Ah il primo amore: sembra tutto così bello, così dolce e così incredibile. E poi? SBAM! Come se niente fosse mai esistito, va tutto a rotoli in una settimana. Praticamente tutti ci andiamo a sbattere il naso, prima o poi. Beh...per me, è stato "prima".
Mi presento, sono Grace, ho sedici anni e ho una caratteristica assai singolare: la capacità di attirare persone che giudichino la mia vita senza saperne nulla. Ho sentito versioni incredibili sulla mia vita: c'è chi sostiene che io sia ricca, chi sostiene che io la dia via come se nemmeno fosse mia, e, pensate un po', c'è anche chi dice che sono perfetta!
Nessuno, però, sa la mia vera storia. Lasciate che vi racconti come è andata veramente. Per farlo, dobbiamo tornare indietro, precisamente a quando avevo dodici anni.
Certe volte mi sembrava di essere figlia di Fantozzi. Ma tanti direbbero che mi sbaglio. Piuttosto userebbero la definizione di: "Sono solo un'adolescente con tanta sfortuna". Quindi tecnicamente sì, sono la figlia di Fantozzi...
Vi starete domandano: "Ma che centra questa introduzione con il primo amore?". Beh...perché la mia storia è iniziata proprio per via del mio primo amore: Alessio. Fino a prima della sagra del paese, alla quale partecipai per la prima volta in prima media, non avevo la minima idea di chi fosse. Alto, ma non troppo, pelle ambrata, capelli biondi, sorriso da urlo...
Beh? Non giudicate, avevo dodici anni e cercavo il mio principe azzurro.
Ci ha presentati una ragazza che ho conosciuto nella nuova classe delle medie, Valery. Non so dire se per timidezza o per reale simpatia, ma è stata la prima persona che ho conosciuto nella nuova scuola. Non sono mai stata un asso a in fatto di amicizie, soprattutto femminili, ma con lei sembrava tutto così facile!
Loro erano amici da molto, e lei diceva che era un idiota. E io, ovviamente, da brava amica e persone acuta quale sono, l'ho completamente ignorata.
"Ale! Vieni qui , c'è una ragazza, quella nuova, che vuole conoscerti!". Esattamente. La sentite la mia vergogna attraverso questa semplice frase? Eppure fu proprio così che esordì Valery.
Il mio cuore prese a battere come non aveva mai fatto prima. Non mi ero mai innamorata. Lui si girò, e mi guardò come se fossi un diamante sbucato dal nulla su una strada di città. Insomma, il modo in cui ogni ragazzina vorrebbe sentirsi guardata. Mi sorrise. Era più timido di ciò che i suoi vestiti firmati lasciassero intendere.
"Dammi retta, è un idiota" sentii dire dalla voce di Marco.
Da quattro anni a quel momento lo avevo sempre considerato il mio migliore amico. Ma sapevo che aveva una cotta per me, per tanto non gli diedi retta.
Passai la serata con Alessio e gli altri, ma non andò esattamente come mi aspettavo. L'unico gesto che fece per rivolgermi attenzioni, infatti, fu quello di darmi il suo zaino mentre se ne andava su una di quelle tipiche giostre da sagra. Che dire...ero troppo presa dal suo fare da stronzo per accorgermi che lo era davvero.
Al terzo giro di Alessio e Marco, mi accorsi dell'ora: le 22:30. Ero in ritardo esattamente di un'ora, ed era anche la prima volta che i miei genitori mi lasciavano uscire da sola. Queste due situazioni avrebbero composto il perfetto movente per il mio omicidio, da parte dei miei genitori.
Salutai tutti di fretta e, quando arrivai da Alessio rimasi decisamente stupita dal suo "Vai già via?".Il mio cuore fece un piccolo sussulto.
La romantica risposta che gli diedi fu un sentito: "Cazzo sì, sono in ritardo!", per poi voltarmi e correre a casa.
Quando arrivai mia madre si accorse del sorriso da scema che mi andava da un orecchio all'altro, ma non fece troppe domande.
Sgattaiolai in camera, dandomi dell'idiota colossale per aver piantato in asso Alessio e, cercando una soluzione per non perdere quel che mi si era palesato come l'amore della mia vita, ebbi un lampo di genio: Serena!
Chi era Serena? Un'ex di Alessio.
La implorai di darmi il suo numero e, per mia sorpresa, l'unica cosa che ricevetti fu un "Buona fortuna".
La sequenza delle mie azioni fu esattamente: ringraziare Serena, lanciare il telefono, scusarmi con i miei genitori per il telefono e andare a dormire di filata prima delle loro domande.
Nella mia testa, nel frattempo, c'era un unico pensiero: Alessio.
* * *
La mattina dopo sarei dovuta andare in chiesa. Era domenica, e i miei sono cattolici, quindi questo faceva di me la perfetta chierichetta. Avrei dovuto incontrare Marco, ma a dieci minuti dall'inizio della funzione capii che non si sarebbe fatto vedere.
Quando uscii dalla chiesa, vidi in lontananza Marco, seduto ad una panchina, che rideva con Alessio. Oddio, ansia. Che ci fanno insieme? Si conoscono? Perché lui è qui? Ma, soprattutto, che diavolo ci facevo ancora lì a fissarli?
Respirai a fondo e mi dissi di mantenere la calma e, proprio con questa, cercai di andarmene senza farmi notare. Ma Marco ci vede molto bene, anche lontano venti metri.
"Grace, non essere timida, vieni!". Merda.
Mi avvicinai, titubante.
"Hey, Marco, che ci fate qui?" dissi, fulminando il mio migliore amico con lo sguardo.
"So che volevate conoscervi, e Alessio ha insistito tanto per rivederti. Ma non si ricordava il tuo nome, così ho deciso di vedere se eri tu la ragazza che cercava".
Deglutii rumorosamente.
"Ah. Bene" dissi sorridendo come un idiota, un po' per imbarazzo e un po' perché non sapevo che cosa dire. Come ho già detto, la sera precedente fu la prima uscita della mia vita: che diamine ne sapevo io di ragazzi?!
Eppure notai la stessa espressione indecisa e persa anche negli occhi di Alessio. Questa cosa mi tranquillizzò.
Passammo la mattinata insieme, per poi salutarci verso le undici e mezzo. Quella domenica avrei dovuto passarla insieme alla mia famiglia: mi ero risparmiata la mattina, ma ahimè, al pranzo non sarei potuta sfuggire.
"Allora...ci vediamo" mi disse Alessandro, notando la mia finta indifferenza. Sorrisi: ci sapeva fare.
"È quel che spero" risposi prontamente, stupendo sia me stessa che Marco.
Mentre stavo mangiando, mi vibrò il cellulare nella tasca dei jeans. Whatsapp, numero sconosciuto. Aprii la notifica, guardai la foto profilo. Mi andò di traverso l'acqua: Alessio.
Mi alzai, fingendo di andare al bagno per poter rispondere senza quei fastidiosi commenti di famiglia del tipo: "È il fidanzatino, Grace?".
"Ciao zia".
"Zia"? Faceva sul serio?
Risi piano, per non farmi sentire.
"Hey, zio" risposi, rendendomi conto poi della figura di merda che avevo appena fatto.
Ci scrivemmo per tutto il giorno. Quel giorno diventò una settimana. E quella settimana divenne un mese.Stavamo bene insieme.
Non ci chiedemmo mai se stessimo insieme oppure se fosse altro. Non serviva. Lo sapevamo entrambi.
Il mio primo bacio lo diedi a lui e fu la cosa più bella della mia piccola vita da dodicenne.
Mi portò sotto ad un albero tondo, pieno di fiori profumati e bianchi.
"È ciliegio" mi disse sorridendomi. Aveva colto che il mio interesse fosse più sul cercare di capire la tipologia dell'albero che su di lui? Mah, non lo sapremo mai.
Mi cinse i fianchi, mi tirò a sé, e mi baciò. Lentamente, come nei film, avete presente? Io non ero più cosciente di quel che stava succedendo. Ero letteralmente in paradiso.
Quando ci staccammo mi guardò, e mi sussurrò due parole così semplici da sembrare tremendamente complesse.
"Ti amo".
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E questa sono io
Chick-LitGrace, sedici anni e tante, tantissime cose da raccontare che vengono dal passato e che risuonano ancora nel presente, ma che non devono assolutamente intaccare il futuro. Troppe persone giudicano senza sapere, e bisogna assolutamente riordinare, pe...