PROLOGO
Jace stava morendo, era inutile negarlo. La ferita infertagli dal demone non si poteva guarire. Lo stregone Magnus Bane ci aveva provato, ma invano. Ormai non restava altro che aspettare. Alec lo sapeva. Sapeva che le possibilità erano poche, eppure una parte di lui ancora sperava che il suo parabatai ce la facesse. Voleva crederci. Doveva crederci. Era l'unico della sua famiglia che ancora non era crollato, l'unico che non passava le notti a piangere e i giorni a pregare. Sua madre Maryse ormai usciva a mala pena dalla camera. Sarebbe dovuta tornare a Idris, ma non ce l'aveva fatta a lasciare Jace. Izzy non mangiava quasi mai e passava le notti a piangere disperata (i muri erano sottili). Grazie all'Angelo, Max non sapeva di Jace e se ne stava tranquillo ad Alicante con Robert. E Clary? Semplicemente distrutta. Passava metà delle sue giornate accanto al letto di Jace in infermeria e l'altra metà in camera sua a disegnare con la musica a tutto volume, tentando di dimenticare, o almeno di non pensare.
Alec, dal canto suo, provava ad andare avanti e a tirare su la famiglia, ma ovviamente non ci riusciva. Non aveva nessuno con cui parlare e sfogarsi o una spalla su cui piangere. La sua famiglia era talmente debole che non sarebbe riuscita a sopportare anche il cedimento del membro più forte.
L'arco era l'unico che gli faceva compagnia, l'unico sfogo che glipermetteva di evadere dalla realtà spaventosa che lo circondava. Beh, l'arco e le ali. Non era da molto che sapeva di questa sua peculiarità. Era successo per caso, cinque anni prima, quando gli erano spuntate due enormi ali che lo avevano salvato. Nessuno sapeva di questo "potere" e gli andavabenissimo così. Era il suo personale segreto e tale doveva rimanere.
CAPITOLO 1
Alec correva. Era appena uscito dall'Istituto e voleva arrivare il prima possibile a Central Park per poter dispiegare le ali in tutta sicurezza. Era tutto il giorno che non volava e ne sentiva terribilmente la mancanza. Cercava di correre il più veloce possibile, ma senza urtare i mondani che camminavano beati sul marciapiede, ignari che un ragazzo gli stava sfrecciando accanto.
In quel momento Alec voleva dimenticare tutto e librarsi in cielo per ammirare New York City dall'alto, vedere l'Hudson e l'East River e le loro acque placide, ammirare l'Empire State Building e il Chrysler Building da lontano. Insomma voleva sentirsi libero da tutti i doveri, da tutti i pensieri, da tutte le preoccupazioni.
Finalmente varcò il cancello del parco e, raggiunto un angolino dove nessuno lo avrebbe notato (i mondani non potevano vederlo, ma quelli del mondo invisibile erano molti a New York e non voleva di certo essere visto), spiegò le grandi ali e spiccò il volo.
Due ore dopo tornò all'Istituto e si diresse subito in cucina per mangiare qualcosa. Lì trovò Izzy che si stava cucinando una bistecca con dell'insalata, o almeno ci provava.
"Izzy"
"Ciao Alec. Dove sei stato? Ho visto che in camera tua non c'eri."
"Sono andato a fare un giro per pensare e riflettere. Come sta Jace?"
"Uguale. Niente di nuovo. Magnus è stato qui una mezz'oretta fa per riprovare a guarirlo, ma non è servito a niente." Una lacrima minacciava di scenderle dagli occhi.
Alec, vedendola, provò a cambiare argomento.
"Che cosa stai facendo?"
"Cucino." Izzy si girò verso il fratello. "Sì, so che non so cucinare, ma non ce la facevo più a stare in camera." Aggiunse, notando l' espressione del fratello poco convinta.
"Ti capisco." Ed era vero. Sapeva esattamente come si sentiva, ma non era certo su cosa dire o fare per rassicurarla o farla sorridere.
"Prima ha chiamato Max. È stato bello sentire la sua voce felice e spensierata. Ma è durato troppo poco. Beato lui che non sa niente." Ora Izzy singhiozzava.
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There is always a first time [Malec]
FantasyDopo che il suo parabatai viene ferito gravemente, l'unica fonte di sollievo per Alec sono le possenti ali che appaiono a comando. Lui, però, è l'unico a sapere di questo dono... Nel frattempo un fiore sembra essere la soluzione per salvare Jace, pe...