Capitolo 21

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Andammo in cucina e come sospettavo tutti erano già seduti a tavola. Ero imbarazzata per quel ritardo, soprattutto sapendo il perché di quel ritardo.
Mi sedetti accanto a Ross e ad Ell, come la sera precedente.
"Domani però venite tutti voi a casa mia a cenare! Siete invitati per le otto!", dissi per farmi perdonare.
"Non è necessario!", mi disse Ross, accarezzandomi il viso.
"Ehi, invece lo è!", gli risposi, prendendogli la mano. Non volevo essere troppo di disturbo, anche se dal quel che capivo non lo ero affatto.
Ellington si alzò di scatto e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, persino sbattendola.
Guardai Ross allibita. 'Che gli è preso?', mi ripetevo nella mente. Mi alzai anche io, gli andai incontro; era voltato di spalle, guardava fuori dalla portafinestra che dava sulla piscina.
"Cos'è successo?", gli chiesi abbracciandolo da dietro.
"Perché?", mi disse con gli occhi pieni di lacrime.
"Perché cosa?", chiesi io, incosciente di tutto quello che stava succedendo.
"Tu e Ross...", mi rispose.
"Ell...io e Ross cosa?!?", gli urlai contro.
"Non ci vuole una laurea per capire cosa stavate facendo!", mi urlò lui a sua volta, facendosi scappare una lacrima dal nervoso.
"Non capisco dove vuoi arrivare...", quella volta fui calma, vedendo come stava male Ratliff.
"Sei ancora giovane, diamine! Che senso ha fare tutto così di fretta, eh? Che senso ha? Dimmelo che senso ha perché io onestamente non lo comprendo!", mi disse lui.
Ci rimasi male nel sentire quelle cose, soprattutto dette dal mio migliore amico. "Ti ho mai detto che la vita è mia e che tu non mi devi dire cosa devo o non devo fare?!", gli urlai, stufa di sentirmi dire che non dovevo fare questo né quello.
Le sue lacrime aumentarono, aprì la porta e se ne andò.
"Aspetta Ell!", gli dissi, rincorrendolo.
Sentii i passi di Ross, mentre si avvicinava a noi; mi cinse i fianchi e appoggiò la sua testa sulla mia spalla.
"Non ora Ross, ti prego...", gli dissi dandogli un bacio sulla guancia, ma intimandogli di andarsene.
"Ell!", urlai per farlo fermare.
"Che c'è?", mi disse con aria quasi di rassegnazione.
"È vero, io sono stata una stupida a trattarti come ti ho trattata...ma tu...tu perché hai fatto così?", gli dissi, chiedendogli spiegazioni.
"Scusami...non lo so nemmeno io il perché...Hai presente quando ti affezioni così tanto ad una persona, che non puoi fare a meno di starle lontana? A me succede con te...", mi disse, non concludendo la frase.
"Tu sei...", e non feci in tempo a finire la frase che lui rispose.
"Tranquilla... non sono innamorato di te! Il fatto è che vedo te e Ross ancora così dannatamente giovani che mi sembrano impensabili certe cose...Si, ammetto di essere un po' all'antica!", mi disse, finalmente sorridendo.
"Capisco cosa intendi! Hai ragione...siamo entrambi giovani, ma penso che lui sia altrettanto maturo e che non mi metterebbe mai nei guai!", gli risposi, rassicurandolo.
"Ross è fortunato ad averti come ragazza...e ammetto che tu non avresti potuto mai trovare un ragazzo migliore di lui!", mi disse Ratliff, facendo l'occhiolino, ma non nella mia direzione. Mi voltai per vedere dietro di me chi ci fosse e intravidi Ross. Lo chiamai per farlo venire vicino a noi.
"Sono stato un idiota! Scusatemi ragazzi! Scusami 'fratello'!, disse Ratliff.
Ci abbracciammo tutti e tre, poi ritornammo a tavola.

Dopo cena decisi di farmi portare a casa da Ellington, dato che lui doveva fare la mia stessa strada per ritornare anche lui a casa.
In macchina mi assopii per qualche minuto, ero davvero stanca, e potei sentire Ellington che abbassava il volume della radio, per farmi dormire meglio.
Dopo poco arrivammo davanti a casa mia:"Grazie per il passaggio, Ell!", gli dissi.
"Figurati, non ci sono problemi! Buonanotte!", mi rispose.
"Buonanotte!", contraccambiai io.
Entrai in casa, salutai mia mamma e decisi di andare a letto presto.

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