𝐓𝐑𝐄𝐃𝐈𝐂𝐈

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«Tu mi vuoi male.» giunse ad una sola e possibile conclusione Lindsey quando, dopo due ore a casa Gosens, lei e Melanie se ne andarono.

«Cosa? Perchè ti ho fatto conoscere Chantal? È un persona fantastica!» esclamò la svizzera camminando spedita.

Lindsey sbuffò, risentita.
«Non quanto il fratello. Lo sai, vero, il rapporto che abbiamo io e lui?!»

Perchè diamine aveva conosciuto Robin? Non era migliore la sua vita, prima?
E come se non bastasse un Gosens, ne aveva appena conosciuto un altro. Lindsey era convinta che la sua permanenza a Bergamo non sarebbe potuta andare peggio.

«Il fatto che tu gli sbavi dietro e lui nemmeno ti guarda è considerato un rapporto interpersonale?» commentò Melanie.

L'olandese alzò gli occhi al cielo.
«Non gli sbavo dietro. - la corresse - E poi non è vero che non mi guarda; non mi parla, semmai.»

«Fa lo stesso. - tagliò corto la mora - Sai, tra poco finirà la pausa Nazionali e dopo ci sarà la Champions. Onestamente, sono elettrizzata.» cambiò poi discorso.

Stavano ormai per raggiungere casa Lammers, e Lindsey si stava chiedendo come organizzare lo studio per la sessione che sarebbe cominciata di lì a due mesi in funzione delle partite dell'Atalanta.

«Già. - fece sovrappensiero - I ragazzi avranno ottobre e novembre intensissimi.»

«Sì, ma so che non ci deluderanno.»

***

Una delle parti di stagione più intense stava per cominciare, e Robin non vedeva l'ora.
Adorava sentire addosso la pressione delle partite importanti, quella voglia di migliorarsi ogni giorno e rendere felice, oltre a se stesso, tutto l'ambiente atalantino: compagni, dirigenza, tifosi, amici, parenti.

Già, parenti. Chantal, soprattutto. La sorella era la sua tifosa numero uno, guardava ogni partita e non ne saltava una. Sapeva quanto fosse fiera di lui, eppure non riusciva davvero a credere di poter essere così importante, oltre che per lei, per una città intera, sempre che tutto si fermasse lì.

«Gentili passeggeri, stiamo per atterrare ad Orio al Serio. Siete pregati di allacciare le cinture.»

La voce della hostess resa Metallica dagli altoparlanti dell'aereo riportò alla realtà il tedesco, che fece come suggerito e si preparò a tornare in quella città che aveva imparato ad amare.

Appena l'aereo ebbe toccato terra, scese e si recò in aeroporto per prendere il suo bagaglio.
Trovò l'autista dell'Atalanta posteggiato fuori dall'edificio, che gli diede un passaggio fino a Bergamo centro, a casa sua.
Prese la chiave dalla tasca e aprì la porta, che una volta aperta rivelò la figura fine di Chantal intenta a spremere un'arancia al piano della cucina.
Sentendo il rumore dell'uscio si voltò, e sorrise quando vide il fratello.

«Ehy belloccio! - esclamò, e sul suo viso si fece spazio un sorriso. Si asciugò le mani in un panno, si avvicinò a Robin e lo abbracciò. Il ragazzo accennò un sorriso e appoggiò il mento sulla testa della sorella - Sei tornato.»

Robin si godette il contatto con la sorella, che in quegli ultimi dieci giorni le era mancata un po'. Vivevano sotto lo stesso tetto, era abituato ad averla sempre attorno e stare improvvisamente senza di lei era strano.

«Ehy Chanti, che mi racconti?» domandò il tedesco, lasciando il bagaglio a lato della porta per avvicinarsi alla cucina e prendere qualcosa da mangiare.
Leggero, ovvio, altrimenti chi lo sentiva il Gasp.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora