7

754 36 0
                                    




Sono le quattro eppure mi trovo ancora bloccata nel mio ufficio in cerca di una soluzione per la causa che sto seguendo, la chiamata della segretaria del mio capo mi distrae.

«signorina Dubois c'è una persona per la causa della casa editrice»

«la faccia entrare» la porta si apre rivelando una figura a me non sconosciuta.

«Isabelle» quella voce io la conoscevo e anche fin troppo bene.

«Nathan»

Il mio ex ragazzo era davanti a me, il ragazzo che mi aveva fatta stare malissimo era di fronte a me ed io non sapevo cosa dire.

«non pensavo fossi tu l'avvocato di questa causa Isabelle»

«non pensavo lavorassi per questa casa editrice»

«si sono vice amministratore delegato da qualche mese ormai, sono venuto a portarti questi fascicoli» posa due cartelline blu sulla mia scrivania.

«grazie, allora ci si vede in giro»

«potremmo andare a cena fuori, sempre se ti va» i suoi occhi azzurri mi scrutano in attesa di una mia reazione e quello che dico sconvolge anche me stessa.

«va bene, mandami un messaggio così ci mettiamo d'accordo» sorridendo mi saluta per poi uscire dal mio ufficio, mi lascio cadere sulla sedia sospirando.

***

Mi affretto a salire velocemente sulla Maserati cercando di bagnarmi il meno possibile, non sono mai stata così felice di accettare l'offerta di Daniel di venirmi a prendere in studio.

«è il 30 di luglio non può piovere così tanto»

«ciao anche a te Iz» ridacchia squadrando la mia figura mezza fradicia.

«scusa Dan, ciao anche a te» gli schiocco un bacio sulla guancia.

Dopo essermi fatta raccontare la sua emozionante giornata con Pierre e Max prendo coraggio e nomino Nathan.

«è venuto Nathan in studio»
«Nathan? quel Nathan? Nathan il figlio di puttana?» vedo le sue mani stringere la presa sul volante.

«si lui, lavora per la casa editrice che rappresento»

«ti ha detto qualcosa?» imbocchiamo la salita del palazzo mentre rispondo titubante alla domanda.

«nulla di che però mi ha chiesto di uscire»

«cos'ha fatto?» la macchina si ferma di scatto nel garage e Daniel si gira verso di me.

«dimmi che gli hai detto di no, dimmi che gli hai lanciato qualcosa in testa e lo hai mandato al diavolo»

«gli ho detto di si»

«cosa cazzo ti dice il cervello Isabelle, dopo tutto quello che ti ha fatto gli dici anche di si mi sembri stupida»

«non vuol dire che ci andrò a letto è solo una cena» la mia voce inizia ad incrinarsi.

«e ci mancherebbe altro saresti proprio ingenua» scendiamo dalla macchina e io mi paralizzo all'udire delle sue parole.

«non osare perché ti ricordo che anche tu sei venuto a letto con me»

«non è la stessa cosa e sai che mi preoccupo solo per te» prova ad avvicinarsi a me prendendomi il polso.

«non cercare di trovare scusa con me e non mi toccare, ora io vado a casa penso sia meglio che lo faccia anche tu»

«Iz ti prego non voglio litigare con te, soprattutto prima di una partenza»

«non mi interessa Daniel, vai in Inghilterra e lasciami stare» faccio le scale di corsa per arrivare prima dell'australiano al mio appartamento, chiudo la porta alle mie spalle per poi scivolare contro di essa e lasciarmi andare alle lacrime.

The Number Three || DRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora