZero era il suo nome, ed era quello che pensava di valere senza l'unica persona al mondo per cui non provava disprezzo. L'ultima briciola del suo cuore sarebbe sparita se non fosse stato per il quinto dei suoi 7 fratelli, numero Cinque. Reginald Har...