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"Andiamo a correre nello stradone? Dai quello in mezzo ai campi...non ci va mai nessuno lì!". Ecco, Marco e le sue idee.

Era un pomeriggio di Maggio Ele temperature iniziavano ad alzarsi. Sicuramente con una giornata di sole e aria fresca a nessuno verrebbe in mente di andare a correre. A nessuno, meno che a Marco.

Eravamo io, Alessio, Marco, Luca e Andrea. Come ogni volta in cui si decideva di andare a correre, finivamo per imbucarci in qualche edificio abbandonato del posto. Edificio che, nella maggior parte dei casi, era una proprietà privata. Devo ammettere che avevo un certo acume per le strozzate a quell'epoca.

"Dai, muovetevi ad entrare, che se ci beccano siamo finiti" bisbiglia Marco, mentre suda come un disperato, nonostante i venti gradi asciutti di Maggio.

"Dove andiamo adesso?" dico io, un po' preoccupata. Non mi piaceva quel posto: era freddo e molto probabilmente c'erano più malattie che molecole di ossigeno. Siringhe, topi, fagiani, carte, cartacce, boccette di vetro, bombolette...di tutto.

"Andiamo a sederci dove c'è il fiumiciattolo" suggerì Luca, mentre teneva i fianchi a Valentina. Erano disgustosamente teneri insieme.

Marco approvò e mi fece l'occhiolino, forse perché aveva intuito la speranza che nutrivo di poter stare dieci minuti sola con Alessio. E quel posto, quella sottospecie di fiume o fossato - nonostante l'acqua putrida che passava sotto di noi - era il migliore per vedere i tramonti.

Sapete quei momenti di estremo romanticismo che vi prendono e vi fanno immaginare di trovarvi dentro a Beautiful? Ecco, ecco, per un attimo mi sentii esattamente così, immaginando di essere colta alla sprovvista da un bacio al tramonto, da parte di Alessio ovviamente.

Tutti si alzano tranne noi che restammo li, apparentemente a fissare il vuoto. Lui fece per andarsene e fu allora che mi schizzò fuori una frase che non avrei mai dovuto dire: "E se ti dessi un bacio? Che succederebbe?". Mi ha sempre sorpreso la spontaneità con cui dico cazzate. Perché l'avevo detto? Non dovevo dirlo, sarebbe dovuto rimanere nella mia testa!

"Perché no? Ma sappi che non comporta che torneremo insieme" rispose lui, serenamente, come se avesse appena detto che andava a fare la spesa.

"Me l'aspett...COSA?!" dissi rabbrividendo.

"Si, ti ho detto di sì" confermò. Peccato che alle mie orecchie fosse sfuggita la seconda parte della frase.

Wow, e chi se l'aspettava questa?

"Beh allora... Eccomi". Gli andai vicino e lui mi prese i fianchi. Per un momento rividi nei suoi occhi quella luce. Adoravo quei due occhi color nocciola. Adoravo tutto di lui in realtà.

Le mie labbra si posarono sulle sue, lentamente, dandomi il tempo di sentirlo sorridere. Molto probabilmente il mio cuore sarebbe potuto schizzare fuori dal petto da un momento all'altro e non riuscivo a respirare. Mi prese il viso con una mano, mentre l'altra continuò a rimanere sul mio fianco sinistro. Pian piano si fece tutto più intenso e solo allora realizzai davvero che cazzo stava succedendo: stavo baciando il mio ex, consapevole del fatto che non saremmo mai tornati insieme?! Ma che mi stava succedendo?!

Ci staccammo, e lui mi guardò.

"Torniamo dagli altri dai" mi disse, riprendendosi e tornando ad essere il solito stronzo di sempre.

"Allora? Com'è andata?" mi disse Valeria mente camminavamo per uscire. Non sapevo come e non sapevo perché, ma eravamo tornate a parlarci. Non eravamo amiche, ma nemmeno ci detestavamo.

"Già, racconta dai" insistette Alice.

"Beh ben... ma...non torneremo insieme". Le ragazze mi guardarono con un misto di delusione e stupore negli occhi. Anche loro sapevano quanto avevo sofferto - e soffrivo anche in quel momento - per lui. Eppure avevamo tutte e tre la consapevolezza del fatto che alcune persone non sono decisamente fatte per accorgersi di come stiano gli altri.

Tornammo indietro a ritroso. Io non fiatai e agli altri non sembrava importare poi molto del mio silenzio. Anzi, credo che forse la cosa più triste di quel giorno non fu tanto la reazione di Alessio, quanto più il fatto che a nessuno di loro non sia mai importato davvero di me. Senza forse, era così, ne sono sicura.

Arriviamo in patronato e mia madre è lì che mi aspetta in macchina per tornare a casa. Salutai tutti frettolosamente e salii in macchina. Non avevo voglia di parlare, nemmeno con mia madre...troppa confusione. L'unica cosa che volevo era una doccia calda e della musica jazz - tipica situazione di quanto sto male -. Non riuscivo a spiegarmi come mai Alessio non mi volesse più, non riuscivo a spiegarmi perché tutta quell'indifferenza da parte di chi mi considerava "una del gruppo" e soprattutto non riuscivo a spiegarmi perché stavo così male per queste cose.

Se solo mi fossi fidata delle persone giuste, forse non avrei perso Alessio, o forse sarebbe dovuta andare proprio così. E, forse, non ero una del gruppo perché io non sono una "da gruppo", perché sono diversa, e a questo mondo le persone diverse diverse non hanno un gruppo.

Questo era tutto ciò a cui riuscivo a pensare, mentre l'acqua calda della doccia mi scorreva lungo tutto il corpo, finché la mia attenzione non si posò su un messaggio: Marco. Lo aprii, sbuffando e uscendo dalla doccia dopo un sonoro "Le paghiamo noi le bollette dell'acqua" da parte dei miei genitori.

"Ciao Grace, volevo solo chiederti se ti va di uscire questo sabato, al sushi. Saremo io, te, Andrea, Erik, suo cugino (Emanuele) e... Alessio". Improvvisamente non sentii più il freddo post-doccia che aleggiava in bagno. Dopo aver visto la mia reazione di quel pomeriggio avevano il coraggio di invitare me e Alessio alla stessa serata? Ma, diversamente, che avrei potuto fare se non accettare? Rimanere sola per sempre? Non uscire più di casa? Grazie, ma no grazie.

E questa sono ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora