𝐍𝐎𝐕𝐄

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Era l'ultimo giorno di ottobre e Lindsey era a casa da sola, sul divano, ad aspettare l'ingresso in campo di suo fratello.
Era un turno infrasettimanale tra Lazio e Atalanta, giocavano a Roma e Lindsey era sola dalla sera prima, quando la squadra era partita alla volta della capitale.

In quel momento i ragazzi stavano giocando benissimo, era da poco arrivato il quarto gol atalantino, siglato dal Papu. Ad aprire le marcature era stato Robin Gosens, e per tutta partita la ragazza si era sforzata di non pensare a lui e a quanto la odiasse.

Doveva tenere la mente libera, il giorno seguente sarebbe cominciata l'Università e doveva focalizzarsi esclusivamente su quella.
Era già in accordi con Melanie, si sarebbero trovate alla sede e avrebbero fatto colazione insieme prima di andare ognuna nella propria aula. Dopotutto, la svizzera voleva sapere tutto quel che era successo la domenica precedente con Pierluigi.
Merito mio che ti ho costretta a far la foto da pubblicare su Instagram se ora esci con lui, aveva sostenuto la ragazza.
Non sto uscendo con lui, aveva poi chiarito Lindsey.
Pier era gentile, divertente e molto comprensivo, ma non era proprio il suo tipo. Sarebbe stato un ottimo amico, su questo non ci sarebbero stati dubbi, ma nulla di più.

Volse lo sguardo alla TV giusto in tempo per vedere la lavagnetta elettronica segnalare l'ingresso del numero sette nerazzurro.
Sorrise spontaneamente.
«Vai broertje.» sussurrò, guardando con occhi sognanti suo fratello dare il cinque a Duvan Zapata per poi scattare per prendere posizione sul terreno di gioco.

Tuttavia, mancavano solo otto minuti più recupero alla fine del match, e difficilmente Sam sarebbe riuscito a cambiare qualcosa.
Anche perchè ormai, sul 4-1, poteva solo aggiungere la ciliegina sulla torta, no?

Quando la partita terminò Lindsey spense la TV e si ritirò in camera.
Scrisse al fratello un messaggio breve ma intenso:
"Fiera di te, sempre."

Tempo di mettere il pigiama, coricarsi e spegnere la luce che il fratello le rispose.

Tempo di mettere il pigiama, coricarsi e spegnere la luce che il fratello le rispose

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E con l'ombra di un ultimo sorriso sul volto, si addormentò.

***

Il mattino seguente andò tutto liscio e Lindsey si ritrovò fuori casa già alle 7.45.
Come aveva accordato con Melanie, si recò in sede e aspettò l'arrivo dell'amica, che spaccò il minuto.
Non vi era da stupirsi quando dicevano che gli svizzeri erano precisi e puntigliosi.

Presero posto in uno dei tavoli del bar universitario e cominciarono a parlare dell'anno universitario che le avrebbe attese.
Inevitabilmente, il discorso sfociò poi in quel che la bionda aveva fatto domenica - e di cui, come Melanie si era premurata di specificare, Lindsey non le aveva ancora parlato.

«Non è il mio tipo.»

«Non è il tuo tipo?! - ripetè Melanie, sconvolta come se avesse detto qualcosa di blasfemo - Cara, Pierluigi Gollini è il tipo di tutti! È compatibile con qualsiasi persona dotata di respiro!»

«Allora forse io non respiro, non so che dirti Mel. - ironizzò lei - È una bella persona, senza dubbio, ma non è proprio il tipo di ragazzo con cui starei.»

«E con che tipo di ragazzo staresti?» domandò lei.

«Non lo so, forse dovrei vederlo e lo capirei... - iniziò lei, ma si fermò vedendo Melanie sorridere sorniona - Il tuo sorriso mi spaventa.»

«Sì, sembra davvero un figo. Tuttavia non è un tipo del tutto avvicinabile; è molto... sulle sue, diciamo.»

Lindsey aggrottò la fronte.
«Di chi diavolo stai parlando?»

«Robin Gosens. È evidente, ti ho visto alla cena. Non sono una stalker, ma mi piace osservare. E ho visto che lui è uscito impettito dal corridoio del bagno, e dopo poco anche tu sei uscita, sconvolta. Ci sono passata a che io, perciò so come si sta.» spiegò lei.

Lindsey pensò che non valesse più la pena fingere agli occhi della mora che non fosse interessata a Robin.
«Perchè, è il tuo ex?»

Melanie emise una specie di risata.
«No, certo che no. Ma c'è stato un periodo in cui mi piaceva. È inavvicinabile: lavoro di qui, lavoro di là, sempre a parlare di lavoro. Non si distrae mai, non sono riuscita a strappargli nemmeno una cena, niente. Temo sia sociopatico.»

Stavolta fu Lindsey a ridere.
«È il mio campo e fidati, i sociopatici non sono così. Alla cena rideva con tutti, solo ha evitato me. Esce con mio fratello, Hans e Marten, ma non può vedere me.»

«Uh, questo è astio. Brutta cosa.» commentò Melanie.

«Questo è odio, direi. Ma non capisco perchè non ci provi a parlarmi. Io vorrei piacergli, anzi vorrei essere in buoni rapporti con tutti, ma lui non sembra intenzionato nemmeno a trovarsi nella mia stessa stanza. - disse sconsolata la bionda - Cavolo, mi ero ripromessa di non pensare a lui prima del mio primo giorno all'Uni.»

Melanie sospirò.
«Senti, mio fratello è molto amico di Robin. Posso... come dire, posso chiedergli di mettere una buona parola per te, di provare a farvi incontrare.»

«Sei pazza? Mi sputa in faccia, piuttosto!» esclamò Lindsey, poggiando la tazzina di caffè sul tavolo.

«Tu fidati di me. Sono bravissima nel creare questi incontri, amo il gossip e lo ama anche mio fratello. Ti faccio sapere cosa devi fare.» fece la mora sorridendo e afferrando il telefono.

«Stai davvero pianificando la mia vita amorosa?» domandò confusa l'olandese afferrandoleil telefono dalle mani, bloccandolo e appoggiando sul tavolino.
Non capiva come avesse fatto a ficcarsi in quella situazione, ed era quasi certa di volerne uscire al più presto.

Lei inclinò il capo e si riprese il telefono. Rassegnata, lo rimise in tasca.
«No, mica ti faccio mettere insieme a lui. Non è esattamente il tipo di persona che una vorrebbe come ragazzo.» commentò lei.

«Perchè? Che problema c'è?» chiese ancora.

Melanie fece spallucce, quindi si sistemò il cappotto.
«Lo scoprirai con il tempo. Ognuno paga il suo, va bene? Oggi pomeriggio mi viene a prendere Matteo, perciò non ci vediamo.»

Lindsey restò un attimo spiazzata, pensando ancora al fatto che doveva pagare.

«Okay, va bene. No aspetta, cosa? Matteo Pessina? Vieni qui, ingrata, voglio sapere tutto come tu sai tutto di me!» esclamò richiamando la svizzera, ma lei si era già alzata per scappare.

«Giuro che domani ti racconto tutto! Quei due euro e cinquanta sono quelli del mio cappuccino e brioche! Ti voglio bene!» rispose, scappando dentro la sede.

Lindsey sospirò, chiedendosi se non fosse stato meglio per lei rimanere in Olanda.
Prese i soldi e andò a pagare tutto alla cassa del bar, quindi si incamminò all'interno dell'edificio universitario.

Si preparò a seguire una giornata del tutto nuova, in cui avrebbe dovuto lottare, in ogni singolo secondo, contro l'istinto di pensare a quel sociopatico di Robin Gosens.
Non è sociopatico, si disse.
Ecco, aggiunse poi tra sè, ci sto già pensando.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora