"Ti giuro che se mi fai il solletico, ti meno" gridai, seduta sul divano, ammalata, mentre cercavo di scappare da Andrea che voleva farmi il solletico.
Era arrivata l'estate e io ero riuscita a peggiorare. Rimasi a casa una settimana, per via del mio mal di pancia. Non ne potevo più ed ero piena di pastiglie da prendere. Mi avevano visitata in tantissimi medici e nessuno aveva capito quale fosse la causa reale del mio malessere.
Non avevo praticamente più nessuno, soprattutto perché nel tentativo di evitare Alessio non ero più uscita. Nessuno che mi chiedesse come stessi. Nessuno, meno che Andrea, che veniva a farmi visita regolarmente appena aveva un minuto libero. Era un po' come un accampato in casa mia, insomma.
Tempo cinque minuti e iniziò a farmi il solletico, bloccandomi i polsi. Risi di gusto, pensando ai vicini che sentendomi urlare avranno pensato tutto fuorché che fossi sana.
Ci fermammo per riprendere fiato. Andrea mi guardò, sorridendomi dolcemente, al che pensai a quanto ero fortunata. Mi si avvicinò e io arrossii per l'imbarazzo della situazione. Di colpo, mi baciò. Dapprima lo lasciai fare, tanto che avevo da perdere? Poi mi resi conto che lui era sempre stato innamorato di me, ma la cosa non era corrisposta e l'ultima cosa di cui avevo bisogno era perdere anche lui.
Mi staccai, cercando di non sembrare troppo brusca. Restammo un po' in silenzio, un silenzio gonfio di imbarazzo, ma prima che potesse dire qualcosa mi appoggiai alla sua spalla con la testa, come a dirgli che andava tutto bene.
Quando si alzò per andare via rimasi seduta sul divano e lo guardai come a chiedergli con gli occhi "E adesso?". Lui evidentemente mi lesse nel pensiero e mi disse: "Grace, so che non sei convinta di questa storia, so che non hai nessuna voglia e nessun bisogno di perdere anche me. Ma io sono perso per te, ed è già passato un mese da quando è finita con Alessio. E poi dai, lo vedi e lo sai anche tu che stiamo bene insieme. Allora, che vuoi fare?". Io quasi piansi: aveva detto delle bellissime parole, soprattutto se ascoltate dalle orecchie di una persona sola, senza speranze nel futuro. Che avessi trovato qualcuno che mi ama davvero?
Sospirai, poi, annuii, stupendo sia me che lui.
"Allora a dopo, piccola" mi disse, stampandomi un bacio sulla fronte. Lo salutai con la mano e mi diressi verso la doccia.
Quella sera passai il tempo al telefono con Andrea. Qualsiasi cosa ci fosse era sicuramente piacevole e mi sapeva di felicità. Qualcuno forse già capisce dai social compresa la sua ex che, per altro, è l'attuale ragazza di Luca. Si è presa il mio ragazzo, Luca appunto, e i miei amici e, se vogliamo dirla tutta, ha preso anche il mio posto. Non le bastava, forse?
Esausta mi lancio sul letto verso mezzanotte. In quindici minuti mi addormento, pensando che forse la situazione sarebbe migliorata.
* * *
Una settimana, solo sette giorni, che poi sono 168 ore, quindi neanche poco.Insomma, sette giorni passati meravigliosamente. Ero innamorata persa di Andrea e, sapendo che era da un po' che aspettava un mio "sì", mi fidavo di lui, ciecamente. Stando con lui abbandonavo pian piano l'idea di essere persa per Alessio e anche quella di essere sola. Ma non ero l'unica a stare meglio.
Andrea, nei mesi precedenti, aveva preso una cotta per una ragazza che aveva conosciuto ad una festa. Si chiamava Francesca, ed era bellissima, sinceramente. Ero felice che si frequentassero e sembravano davvero felici insieme. Questo fino a quando, un giorno, lei decise di tornare dal suo ex ragazzo, senza prendersi la briga di pensare a come sarebbe potuto stare il mio migliore amico. Lui soffrì davvero tanto, per diversi giorni nemmeno uscì per venire a trovarmi. Ma da quando avevamo iniziato a vederci sembrava che stese migliorando. Sì...sembrava.
* * *
"Pedala, che arriviamo a casa domani mattina" urlò mia madre. Avevamo deciso di optare per delle biciclette pomeridiane lungo l'argine, complici il caldo e una mia apparente ripresa. Gli alberi della stagione estiva iniziavano ad affacciarsi e a profumare l'aria.
Immersa nei miei pensieri - per una volta positivi - e nel profumo dell'estate quasi non sentii il telefono che iniziò a suonare. Numero sconosciuto. Non rispondo, e quando arrivo a casa trovo un messaggio su whatsapp: è la ragazza di Luca. Che tormento.
"Grace, so che non vorrai ascoltarmi perché pensi che io sia ancora innamorata di Andrea, ma ti chiedo di provarci. Prima mi sono affacciata dalla finestra di camera mia e ho visto passare Andrea, per mano con una ragazza. E quella ragazza era Aurora. Sembravano tutto fuorché ex fidanzati. Sei liberissima di non credermi se vuoi, ma ti assicuro che sono sincera".
Lì per lì non mi preoccupai. Insomma, era invidiosa, poco sveglia e abbastanza stronza. Però aveva già abbastanza cose di cui andare fiera, a quel punto, quindi perché avrebbe dovuto mentire su una cosa così facile da smascherare?
Scrissi ad Andrea, preoccupata ma non troppo, per togliermi qualsiasi dubbio. Avrebbe mai potuto farmi qualcosa di così cattivo sapendo che cosa avevo passato?
"Hey, scusa se ti disturbo. Sai che mi fido di te e so che non vuoi sentirmi dire certe cose ma...mi ha scritto la tua adorata amichetta. Mi ha detto di averti visto con Francesca mentre passeggiavate vicino casa sua, non troppo distanti...Non le devo credere, vero?". Premetti invio, e sentii il solito nodo arrivare.
La scritta "sta scrivendo..." decora per un bel po' la barra info del suo contatto, così capisco che tutto a posto - forse - non è. Il messaggio di risposta fu smisuratamente lungo, e ad ogni riga fu come se dei piccoli omini mi trafiggessero i fianchi e le costole con dei coltelli. Non ricordo tutto il messaggio, solo alcune righe che, ricomposte alla meno peggio, dicevano:
"Scusami Grace, aspettavo un momento per dirtelo. So che hai sofferto molto negli ultimi mesi, so che hai anche perso tanto. Ma ieri Francesca mi ha chiesto di vederci, per chiarire, e non me la sono proprio sentita di lasciarla andare. La amo da morire. Tu sei fantastica, ma per me sei troppo"
Non ci volevo credere. Rimasi in silenzio, seduta sul divano nella stessa posizione di quando ero tornata a casa. Non mi mossi, non piansi, nemmeno gli risposi. L'unico movimento che feci fu quello di spostare il dito dalla tastiera al tasto "Blocca contatto".
Non stavo tanto male per il fatto che mi avesse lasciata così dal punto di vista della nostra frequentazione, bensì per il fatto che gli avevo dedicato ogni singolo giorno, perché per me era come un fratello. Qualsiasi cosa volesse, qualsiasi cosa gli servisse, ci sono sempre stata. Sempre. L'avevo pregato, il giorno in cui mi baciò, di non rovinare tutto. Lui aveva promesso.
Quel giorno capii tante cose. La prima: intorno a me non c'erano persone alle quali importasse davvero di me. La seconda: io ero una marionetta per tutti, da usare per il proprio spettacolo per poi riporla in uno scatolone, aggrovigliandole tutti i fili. E la terza: promisi a me stessa che, qualsiasi cosa fosse successa, per quanta solitudine avrei potuto provare, non mi sarei mai più fidata di nessuno.
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E questa sono io
Romanzi rosa / ChickLitGrace, sedici anni e tante, tantissime cose da raccontare che vengono dal passato e che risuonano ancora nel presente, ma che non devono assolutamente intaccare il futuro. Troppe persone giudicano senza sapere, e bisogna assolutamente riordinare, pe...