CAPITOLO 12

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La mattina del giorno seguente trascorsero diverse ore perlustrando ogni singolo centimetro alla ricerca del fiore. Dopo la notte appena trascorsa Alec doveva calmarsi e schiarirsi le idee. Aveva evitato di parlargli per più di tre ore, ma ogni volta che le braccia si sfioravano Alec tratteneva il respiro e il cuore diventava un tamburo.

A differenza del giorno precedente, la foresta era ricca di suoni. Sopra di loro volavano uccelli di tutte le specie in un tripudio di colori. Se si alzava lo sguardo si poteva vedere un tappeto sospeso multicolore dal quale proveniva un chiasso incredibile. Per la maggior parte erano pappagalli e tucani, ma poi c'erano uccelli che Alec non sapeva distinguere. Questi erano per lo più di piccole dimensioni, simili a usignoli e cardellini. Alec e Magnus erano sbalorditi; non avevano mai visto niente del genere.

Se dall'alto arrivava il rumore, dal basso si disperdeva il profumo di centinaia di fiori che ornavano il suolo. Uno in particolare aveva colpito Alec: striature bianche dipingevano le punte dei petali viola, che formavano una corona costituta da sottili e morbidi raggi. Al centro c'erano i pistilli gialli alti all'incirca dieci centimetri. Quel posto era talmente paradisiaco che i due ragazzi per un attimo si persero ad ammirare il panorama mozzafiato, dimenticandosi completamente della missione.

A pranzo si fermarono per mangiare un panino e poi ricominciarono. Alec temeva l'arrivo di animali pericolosi o di altri demoni Ashyxs (non sapeva cosa fosse peggio) e anche se al momento non se n'erano visti, sapeva che non avrebbero tardato ad arrivare.

"Magnus, molto probabilmente è un'idea pessima, ma che ne dici di dividerci? Così potremmo coprire più terreno in meno tempo." Alec stesso dubitava dell'efficacia del piano, ma la proposta era stata dettata dal bisogno improvviso di stare da solo

"Vale la pena tentare."

Si allontanarono di un ventina di metri, abbastanza per essere isolati, ma non troppo, così da essere raggiungibili grazie a un grido.

Una volta solo, Alec cominciò a rilassarsi. Anche se amava stare insieme a Magnus, dopo aver dormito praticamente sopra lo stregone, la vicinanza cominciava a soffocarlo. Si impose perciò di pensare ad altro. Purtroppo, quando succede qualcosa di brutto, la mente è sempre lì: invece che pensare a Magnus, cominciò a riflettere su Jace. Era agitato e angosciato: dalla missione dipendeva la vita di Jace. Non poteva deludere né lui, né Izzy, né sua madre. Doveva farcela. Per Jace.

Per Jace. Era una sorta di mantra che si ripeteva per andare avanti e per non mollare. Per Jace. Non poteva fallire. Gli doveva almeno questo. Non lo aveva protetto quando avrebbe dovuto. Lo avrebbe fatto ora. Per Jace Lo avrebbe salvato, a qualunque costo. Salvarlo era un suo compito, in quanto parabatai e in quanto migliore amico.

Alec perlustrò il terreno con il cellulare in mano per paragonare i fiori sul terreno con quello nella foto sul cellulare. Ma come il giorno precedente non ebbe fortuna. Il fiore sembrava introvabile. Eppure era sicuro che fosse in quella zona. Il libro aveva evidenziato la regione sulla cartina, doveva esserci. Doveva essere lì.

Nonostante i buoni propositi, dopo un paio di ore cominciò a ricordare la sera prima. Finalmente aveva raccontato a qualcuno i sogni ricorrenti. Gli sembrava strano averne parlato a Magnus e non a sua sorella, ma si sentiva incredibilmente felice e sollevato. Izzy aveva ragione quando diceva che non si può tenere tutto chiuso a chiave senza mai farlo trapelare all'esterno.

E poi la notte...Alec non poteva negare che era stato semplicemente fantastico dormire accanto a Magnus, strano, e assai imbarazzante, ma anche molto romantico. Per la prima volta dopo settimane non aveva sognato Jace e si era risparmiato di svegliarsi di soprassalto.

Adesso, ripensando ai loro corpi vicini un brivido gli correva lungo la schiena fino alle braccia e alle gambe provocandogli ondate di piacere. Alec non sapeva cosa pensare. Fremiti simili non li aveva mai avuti, ma credeva di sapere cosa significasse. Non poteva negare che era un sentimento nuovo, sconosciuto e allo stesso tempo straordinariamente familiare. Amore.

"Sono innamorato di Magnus Bane" sussurrò, come per convincere se stesso. Tuttavia la frase risultò essere più una domanda che un'affermazione, probabilmente a causa dello stupore dello Shadowhunter di essere riuscito ad ammetterlo (più a se stesso che agli altri). Era vero che la parte più difficile nel dire una verità è confessarla a se stessi.

Mentre stava ispezionando i dintorni di un albero alto almeno una cinquantina di metri, sentì un boato, seguito da un grido, che Alec non stentò a riconoscere.

"Magnus!!!" urlò Alec dirigendosi verso, ma prima che potesse fare anche solo due metri, un demone lo assalì da dietro.

Alec scartò per evitare che il demone lo colpisse con un artiglio. Quando si alzò si rese conto che ne era arrivato un altro che lo puntava. Scartò ancora, riparandosi dietro il tronco di un albero. Impugnò immediatamente l'arco e incoccò due frecce. Tuttavia quando uscì dal suo nascondiglio i demoni erano spariti. Cominciò a cercarli, con l'arco ben teso davanti, pronto a scoccare. Non passò molto tempo prima che entrambi i demoni lo attaccassero, uno davanti e uno dietro. Scoccò immediatamente le frecce che subito trapassarono il demone più vicino, disintegrandolo. Ciò nonostante, appena sparì, quello dietro di lui lo attaccò, ferendoli un braccio. Alec urlò. La ferita non era profonda, ma bruciava terribilmente.

Ripresosi dallo shock, ma tuttavia incapace di maneggiare l'arco con un braccio fuori uso, brandì la spada angelica e la scagliò con l'arto sano. Questa si conficcò nel torace del demone che sparì come aveva fatto il suo compagno pochi secondi prima.

Stremato dopo lo sforzo impiegato per lanciare la spada, si accasciò a terra tremante. Avrebbe tanto voluto sedersi e riposarsi ma un'altra invocazione di aiuto da parte di Magnus lo fece balzare in piedi nonostante il dolore. Si curò la ferita con la runa di guarigione e si mise a correre, ignorando le piante e i rami che gli graffiavano la faccia, le braccia e le gambe. Non appena sentì un altro urlo di Magnus incoccò una freccia. Sbirciò da dietro un albero, per valutare la situazione e decidere come agire.

Magnus era a terra, circondato da tre demoni, lo stesso tipo lo aveva attaccato. Lo Shadowhunter non riusciva a capire che demoni fossero, sapeva solo che non erano Ashyxs. Puntavano un artiglio ciascuno verso lo stregone privo di sensi. Per un singolo, terribile momento Alec temette che Magnus fosse morto. Era immobile in una posizione non proprio comoda. Fortunatamente all'improvviso si svegliò, si rialzò velocemente e con un teatrale gesto della mano uccise il demone di fronte a lui. Il mostro, a differenza di quelli uccisi da Alec esplose, stordendo Magnus che ricadde con la faccia a terra. Era cosciente, ma aveva a malapena la forza di alzarsi.

Alec uscì da dietro l'albero e scagliando la freccia già incoccata uccise il secondo demone. Tuttavia il terzo si era già scagliato su Magnus; seppur lontano una decina di metri, si avvicinava velocemente. Alzò l'artiglio, pronto per colpire Magnus, ancora disorientato e a terra.

Ad Alec prese il panico. Era troppo distante e non aveva tempo di attivare la runa della velocità. Perciò senza pensarci due volte attivò le ali e volò velocemente verso Magnus. In mezzo secondo gli fu accanto. Doveva ancora abituarsi alla celerità che poteva raggiungere volando, il doppio se non il triplo rispetto a quello di un normale Shadowhunter con la runa attivata. Lo afferrò e lo portò in alto. Alec volò per alcuni minuti, aspettando che Magnus riprendesse le forze. Alec sapeva che se fossero scesi e non fossero stati repentini nell'agire, per loro sarebbe stata la fine. Magnus gli fece un segno per dirgli che si era ripreso, così planò e assieme uccisero anche il terzo.

Scomparso anche quello, i due si guardarono. Alec era pieno di lividi e graffi, mentre Magnus aveva una ferita abbastanza profonda su una gamba, probabilmente causata dalla brusca caduta quando il demone era esploso.

"Magnus, la tua gamba" si preoccupò Alec.

"Non essere così apprensivo, Alexander" risposeMagnus, curandosi la gamba agitando le dita, dopodiché guardò lo Shadowhunter econ il volto serio disse: "Mi devi spiegare."

There is always a first time [Malec]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora