𝐒𝐄𝐃𝐈𝐂𝐈

314 19 0
                                    

Atalanta-Liverpool si rivelò un totale disastro, tanto che i bergamaschi incassarono addirittura cinque gol.
Il giorno dopo, infatti, Lindsey era rimasta a casa a studiare ma sapeva che si sarebbe svolta ugualmente una sessione di allenamento in vista del campionato.

Due settimane dopo avrebbero disputato il ritorno, e i ragazzi avevano del tutto bisogno di trovare i problemi riscontrati nel match di andata.

Mentre al mattino Lindsey restò circondata da libri per studiare e dare il secondo esame della sessione, nel pomeriggio ricevette delle notifiche.
Stranamente, non era Melanie, ma Chantal.
Si stupì non poco quando lesse i tre messaggi da lei mandati.

Non seppe dire con quale coraggio Lindsey riuscì a dare il numero a niente po' po' di meno che la sorella di Robin antipatico-ma-affascinante Gosens

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Non seppe dire con quale coraggio Lindsey riuscì a dare il numero a niente po' po' di meno che la sorella di Robin antipatico-ma-affascinante Gosens.

La ragazza le rispose in poco, mandandole la posizione della propria abitazione.
Lindsey osservò per un po' di tempo la foto profilo WhatsApp della giovane tedesca, nella quale si vide perfettamente la somiglianza dei tratti del viso con il fratello.
Rassegnata al fatto che anche se avesse letto e sottolineato tutti quei documenti non le sarebbe rimasto in mente nulla, richiuse i libri, impilò il resto dei fogli e li ripose sulla scrivania, alzandosi dal letto con uno sbuffo.

Mancavano due ore al momento in cui avrebbe varcato la soglia di casa Gosens, e in quel tempo avrebbe potuto studiare cose preziose, ma la mente era altrove.
O meglio, già a casa Gosens.

Prese il cellulare e chiamò la sorella Emma.
Era quasi certa fosse al lavoro, ma non le importava alcunché.

«Emma.» fece appena ella alzò la cornetta accettando la chiamata.

«Che cavolo vuoi? - sussurrò inviperita la sorella - Sono al lavoro, non posso rispondere così a caso!»

«Tra due ore devo andare dalla sorella di quel tizio di cui ti avevo parlato! - le disse a bassa voce, come se pure lei fosse al lavoro e dovesse parlare senza farsi sentire - Vivono insieme.»

Emma sbuffò, seccata.
«Ti pare che questo sia il momento giusto per dirmelo? Sto lavorando, diamine, anche se ora c'è poca gente.»

«Dimmi che devo fare! Non c'è nemmeno Melanie, sono sola e non so che cazzo fare.»

«Vai. - rispose semplicemente lei - E se c'è il tizio ignoralo, anche se sei in casa sua, non sei lì mica per lui. Non ne vale la pena pensarci così tanto se è davvero come dici tu. Devo andare, ciao.» concluse, sbattendole il telefono in faccia.

Lindsey sospirò, gettando il telefono sul letto.
Non vale la pena pensarci così tanto. Sì, facile a dirsi. Sua sorella Emma non l'aveva mai visto, non aveva avuto modo di perdersi nei suoi occhi di ghiaccio, nei tratti del suo viso serio, e nemmeno di sentirsi bruciare addosso il suo sguardo quando l'unico mezzo per farli "parlare" l'uno all'altra era stato un certo Sigmund Freud e il suo libro capolavoro.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora