CAPITOLO 20

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Alec si avvicinò, cercando di controllare i battiti del cuore che sfioravano la tachicardia. Non era solo agitato, era proprio terrorizzato. Sulla metropolitana si era preparato tutto un discorso da fare, ma ora si era dimenticato tutto.

"Magnus" lo chiamò Alec facendo un passo verso di lui. Voleva chiamarlo ad alta voce, per non far trapelare l'ansia che provava, ma gli uscì solo un sussurro.

"Alexander" esclamò sorpreso Magnus, voltandosi. "Cosa ci fai qui?"

"Dovevo parlarti."

"Come mi hai trovato?"

"Mi hai detto che questo è il tuo posto preferito di New York."

Magnus sgranò gli occhi, sorpreso che Alec si ricordasse un dettaglio così piccolo del loro appuntamento.

"Cosa dovevi dirmi?"

"Ecco, io..." cominciò Alec, ma tutto il coraggio che aveva accumulato durante il viaggio in metropolitana scomparve, lasciando il posto solo alla paura. "Jace sta bene, è guarito"

"Sono molto felice. Davvero" disse Magnus tornando a fissare le acque placide dell'East River. Il volto, che si era illuminato alla vista di Alec, si spense di nuovo, tornando a essere malinconico e depresso. Forse quello che aveva detto Alec non era ciò che lui si aspettava, o sperava.

Alec, completamente in ansia, si girò per andarsene, deciso a rinunciare all'impresa che si stava rivelando insormontabile.

Però, fatti alcuni passi, gli venne in mente quello che gli aveva detto Jace, di rischiare per non vivere in eterno con il dubbio e che meritava di essere felice. Perciò si fece coraggio, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi si girò, determinato a riuscirci.

"Magnus, non era solo questo quello che volevo dirti." Fece un respiro per prendere fiato, e coraggio, e parlò. "Tutta la mia vita ho sempre avuto paura..."

"Alexander..."

"No, per favore. Lasciami parlare. Ho passato tutta la mia vita spaventato da qualcosa. Il terrore di non essere accettato dai miei genitori era come una spada di Damocle pendente sulla mia testa che mi ammoniva a non commettere mai errori. La paura creava un vuoto dentro di me difficile da descrivere. Ho provato a colmarlo e quando ho incontrato Jace pensavo di esserci riuscito. Però, con il passare del tempo mi rendevo conto sempre di più che quel vuoto permaneva e diventava sempre più doloroso conviverci. Quando ho scoperto le ali mi sono sentito finalmente felice e completo. Ciò nonostante ho sempre avuto il timore di venire scoperto e di non essere accettato. Ma tu mi hai fatto capire che non devo vergognarmi di essere chi sono, anche se sono diverso dagli altri.

Per prima cosa voglio dirti grazie, per tutto. Per avermi ascoltato quando ti raccontavo i miei problemi e le mie preoccupazioni. Per avermi spronato a fare qualcosa che da solo non avrei mai fatto, ad andare oltre i miei limiti. E mi rendo conto che dopo l'ultima volta tu potresti anche smettere di ascoltarmi e andartene seduta stante. Ti ho detto parole dure e cattive e non le meriti."

"Alexander, so che sei convinto sia colpa tua, ma quando ti ho baciato, ho sbagliato. Se sei insicuro sui tuoi sentimenti per me, va bene, lo capisco. Non voglio forzarti."

"Che stai dicendo? Io non ti ho mai detto delle mie insicurezze riguardo quello che provo."

"Ti ho sentito parlare al telefono con Izzy nella foresta. Mi dispiace. So che era una conversazione privata e non avevo il diritto di origliare, ma non l'ho potuto evitare." Magnus fece una pausa per riprendere fiato, poi con un bisbiglio aggiunse: "Pensi davvero che non potremmo stare insieme perché siamo troppo diversi?"

There is always a first time [Malec]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora