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Dopo Andrea successero altre mille cose.

Reduce dei mille tradimenti - inciucci - fregature da parte del genere maschile non ho più voluto fidarmi dei ragazzi, nemmeno di quelli che incontravo e che non potevano sapere nulla di me. In ognuno dei loro sguardi vedevo un potenziale Alessio, Andrea, Luca eccetera.

Nonostante Francesca continuasse a dirmi che Andrea mi voleva bene e che avrei dovevuto perdonarlo perché - a detta sua - "non aveva fatto nulla di male", io continuai comunque sulla linea del "no". Un giorno mi scrisse addirittura pregandomi di essere perdonato e che non sapevo ciò che stavo facendo. Lo ammetto, ne fui tentata, ma sono una che serba parecchio rancore.

Sapete, io sono sempre stata una che concede le seconde occasioni, perché sono consapevole del fatto che alcune volte si fanno delle scelte che scopriamo essere sbagliate in ritardo, perché sul momento si agisce di pancia, senza pensare. Ma in quel periodo di seconde occasioni non ce n'erano per nessuno. Sapete perché? Perché la maggior parte degli sbagli che ho fatto nessuno me li ha mai perdenti, all'epoca. Anzi, me li hanno fatti pesare uno per uno, sicuramente senza sconti.

Andrea sapeva bene cosa avevo passato, e lo sapevano anche tutti quelli che avevo sbattuto fuori dalla mia vita: non c'era bisogno che spiegassi loro le conseguenze dei loro comportamenti.

Così, quando mi scrisse Francesca per l'ennesima volta, la ignorai. Insomma, perché avrei dovuto aiutare quei due, se loro mi avevano solo complicato la vita?

Si leggeva perfettamente il senso di colpa nelle parole e negli occhi di Andrea - a differenza degli altri che erano pagine bianche -, anche perché ogni sua storia di Instagram lo ritraeva con una birra, un alcolico, e i suoi occhi color ghiaccio erano sempre contornati di rosso.

Credetemi, alla fine tornai a rivolgergli la parola. Attenzione, non ho detto di averlo perdonato, questo mai. Perché, come ho detto prima, le seconde occasioni si danno solo fino ad un certo punto.

Ho molti ricordi di Andrea, non c'è un giorno in cui non mi manchi. Detesto che le cose siano andate a finire così, solo per uno stupido bacio dato senza pensare alle conseguenze.

Mi mancano i suoi sorrisi e i suoi abbracci. Mi manca vederlo e poter ridere assieme a lui. Mi manca avere un fratello, anche se non di sangue. Mi mancano i film che guardavamo fino a tardi e i programmi che facevamo.

Se fosse qui, molto probabilmente gli tirerei un ceffone e poi lo abbraccerei.

Scrivere due capitoli di un libro per una persona che rientrava nel cerchio "amicizie" e non nel cerchio "amore" mi fa capire una cosa: l'amicizia è la chiave della felicità vera. Sapere che puoi contare sempre su qualcuno, che quel qualcuno ti ascolterà sempre, che non ti giudicherà...questa è la felicità. Credetemi.

E questa sono ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora