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Fra un mio "stalkeraggio" e un altro per cercare di capire chi fosse il ragazzo misterioso della spiaggia, salutavo Matteo che partiva per girare la costa.

"Mi mancherai tanto ciccia" mi disse Matteo, stringendomi a sé. Era sempre stato dolce, da quando lo avevo conosciuto. E si vedeva che gli sarei mancata davvero. Ma, beh, io...io non ero altrettanto in vena di dolcezza. Avevo occhi solo per Mattia, era come una calamita.

"Sì, anche tu..." mormorai, distratta.

Lo guardai andar via e un po' di tristezza la sentii, devo ammetterlo. Purtroppo, però, più che la sua imminente mancanza credo fosse il rifiuto che ho sempre avuto per la solitudine.

* * *

La sera, tornando a casa dopo un pomeriggio a girovagare in cerca di una fonte di distrazione, decisi di scrivere a Mattia. Non so bene per quale malato motivo, ma quando decido di fare qualcosa le studio tutte pur di riuscirci.

Decisi, quindi, di inventarmi che fosse un obbligo del gioco "obbligo o verità", fattomi da alcune amiche con le quali ero fuori. Diversamente, che avrei potuto fare? Iniziare una conversazione assolutamente imbarazzante dicendo: "Hey, è una settimana che cerco di capire chi sei e come sei, perché sai, mi piaci un sacco anche se non ci siamo mai visti. Che sia la somiglianza con il mio ex?". Seriamente? No. No.

"Mi piaci" scrissi. Sentii una vocina flebile nella mia testa: "sei un ebete". Disse più o meno così, sì.

"An sì? Ci conosciamo? :)" rispose lui. Ma ve lo giuro, con una naturalezza che boh, neanche gli avessi chiesto come si chiamasse.

"No, scusami. È stata una scommessa con una mia amica, scusami tantissimo. Comunque, sono Grace" ne approfittai spudoratamente, c'è da ammetterlo.

"Piacere, Mattia. Di dove sei?"

Gli risposi, e scoprii che eravamo lontani. Non troppo, ottanta chilometri arrotondando per eccesso. Ma era pur sempre abbastanza

"Come mi hai trovato, scusa?". Eccola. Eccola lì. Domanda lecita, certo, ma che mi metteva in agitazione, per qualche strano motivo.

"Beh abbiamo una conoscenza in comune, a quanto pare". Gli raccontai della mia amica, della sua storia.

"Ah si, immaginavo". L'emoji sorridente e il cuoricino rosso mi spiazzarono un attimo.

"Posso lasciarti il mio numero?" gli chiesi, più per vedere come sarebbe finita che per un interesse reale. Ve l'ho detto, dopo tutti i ragazzi che avevo visto credo di aver perso la fiducia in qualsiasi essere vivente di sesso maschile.

"Certo, perché no" rispose.

Stavo davvero per dargli il mio numero? Andiamo...non cambio mai.

Quando, finalmente, mi scrisse, aggiunse di nuovo un cuoricino rosso. Per come la vedevo io, quel cuoricino fotte tantissime persone.

Parlammo per ore, quella sera. Sentii di essere a due metri da terra, e questa sensazione - ormai dimenticata devo dire - fu al quanto piacevole, oltre che inaspettata. Credo di ricordarla ancora, sapete? Tanto era bella...

Mi stavo decisamente innamorando, e quella volta sul serio sarebbero stati guai. Ma chi lo sapeva? Forse mia madre, che i primi tempi spendeva un buon trenta per cento delle sue giornate a ricordarmi che "È lontano" oppure "Sarà difficile" e ancora "Perché ti fidi?". Solo raramente veniva fuori un "Incosciente!".

* * *

Una mattina, durante una delle nostre innumerevoli conversazioni via Whatsapp, arrivò la proposta che aspettavo da ormai due settimane.

E questa sono ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora