Capitolo 13

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"Hai seriamente rubato cinque gatti dal tuo vicino di casa?"scoppia a ridere Vinnie.

"Si! I miei mi misero in punizione per due settimane. Non capivano la situazione" metto il broncio mentre mangio il gelato che Vinnie mi ha offerto.

Ci troviamo nella sua macchina. O meglio:quella della sua amica. Siamo rimasti qui tutto il pomeriggio a parlare delle nostre vite,facendoci domande a vicenda.In questo modo ci saremmo conosciuti meglio. Ho scoperto che il vero nome di Vinnie è Vincent ed è cresciuto a Seattle. Non ha parlato molto della famiglia,ha solo accennato di avere un fratello.

Vinnie continua a sorridere e devo dire che la sua risata è molto contagiosa. I suoi occhi quasi luminosi.

"Sei bello quando sorridi"ammetto mentre prendo un'altra cucchiaiata di gelato.

"Lo prendo come un complimento,la ringrazio "si mette una mano sul petto e fa un finto inchino.

"Era un complimento. Hai sempre quella faccia da ragazzo misterioso. Pensavo che non ti avrei mai visto sorridere. Sai...sorridere veramente"guardo in basso mentre gioco con il cucchiaino.

Vinnie sospira e si riprende dopo tutte le sue risate.

"Okay okay,tocca a me"dico mentre stava per calare un silenzio imbarazzante. Mi siedo incrociando le gambe sul sedile e mi giro verso il riccio,quest'ultimo è girato allo stesso modo verso di me e mangia delle crocchette di pollo.

"Hmm"penso a una domanda da porgli.

Ho già chiesto così tante cose e non vorrei essere invadente.

"Cosa vorresti fare da grande?"mi chino verso di lui posando i gomiti sul poggia gomiti.

Vinnie ci pensa un po' e appoggia la testa al finestrino guardando in alto.

"Da piccolo volevo fare l'elettricista come mio padre. Adesso non saprei. Mi piacerebbe fondare una scuola di skate oppure-"

"Sai andare in skate?!"lo interrompo stupita.

Lui accenna un "sì" con la testa e conferma in modo orgoglioso di andarci da quando aveva solo nove anni.

Wow.

Ricordo che Jaden era riuscito a convincere papà a farsi regalare uno skateboard per il compleanno e dopo una settimana era finito all'ospedale per essersi scontrato con una ragazzina che andava in bicicletta. Era molto tempo fa. Sorrido al pensiero.

"Tu invece? Cosa vorresti fare da grande?"il riccio si schiarisce la voce e mi guarda.

Bella domanda.

"Io... io non ci ho ancora pensato"impallidisco.

Solo a pensarci mi viene la nausea. Queste quattro parole sono state sempre la ragione della mia ansia. Insomma sono una ragazza che malapena esce dal suo guscio,chi mai vorrebbe assumermi per un lavoro.

"Molte persone mi hanno consigliato di andare a fare la modella,solo perché sono la classica-"

"La classica ragazza bionda e alta"continua Vinnie al posto mio.

"Esattamente"gioco con le mie dita.

"Ti capisco"sospira finendo le crocchette di pollo e si rimette seduto normale sul sedile.

Come sempre le mie paranoie devono rovinare i momenti belli.

Vedo Vinnie girare la chiave per far accendere il motore,così metto in bocca velocemente le ultime cucchiaiate di gelato,congelandomi la gola.

"Ho la bocca fredda"mi lamento scuotendo la testa. Ho sempre odiato questa sensazione.

"Vuoi che te la riscaldi?"ghigna il riccio mentre esce dal parcheggio in cui eravamo rimasti.

"Molto divertente"sbuffo sarcastica.

Eccolo ritornato. Non tutto dura per sempre. Purtroppo nemmeno il lato bello di Vinnie.

"Spero che il gelato ti sia bastato come cena,se no ti posso portare da qualche altra parte"dice mentre prende la strada a destra per tornare a casa mia. Si ricorda la strada a quanto pare.

Proprio mentre sto rispondere che non c'è ne bisogno,mi viene in mente il messaggio di mio padre.

"Non fare tardi per cena"

Cazzo.

Guardo velocemente l'orologio della macchina,il quale indica 9.04 pm.

Merda,merda,merda.

Chiedo a Vinnie se potrebbe guidare un po' più veloce. Nonostante so che è impossibile,continuo a sperare nel fatto che papà possa essersi addormentato o che Jaden si sia inventato qualche strana scusa.

"Wow,non vedi l'ora di andartene"dice Vinnie con voce roca.

"No...è che devo usare il bagno urgentemente"sforzo un sorriso inventandomi la prima cosa che mi viene in mente.

Vinnie prova ad accelerare un po' di più stando attendo a non finire in un incidente. I miei occhi continuano a spostarsi sull'orologio e posso giurare che se non l'ho ancora spaccato è un miracolo.

Stringo le dita della mano sinistra in un pugno sentendo quasi le unghia scavare nella pelle.

Sono sicura che Vinnie riesce a percepire il mio essere nervosa,ma preferisce non chiedere niente.

"Eccoci"dice il riccio fermandosi davanti al viale di casa. La sua espressione è decisamente confusa.

Slaccio velocemente la cintura,prendo lo zaino e apro la portiera della macchina.

"Grazie per tutto,alla prossima"esco dalla macchina,prima che Vinnie possa dire qualsiasi cosa.

Proprio mentre mi dirigo verso la porta,lo sento urlare il mio nome.

"Grazie a te,finta fidanzata"esclama dalla macchina quando mi giro.

"Continua a sognare, Vincent"gli faccio il dito medio ed entro in casa con un sorriso stampato in faccia.

Non appena torno alla realtà,sento la voce di papà richiamarmi.

Ci siamo.

"Non ricordavo che ti servisse così tanto tempo per studiare"vedo Papà seduto sul divano con un bicchiere di vino in mano.

"Papà"inizio ma vengo subito interrotta.

"È tutto apposto. Sei quasi adulta,hai bisogno del tuo spazio"sento la tristezza nella sua voce.

Forse è il caso di ammettere che il problema sono sempre io. Mi sento così inutile. Rimango in piedi mentre mio padre non mi degna di uno sguardo.

Vorrei dirgli quanto mi dispiaccia,ma non riesco ad aprire la bocca. Se non fosse stato per quel bel cespuglio di ricci adesso tutto sarebbe apposto. Io,Jaden e papà saremmo a tavola a ridere per le divertenti storie di mio padre sul suo collega Frank.

"Ho accompagnato Emma dalla zia,domani parto per una settimana"mi informa mentre stavo per dirigermi in camera.

Parte di nuovo? E io ho sprecato la possibilità di stare con lui per un dannato ragazzo.

Mi limito a sussurrare un "ok" per poi salire le scale.

Passando vicino alla porta della camera di mio fratello,sento la sua musica a tutto volume.

Non appena entro dentro la mia nuova stanza ,chiudo la porta e mi siedo a terra appoggiandoci la schiena.

Le lacrime scendono silenziosamente sulle guance mentre guardo i segni lasciati dalle unghie sul palmo della mano sinistra.

Tiro su con il naso e dopo aver controllato per bene di aver chiuso la porta,mi dirigo verso il letto. Alzo il materasso e prendo la bustina ripiena di pillole di Xanax,oppure come le chiamava la mamma: le "pillole magiche".

Con le dita tremanti ne prendo una e la poso sul comodino. Prendo una tessera a caso e schiaccio la pillola,fino a farla diventare polvere. La tessera mi cade per sbaglio a terra, facendo cadere anche un po' di polvere bianca.

"Merda"chiudo gli occhi e mi massaggio le tempie.

È tutto okay,continuo a ripetermi.

drunk face | vinnie hackerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora