Capitolo 3

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Entrai in un salone molto grande con pavimento nero e sbarre lungo tutto il perimetro. Era luminosissima, con delle finestre enormi, su una parete, che mostravano il cortile, mentre sull'altra c'erano degli specchi e dei poster che raffiguravano delle ballerine nei più importanti teatri del mondo.

Mi posizionai in fondo alla sala, in un angolo appartato e incominciai a fare stretching.

Dopo poco, la porta si aprì e vidi una ragazza bionda, con capelli lunghi e lisci, che indossava il mio stesso tutù. Guardai il suo viso e non credetti a ciò che vedevo.

"No no è impossibile..." Continuavo a ripetermi in mente, ma poi guardandola sempre meglio notai che RYDEL LYNCH, la pianista degli R5, sarebbe stata la mia insegnante di danza!

Spalancai gli occhi e mi attaccai alla sbarra in modo tale da "non svenire".

"Ciao a tutte ragazze! Per chi non lo sapesse" e guardò proprio me:" Io sono la vostra insegnante. So che ci sono nuove arrivate in questo corso. Ah ecco, tu...tu devi essere Dileta, giusto?" E mi indicò.

"Ehm sì sono io, tecnicamente il mio nome è Diletta con due T."

Lei guardò l'elenco delle allieve e disse:"Oh hai ragione, scusami! Allora, le tue compagne già lo sanno: per il nostro primo giorno, saranno presenti anche due persone che faranno gli spettatori. Il nostro pubblico di oggi sarà composto da... " E non fece in tempo a finire la frase, che entrarono ROSS LYNCH, ovvero suo fratello, nonché cantante principale e chitarrista degli R5, ed ELLINGTON RATLIFF, cioè il migliore amico e batterista della band! Le gambe mi cedettero un'altra volta, ma riuscii ad aggrapparmi di nuovo alla sbarra.

"Ma...ma questi da dove spuntano?! Insomma chi mi sta facendo questo scherzo? Ma... Che razza di sogno è questo?" Continuavo a dirmi da sola.

Fortunatamente quello che vedevo non era solo frutto di allucinazioni, ma era reale. I due ci salutarono e si sedettero vicino agli specchi.

Ero letteralmente imbambolata e non so perché i ragazzi si parlavano, mentre mi fissavano. Forse pensavano qualcosa di brutto su di me? O forse, essendo nuova, davo più nell'occhio rispetto alle altre? Qualunque cosa si stessero dicendo, cercai di non badarci, incominciando la lezione. Gli esercizi non erano per niente simili a quelli che facevo in Italia, tutto era molto più faticoso e complicato, anche se cercavo di non farlo notare così da sembrare preparata quanto le altre.

Dopo due ore di arabeschi, salti e piroette, andammo a cambiarci nei camerini. Fui la prima a finire, così salutai tutte e uscii; ringraziai anche la segretaria e mi incamminai verso la porta, per poi ritrovarmi nel parcheggio e vedere la macchina rossa di mia mamma, in mezzo a centinaia di macchine grigie o bianche.

Quando ormai stavo per allungare la mano e aprire la portiera, sentii una pacca sulla spalla; mi voltai di colpo...

Spero vi sia piaciuto!!!

-Bonnie

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