𝐃𝐔𝐄

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«Linds?»

La voce dolce del fratello le giunse alle orecchie la mattina presto. Aprì un solo occhio e sbirciò da sotto il lenzuolo.
«Ma è prestissimo.» si lamentò.

«Avanti, mi devi accompagnare a Zingonia, altrimenti come la supero tutta questa ansia?»

Lindsey si tirò a sedere sul letto.
«Tu... vuoi davvero che io ti accompagni?» mormorò quasi incredula.

Sam le sorrise e si sedette ai piedi del letto.
«Io ho bisogno di te, Linds. Ho una fottuta ansia che mi sta divorando. Mi serve un po' della tua calma.» disse lui guardandola intensamente negli occhi.

Lindsey sorrise e pensò che non avrebbe potuto chiedere un risveglio migliore.
«E sia, tutti a Zingonia!»

Dopo una colazione della quale il fratello pizzicò solo un paio di biscotti, salirono in macchina - che il giorno precedente, poco prima di cena, Sam era andato a ritirare - alla volta del Centro Sportivo.

In mezz'oretta giunsero a Zingonia: il tragitto era stato un continuo di canti a squarciagola delle canzoni che passavano in radio e di battutine da parte di Lindsey per far distrarre il fratello; la preoccupazione lo divorava a tal punto che aveva fatto metà strada tutta in prima.

Con l'auto accostarono al cancello e Sam abbassò il finestrino per poter parlare con la guardia.
Si sforzò di parlare in inglese e non in olandese.

«Sono Sam Lammers, mi hanno detto che avrei dovuto presentarmi qui alle 9:00 per mostrarmi la struttura e farmi firmare.» spiegò.

Lindsey sentì la guardia dirgli qualcosa, quindi li lasciò passare e indicò loro dove parcheggiare.
Una volta spenta la macchina, Sam sospirò con le mani sul volante.

«Uhm... ce la posso fare.» mormorò.

Lindsey sorrise alla vista del fratello così teso.
Era la manifestazione più pura e semplice di quanto quel lavoro fosse importante per lui. Voleva dare una buona impressione e mettercela tutta per poter, prima o poi, avere una maglia da titolare.

«Sì. Tu ce la fai sempre, broertje. - gli sussurrò la ragazza, prima di sporgersi e lasciargli un bacio sulla guancia - Ora su, vai a dimostrare quanto vali.»

Scesero dalla macchina e Lindsey si guardò attorno.
Non aveva mai visto un Centro Sportivo all'infuori di quello del PSV Eindhoven, e quello di Zingonia era veramente accogliente.

«Di qua.» li guidò la stessa guardia che li aveva fermati al cancello.

Li condusse davanti alla porta di vetro e poi se ne andò. I due fratelli entrarono e videro subito un uomo appoggiato ad un tavolino mentre sorseggiava un caffè.

Fece un cenno sorpreso rischiando di rovesciare il contenuto della tazzina, così la poggiò sul tavolo e sorrise avviciandosi ai due, mentre alzò la mascherina che in quel momento portava abbassata sul mento.
«Buongiorno, signor Lammers! - esclamò raggiante porgendo all'olandese la mano, che egli strinse - Lei è la sua fidanzata?»

«No, no, è la più giovane delle mie sorelle.» si affrettò a spiegare Sam, alzando anche lui la mascherina chirurgica.
Era noto quanto il virus avesse colpito la città di Bergamo, ma nonostante la difficoltà iniziale sembrava che ora la popolazione fosse pronta a tornare alla normalità.

«Sono Lindsey.» mormorò la ragazza sorridendo, azione che lei continuava a fare ma che era praticamente inutile visto che la mascherina la nascondeva.

«Piacere ad entrambi. - disse l'uomo - Io sono Gabriele Zamagna, il direttore sportivo dell'Atalanta. - diede uno schiaffetto amichevole sulla spalla di Sam - Ti ho voluto qui io, signor Lammers.»

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora