Finalmente la sera della festa arrivò.
Mi guardai allo specchio. Avevo scelto una mini gonna rosa con le balze, un body nero a mezze maniche, delle calze nere e degli stivaletti in pelle per con il tacco.
Finii di sistemare l'ultima ciocca di capelli, spruzzai il profumo e, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sentii bella davvero.
Quando arrivai alla sala che avevo affittato per la festa mi resi conto che avevo solo un'ora per sistemare ogni cosa, così mi tirai su le maniche - fin dove mi era possibile - e iniziai.
Mentre litigavo con un sacchetto di patatine, il mio telefono prese a squillare.
Era Marco. Abbandonai il sacchetto su un divanetto, mentre facevo un sospiro lungo due anni. Poi, risposi.
"Sì?" dissi, aspettandomi brutte notizie. Era lui che avrebbe accompagnato Alessio e questo significava che se ci fossero stati problemi da parte sua, ci sarebbero stati anche da parte del mio principe azzurro.
"Senti Grace, porta pazienza ma qualcuno deve mettersi la camicia e non sa come chiuderla" mi disse più divertito che spazientito. Mi scappò una risata e mi rassicurai sul fatto che non ci fossero i problemi sui quali avevo appena fantasticato.
"Tranquilli, devono ancora arrivare gli altri" dissi, rassicurandoli.
"Okay. A dopo, ciao" disse frettolosamente, riagganciando. Era sempre così gentile, cavoli.
* * *
Cominciarono ad arrivare gli invitati, e io cominciai ad aspettare Alessio. Intorno alle nove e mezzo iniziai a perdere la speranza ma, per ultimi, li vidi. Ricordo ancora l'aspetto che aveva Alessio - esatto, nemmeno rivolsi uno sguardo a Marco, poverino -. Camicia bianca, jeans neri, profumo da capogiro e il suo irriverente sorriso da stronzo. Ah, perfetto insomma.
Quella sera fu una delle migliori della mia vita dopo tanto, tantissimo tempo. Ballai, evitai con eleganza di far notare gli attacchi di panico - che si rilevarono sorprendentemente pochi - e scampai per un pelo il mio solito mal di stomaco. Fu un sollievo liberarmi da tutto per una sera, anche se risultai strana quando rifiutai ogni sorta di snack o dolce presente nella sala. Ma un divieto è un divieto, e a me alcune cose erano vietate, a meno che non volessi stare male.
Tra una risata e l'altra arrivarono le undici e mezzo e iniziai ad aprire i regali. Quando arrivai a quello di Alberto mi guardò e, prima che lo aprissi, mi disse: "Sarebbe stato il regalo di San Valentino se fossi rimasta con me...". Mi trattenni dal ridergli in faccia e feci finta di non sentirlo. Lo aprii e, con mia sorpresa, trovai un bracciale Pandora, con i ciondoli blu e bianchi, ricoperti di strass.
"Li fa mia madre" mi disse, prendendomelo dalle mani e allacciandomelo al polso. Mi guardò, e io un po' arrossii. Mi prese la mano e mi chiese se potessimo fare due passi fuori. Finii di aprire i regali e gli feci cenno che di lì a due minuti sarei stata da lui. Lui uscì e annuì, sorridendomi sollevato.
Per un momento, in quell'istante in cui i nostri occhi si incrociarono, ebbi l'impressione che fosse davvero innamorato di me. Magari fosse stato tutto così facile...perdonare...decidere.
Stavo aprendo un regalo senza biglietto quando Marco mi porse un foglietto color oro. Lessi ad alta voce:"Tanti auguri alla nostra vecchia Grace, ti vogliamo bene". Sotto, due firme: una di Marco e una visibilmente copiata da Marco che sarebbe dovuta essere di Alessio.
Leggendo quel biglietto ripensai a tutto ciò che avevamo passato insieme. Mi scese una lacrima che riuscii a nascondere con disinvoltura.
Era un profumo.
* * *
Uscii per raggiungere Albert e, camminando, mi disse: "Sai, ho riflettuto a lungo su ciò che mi hai detto riguardo al fumo. E anche riguardo ai miei problemi di controllo della rabbia. Ti prometto, anzi ti giuro, che se serve a non perderti, troverò un modo per chiudere con tutto."
Lo ammetto, mi aveva stupita, anche perché, subito dopo queste parole, aveva gettato il pacchetto di sigarette nel fossato che costeggiava il viale lungo cui stavamo camminando. Però il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Sapevo che sarebbe potuta essere la mia rovina, così come sapevo che non avrei dovuto o potuto fare una cosa del genere alle persone che mi stavano vicine e che erano in pensiero per me. Eppure avevo bevuto, ero stanca e disperatamente sola. Mi ha fottuta parecchie volte questo sentimento. La solitudine. Brutta stronza.
"Va bene" dissi. "Ti credo".
Tornando alla festa mi avvicinai a mia madre, che stava parlando con Marco e Alessio. "Mamma, sono tornata con Alberto! Mi ha fatto una promessa, ha detto che cambierà". Mia madre si pietrificò. Alessio si girò, impallidendo e stavamo per perdere Marco, strozzatosi con la coca-cola.
Complice l'alcol ce mi dava sicurezza, mi domandai cosa ci fosse di tanto strano nella mia scelta. Infondo io e Alessio avevamo rotto 6 mesi fa, a Marco non doveva importare e mia madre...mi soffermai un momento sulla reazione di Alessio. E se fosse stato ancora innamorato di me?
Mi prese un capogiro inspiegabilmente forte e mi dovetti stendere sul primo divanetto che trovai. Wow, erano davvero comodi, accidenti.
Quando, verso l'una, andarono via tutti, restammo io, Marco e Alessio.
"Dai Ale, fai un regalo a Grace, baciala almeno al suo compleanno!" disse Marco, mentre raccoglievo le cartacce. Mi girai di scatto, sentendo una morsa allo stomaco e un istinto furente di fargli del male.
"Forse l'avrei fatto, se non fosse stata con Alberto. Meglio non immischiarsi con quel tipo". Fu un attimo dopo queste sue parole che realizzai ciò che avevo fatto. Ero tornata da quel...quel...ah, Alberto. Chiamiamolo per nome.
Quando arrivai a casa riflettei sulla serata. Mi ripromisi una cosa, stendendomi a letto: mai e poi mai avrei cercato la mia felicità e i miei pezzi mancanti negli altri. Poi, crollai in un sonno profondo.
* * *
Il giorno dopo uscii per fare due passi e, con mia sorpresa, vidi che anche Alessio usciva con noi. Se ne era andato dalla compagnia, dopo la ciò che era successo fra di noi. Cosa lo aveva fatto tornare sui suoi passi?
Mancava una sedia così, mi sedetti in braccio a Marco. Comodo...circa.
"Tra poco devo andare via, devo andare a prendere il suo braccialetto" dissi, facendo un cenno con la testa verso Alessio.
Quando ci conoscemmo, mi regalò un bracciale Swarovski con un infinito. Lo adoravo. Un giorno, però, mi impigliai ad una rete e uno degli anellini della catenella di spezzò.
"E dove sta scusa?" mi chiese Alessio, guardandomi il polso, confuso. Strano che gli importasse qualcosa del suo bracciale. Strano che si ricordasse, a dire il vero.
"Al deposito, si è rotto" risposi indifferente, facendo spallucce.
"Hai rotto il mio braccialetto?" esclamò lui, più preoccupato del normale. Mi scusai distrattamente. Ero ancora a terra da ieri sera. Marco lo intuì.
"Dovresti lasciare Alberto, Grace. Fidati" disse infatti poco dopo. A queste parole vidi che Alessio sorrise e fece cenno di sì con la testa, guardando per terra.
Feci per andarmene, salutando tutti. Non capivo più nulla di Alessio, ragion per cui fui portata a non interessarmi più a lui. Non come all'inizio, almeno.
Tutto ha una scadenza, perfino le cotte...soprattutto se non ricambiate.
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E questa sono io
ChickLitGrace, sedici anni e tante, tantissime cose da raccontare che vengono dal passato e che risuonano ancora nel presente, ma che non devono assolutamente intaccare il futuro. Troppe persone giudicano senza sapere, e bisogna assolutamente riordinare, pe...