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Mentre Marzo mi scivolava da sotto gli occhi, avevo risolto alla meno peggio con Alessio e Marco, ma non mi fidavo più del secondo. Mi aveva fatta stare male, e non mi aveva dato alcun motivo per perdonarlo.

Facendo un po' il punto della situazione, ero rimasta praticamente senza amici: Marco mi aveva abbandonata - un po' come tutti - dopo la storia con Alessio, Laura e Valeria non volevo nemmeno più vederla, Luca non era nemmeno possibile menzionarlo come "essere pensante" quindi figuriamoci come amico. Ero sola, e questo mi portò inevitabilmente a rimanere a casa, sul divano o stesa a letto, davanti a dei film.

Come se non bastasse, la mia salute mentale aveva iniziato ad influire su quella fisica, il che significa che avevo completamente smesso di mangiare. Hey, non giudicate okay? Immaginate questa situazione: state male nel momento in cui vedete del cibo, o nel momento in cui lo ingerite e avete perennemente la nausea appena vi sedete ad un tavolo con un piatto davanti. Che cosa fate istintivamente? Scappate da ciò che vi fa paura. Ed è quello che io ho fatto. Avevo perso dieci chili in due mesi, ed ero un cadavere che girovaga senza meta, alternandomi fra salotto e camera da letto.

Tutto questo fino a quando, a fine Aprile, incontrai una persona.

Dopo la scuola, un giorno, tornai a casa e mi lasciai cadere sul divano di mia nonna. Controllai svogliata i messaggi - come ero solita fare - e vidi un numero che non conoscevo. Lì per lì mi venne istintivo bloccare quella persona, ma constatai che ormai non avevo niente da perdere, così lessi il messaggio.

"Hey, sei la ragazza di Luca?". Quanta curiosità e impertinenza.

"Ex ormai, ma chi sei?" risposi, già sul piede di guerra. Non ho mai sopportato chi cerca di entrare nella mia vita privata senza nemmeno conoscermi.

"Sono Andrea, un amico di Luca". Guardai la foto profilo, magari lo avevo già visto. No, la mia memoria non dava segnali.

Abbassai un po' le difese, dandogli corda e continuando a scrivergli per una settimana finché, un giorno, finimmo con l'uscire. Lo guardai bene, dalla testa ai piedi: dalla foto profilo non si vedeva un gran che, quindi per me poteva essere chiunque. Aveva due occhi color ghiaccio, meravigliosi. Il suo sorriso era dolce quanto imbarazzato, eppure, guardandolo, era come se avessi la certezza che non volesse vedere nessun altro che te.

Nel caso vi domandaste perché è l'unico che sto descrivendo così dettagliatamente, beh...semplicemente è perché tra di noi nacque un amicizia che si vede raramente. Eravamo come due fratelli, praticamente inseparabili, e ci tengo che voi sappiate che avevo amico speciale quanto bello. Ma a volte bisogna lasciar andare le persone.

* * *

Un giorno uscimmo in centro e, dopo due ore passate insieme, mi presentò un suo amico, Alberto. Lo fece visibilmente controvoglia, ma ce lo ritrovammo davanti e la situazione non dava tante possibilità se non almeno abbozzare delle presentazioni.

Alberto non era speciale, ma era indubbiamente molto carino. Se non avessi saputo da Andrea che era uno stronzo colossale, avrei assecondato i suoi tentativi di conquista.

Alle sei e mezzo, quando il sole calò, Andrea mi riaccompagnò a casa e mi stampò un bacio sulla fronte.

Feci una doccia veloce: faceva ancora freddo la sera, ma in bicicletta si sudava parecchio. Uscendo, sentii il cellulare squittire. Sbirciai lo schermo: un'altro numero sconosciuto. Ma insomma, sempre questo vizio di passarsi il mio numero.

"Hey bellissima, ti ricordi di me?". Oddio, no. Vomito. Subito dopo, un'altro messaggio, questa volta di Andrea.

"Scusa, Alberto ha preso il tuo numero senza chiedermelo". Ecco spiegato chi fosse quel numero sconosciuto.

"Direi che mi ricordo di te, ci siamo visti meno di un ora fa". Cercai di essere distaccata il più possibile. Sapevo che se fosse nato qualcosa sarebbe solo divertimento e io non ero il tipo. Almeno, era quel che pensavo. Esatto, "pensavo", perché continuando a sentirlo mi accorsi che non era così male e io avevo un dannatissimo difetto, spuntatomi dopo Alessio: volevo sostituire il vuoto che questo mi aveva lasciato.

E così, un giorno, dopo averlo riaccompagnato a casa, quando feci per salutarlo mi portò una mano attorno fianco e mi disse: "Vuoi essere mia?". E io, da brava scema quale ero - o forse sono - accecata dal romanticismo, accettai

Credetemi, quel ragazzo sapeva fingere meravigliosamente e io gli avevo creduto. Ennesimo errore della mia vita, anche se purtroppo non l'ultimo.

Stavo per baciarlo quando rientro in me in una frazione di secondo e mi dico "No, cara mia. Ferma lì".

Gli baciai una guancia, in compenso, e mi accorsi che aveva un profumo che sapeva incredibilmente di sesso.

"Playboy" mi disse. Ecco, mi capiva. Era di questo che non mi capacitavo.

Tornai alla bici e mi prese qualcosa di estremamente stupido. Un pensiero, ricordo, mi fulminò. Anzi, una frase: "Ogni lasciata è persa". Così mi voltai, gli corsi in contro e lo baciai.

"Cazzata fatta" penserete voi. E invece la cazzata che avevo fatto non riguardava me, in prima persona. Pensateci: Andrea, il mio migliore amico, mi aveva sempre detto che dovevo stare alla larga da lui. Tutti, a dire la verità, parlavano male di lui. Inoltre, avevo sempre sostenuto che non sarei mai stata con uno così. Traete le vostre conclusioni.

Arrivai a casa con la testa che pulsava e i nervi a pezzi. Presi il telefono per spegnerlo, ma c'erano dei messaggi.

"Hey love". Un messaggio di Alberto: pensava già che stessimo insieme. Che rapidità. Non risposi.

Decisi di non dire niente ad Andrea, non avrebbe mai approvato tutto quel che stavo facendo.

Lanciai il telefono, mettendomi le mani fra i capelli in cerca di una soluzione. Pensando e ripensando ai contro che trovavo nelle parole degli altri riguardo ad Alberto, mi prese un infarto quando mi ricordai del peggiore, e che avevo avuto modo di constatare alle feste con i miei occhi. Aveva sempre avuto dei brutti, bruttissimi vizi, quelli che mi hanno fatta allontanare da Andrea: il fumo, l'erba e l'alcool. Io non approvo e non ho mai approvato questa cosa. Forse il destino cercava di dirmi qualcosa.

E questa sono ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora