CAPITOLO 14

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Appena sveglio, Magnus si girò per guardare Alec, ma il sacco a pelo era vuoto. L'intera tenda era vuota. Nessuna traccia di Alec. Magnus si alzò, con uno schiocco di dita si cambiò e uscì nella luce mattutina a cercarlo. Abituato alla penombra della tenda, i raggi del sole lo accecarono per qualche secondo fino a quando non si fu abituato alla luce. Solo allora sentì una voce che proveniva da dietro l'albero. Alec. Era al telefono.

"...no, non posso stare calmo, Izzy! Non riusciamo a trovare il fiore e Jace ne ha bisogno adesso. Se non torniamo entro questa sera, morirà. Non posso permetterlo."

Ci fu un minuto di silenzio mentre Izzy rispondeva, probabilmente cercando di calmare il fratello, senza successo. Alec non si dava pace. Continuava a urlare contro il cellulare dicendo che non poteva lasciarlo morire, che non se lo sarebbe mai perdonato, ma che non sapeva come agire considerando la scarsa fortuna che avevano avuto finora. Ma fu solo quando Alec nominò Magnus, che lo stregone si mise seriamente in ascolto. Si rendeva conto che era sbagliato, ma la curiosità gli toglieva ogni briciolo di forza di volontà.

"So cosa hai detto Izzy, ma mi sembra tutto comunque sbagliato. ... No, Izzy non è il momento adatto, non in questa situazione. Siamo diversi con vite diverse."

Magnus smise per alcuni secondi di respirare. Non era sicuro di aver capito bene, anche se forse in realtà sapeva di aver sentito giusto, ma voleva convincersi del contrario.

"Io sono uno Shadowhunter, lui uno stregone. Non funzionerebbe mai..."

Magnus non sapeva cosa pensare. Era a conoscenza dei dubbi di Alec e lo capiva considerata la situazione. Ma era convinto che dopo avergli raccontato i suoi segreti e le sue paure si fossero avvicinati e che ora Alec si fidasse di lui e che credesse nella loro relazione.

Il cuore dello stregone si stava spezzando, perciò decise di tornare nella tenda e fingere di non aver ascoltato quella conversazione. Quando controllò l'orologio si accorse che erano le nove e trenta. Se quello che aveva detto Alec era vero sul fatto che dovevano tornare entro sera, dovevano sbrigarsi a trovare il fiore. Magnus preparò velocemente un tazza di caffè e delle fette biscottate con la marmellata per ciascuno. Aveva appena messo tutto sul tavolino apparso magicamente quando l'apertura della tenda svolazzò mentre Alec entrava.

"Ha chiamato Izzy. Jace ha avuto più di tre convulsioni questa notte. Da ciò che Izzy può vedere, teme che senza il fiore, Jace non arrivi a domani mattina. Alla cenere manca terribilmente poco per giungere al cuore."

"Vedrai che lo troveremo" provò a consolarlo Magnus, ma la sua voce era piatta, priva di calore. Non si avvicinò ad Alec, non lo abbracciò, non lo confortò accarezzandogli la schiena come era solito fare. Dopo aver origliato la conversazione tra i due Lightwood, non sapeva come Alec avrebbe reagito.

Alec, al contrario, sperava ardentemente che Magnus lo abbracciasse e che gli dicesse che sarebbe andato tutto bene. Ma quando vide il distacco dello stregone pensò che forse la sera prima si era spinto troppo oltre a raccontare i suoi problemi, che facilmente ormai avevano stufato Magnus. Oppure semplicemente, contrariamente a quello che diceva non aveva ancora accettato le sue ali. Oppure Magnus voleva una relazione con qualcuno che non continuasse a piangere e necessitasse di conforto. Da quando si erano conosciuti era già la terza volta che Magnus lo ascoltava pazientemente, facendo il possibile per rassicurarlo e tranquillizzarlo. Tuttavia, l'unica cosa di cui Alec aveva bisogno in quel momento era un abbraccio dello stregone, un abbraccio che gli facesse capire di non essere solo nella battaglia. Ma Magnus non si mosse, si limitò a sedersi a tavola e cominciò a mangiare.


Dopo la colazione, Magnus sparecchiò, fece sparire la tenda ed entrambi, zaino in spalla, cominciarono a camminare alla ricerca del fiore che, a quanto pare, era introvabile. Non si divisero, memori del giorno prima, ma proseguirono uno accanto all'altro. Nonostante fossero assieme non parlarono mai, in parte perché erano occupati a cercare la pianta, in parte perché non sapevano cosa dire. Tra di loro si percepiva un imbarazzo palpabile. Il silenzio, lo stesso che si era insinuato tra loro anche a colazione, regnava sovrano.

There is always a first time [Malec]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora