𝐕𝐄𝐍𝐓𝐈𝐓𝐑𝐄̀

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Dopo cena, Giampiero Gasperini intimò il silenzio tra i suoi ragazzi che ancora ridevano e chiacchieravano spensierati per parlare del match della sera seguente.
Sarebbe stato un discorso d'incoraggiamento, una panoramica sull'atteggiamento che avrebbero dovuto avere e sul modo più consono in cui approcciarsi alla partita di certo non banale.

Non essendo coinvolte nel rituale, Lindsey, Chantal e Melanie lasciarono la stanza e presero posto nel salottino sotto la terrazza esterna dell'hotel.
Non pioveva, ma l'aria era pungente, chiaramente plausibile dato che dicembre era alle porte.

La bionda si accomodò con il suo libro sulle ginocchia, lo stesso che aveva iniziato a leggere in aereo e che avrebbe volentieri continuato almeno per qualche pagina. Tuttavia, c'erano con lei Chantal e Melanie, e quindi chiacchierò un po' con loro, soprattutto riguardo al giorno seguente.

«Ho già visto che qui c'è il Liverpool One con un sacco di brand spettacolari, quindi direi che una buona dose di shopping pazzo al mattino può farci solo bene.» commentò Chantal in un sorriso smagliante.

«Sono d'accordo, - intervenne Lindsey - e se non vi interessa l'allenamento del primo pomeriggio, potremmo partecipare all'esperienza The Beatles Story, sulla carriera della band che, non so voi, io adoro alla follia.»

«È una proposta magnifica! - esclamò Melanie - E per concludere in bellezza, Liverpool-Atalanta. Questa giornata non la scorderò mai.»

In quel momento, alla svizzera arrivò un messaggio, coincidente con l'uscita dei ragazzi dalla sala in cui avevano cenato.

«Remo dice che i ragazzi fanno un torneo di scala quaranta mentre aspettano le undici. - disse leggendo il messaggio. Alzò lo sguardo e guardò la ragazza seduta sulla poltrona alla sua destra - Chanti, la fai una partita in squadra con me?»

La tedesca annuì, e poi guardò Lindsey.
«Vieni anche tu, Linds?»

L'olandese fece un mezzo sorriso di circostanza.
«No grazie, davvero.» disse, lanciando un muto segnale a Melanie guardandola negli occhi.
Come sempre, la ragazza capì tutto da una sola occhiata e si alzò in piedi posando poi una mano sulla spalla di Chantal.

«Dai andiamo tesoro, lo sai che le studentesse di psicologia hanno bisogno dei loro spazi ogni tanto...» fece con tono palesemente canzonatorio, lanciando poi uno sguardo alla diretta interessata e facendole un occhiolino di nascosto, come dicendole 'poi mi ringrazierai'.

Lindsey trattenne un sorriso e mentre loro si allontanarono lasciandola sola, lei aprì Pensieri lenti e veloci riprendendo la lettura da dove l'aveva interrotta sull'aereo.

Ebbe il tempo di sfogliare un paio di pagine che sentì due persone avvicinarsi, o fingere di passare e poi accorgersi di lei, non seppe dirlo con certezza.
Alzò lo sguardo e vide Robin in piedi nei pressi del salotto, che guardava nella sua direzione. Lei, imbarazzata, riabbassò gli occhi sul libro.

Lo sentì schiarirsi la voce.
«Uhm... disturbo?» chiese incerto, e solo allora Lindsey si convinse a rialzare lo sguardo e guardarlo negli occhi.

«Che domande fai brudi? - intervenne divertito Hans Hateboer, rivelando l'identità della seconda persona, che arrivato presso di lui gli diede una pacca amichevole sulla spalla - Non lo vedi che sta leggendo?»

Il tedesco, completamente confuso, guardò il compagno di stanza e si trattenne dal fargli notare che era stato proprio lui, solo un paio di ore prima, a consigliargli di andare nel salotto esterno, dato che lei sarebbe stata senza dubbio lì, e intavolare una conversazione.

Ovviamente Hans lo aveva fatto di proposito, per rendere il tutto più credibile, e anche perchè adorava far imbarazzare il suo amico, che aveva proprio bisogno di sciogliersi un po'.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora