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Quando finalmente mi decisi a parlare con Andrea della mia frequentazione con Alberto, presi tutte le precauzioni del caso. Gli scrissi un messaggio, però, perché diciamocelo, non avevo le palle di dirglielo a quattr'occhi.

"Puffetto, ti devo dire una cosa ma non credo che ti piacerà. Sai, quando ho conosciuto Alberto...non mi sembrava così male come persona. E così...ho deciso di conoscerlo meglio e... abbiamo iniziato a vederci. Così, due settimane, fa quando l'ho riaccompagnato a casa, ci siamo baciati. Non te l'ho detto prima perché non sapevo come fare e poi so che fra di voi non scorre buon sangue. Ma non sono capace di nasconderti le cose, soprattutto qualcosa così".

So che non l'apprezzerà, ma doveva cercare di capire che non avrei potuto prendere le mie decisioni basandomi sui suoi consigli sempre e comunque.

"Ti starò vicino, te lo prometto". Questo fu il messaggio di Alberto che mi convinse a scrivere ad Andrea, quel giorno. Sì insomma, quello stesso messaggio che aveva segnato la fine dell'unica amici che valeva la pena avere.

"Sai, sospettavo che ci fosse qualcosa fra voi due. Insomma, dal modo in cui vi guardate...Comunque, auguri Grace, ci sentiamo". Iniziai a piangere senza nemmeno accorgermene. Non volevo perdere Andrea. Era troppo importante per me. Ma per quanti messaggi gli avessi inviato, per lui io non esistevo più.

Il giorno dopo desi di chiamare Alberto, avevo bisogno di vederlo. Arrivò da me in bici, tutto sudato, cos' gli diedi dieci minuti per riprendersi, facendolo accomodare sul divano.

Iniziammo a parlare del più e del meno e riuscii a distrarmi dalla tristezza che mi aleggiava intorno. Tutto stava andando bene, fino a quando mi chiese come fosse andata la chiacchierata con Andrea. Che avrei dovuto dirgli?

"Beh, diciamo che non l'ha presa bene e non mi vuole più parlare. Non lo voglio perdere, perché per quanto io stia bene con te, lui è troppo importante" dissi dopo un lungo sospiro. Tutt'ora mi ritrovo a domandarmi da dove mi uscirono quelle parole. Non è mai stato da me mettere davanti qualcuno a qualcun altro.

Gli occhi di Alberto si tinsero di rabbia, sembrava di vedere delle fiammelle di odio, di un rosso...intenso. Forse troppo intenso. Feci per chiedergli se si sentisse bene, e lui per tutta risposta mi prese per il collo, guardandomi dritta negli occhi. Non respiravo.

"Zitta, puttana" mi disse. E poi, di colpo, mi lasciò andare, quasi come si fosse rinsavito di colpo da una crisi. Io lo guardai impietrita, cercando di trovare una giustificazione a ciò che era appena successo. Cercò di avvicinarmi a me, ma io mi scansai, alzandomi di scatto. Abbassai lo sguardo.

"Vattene" dissi secca. Si alzò e, guardandomi come un cane bastonato, si chiuse la porta alle spalle. Rimasi immobile, senza capire. Mi venne in mente solo una cosa: Andrea.

* * *

Nei giorni successivi Alberto continuò a chiamarmi e mandarmi messaggi. Non risposi mai, perché certe cose non vanno mai perdonate.

Ad Andrea ho raccontato una mezza verità, non volevo sapesse tutto, ma almeno eravamo tornati come prima. Anzi, forse anche più uniti.

Una domenica, mentre facevo colazione, mi accorsi che mancava gran poco al mio compleanno. Mentre bevevo il caffè, cominciai a fantasticare su che vestito avrei indossato, a chi avrei invitato e dove sarebbe stata la festa.

Così creai un gruppo whatsapp, giusto per farmi un idea di chi ci sarebbe potuto essere e chi no. Non andava poi granché, ma dubitavo fortemente che mia madre mi avrebbe permesso di chiudermi in casa il giorno del mio compleanno. E poi non volevo che si vedesse quanto ero stata male per come mi avevano trattata i miei "futuri invitati". Così iniziai a scorrere lungo l'elenco dei contatti.

Trovai almeno venti o trenta persone, tra cui la maggior parte della mia classe più qualche possibile imbucato che c'era sempre. Tutti, tranne Andrea, mi facevano venir voglia di non voler compiere gli anni. C'erano Laura, Luca, Valeria, Alice, Sara, Edoardo, Alberto e non vi dico quanti altri.

Ebbene, so che vi sorge spontanea una domanda: "Ma Alessio?". Sì, fissai quel nome sul display per ben venti minuti indecisa sul da farsi, sapendo che molto probabilmente non avrebbe mai accettato. Con il cuore rassegnato, aggiunsi quel nome nella lista e la completai.

"Perché ti fai tanti problemi per uno che ormai è un ex?". So che fra le mille domande vi state ponendo anche questa. E avete tutte le ragioni per dire così. Insomma, se uno è un ex, è un ex. Però ve l'ho detto nella prima parte della nostra storia: è stato il mio primo amore. E volete dirmi che io avrei dovuto dimenticarmene come se niente fosse in meno di un anno? Eh no, cari miei, allora non ci siamo ancora capiti.

In tutto eravamo in trentasei nella lista. Posi la classica domanda: "Chi verrà?". Un po' alla volta il numero delle notifiche con scritto "Sì" crebbe, e rimasi colpita nel vedere che fossero trentacinque. Ne mancava una, di risposta, e sapevo perfettamente chi fosse. Nemmeno il tempo di dirlo che il telefono squittì. Guardai il display: "Sì". Esattamente signore e signori, non mi sarei dimenticata di lui tanto in fretta...

E questa sono ioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora