𝐃𝐈𝐂𝐈𝐎𝐓𝐓𝐎

314 13 2
                                    

Il venerdì arrivò di soppiatto e con esso l'esame di psicometria.
Lindsey lo superò senza troppi problemi, si accaparrò un 28 e chiuse la settimana in bellezza.

Avrebbe avuto i prossimi dalla settimana dopo, quindi si tenne libera la domenica pomeriggio per andare ad assistere alla partita di campionato Atalanta-Inter.
Aveva ancora impresso nella mente il passaggio che qualche giorno prima le aveva dato Robin, quei dieci minuti imbarazzanti e al contempo magnifici.
Non sapeva che fare, come comportarsi, specie perché in tribuna al Gewiss, quel pomeriggio, ci sarebbe stato anche lui a causa di un affaticamento muscolare.

Per quanto condannasse il suo istinto, spesso discutibile e con un tempismo davvero orribile, decise che fosse meglio non pensarci e lasciare che fosse il destino a fare il suo corso: niente paranoie, una volta lì avrebbe saputo cosa fare o cosa dire.

Così convinta, prese in prestito la macchina di suo fratello, che si era diretto allo stadio con il pullman insieme alla squadra, e passò a prendere Melanie.
Si rifiutò di informarla su quel pomeriggio a casa Gosens, lo avrebbe fatto solo se una variabile del tutto imprevedibile chiamata Chantal non si fosse fatta gli affari suoi e l'avesse detto.

«Non ci credo, sei in orario!» esclamò la svizzera alla bionda non appena ebbe aperto lo sportello.

Lindsey fece roteare gli occhi.
«Guarda che sono ancora in tempo a lasciarti qui.» la minacciò, ma alla fine aspettò che salisse per poi partire diretta allo stadio.

«Allora, l'uni?» domandò Melanie.

«Dopodomani ho altri due esami. Vorrei spararmi ma credo che sarei capace di pentirmi pure di questa scelta.» commentò lanciando un'occhiata ad un passante che, fermo sulle strisce, aspettava di attraversare. La ragazza si fermò e attese che l'uomo percorresse le strisce pedonali e le facesse un cenno di ringraziamento con la mano per poi ripartire.

«Come se avessi mai preso delle decisioni discutibili! - fece Melanie gesticolando platealmente - O le hai prese e io non lo so?»

Lindsey si morse la lingua.
«Diciamo che anche negli anni passati mi sono ripromessa di non fare gli stessi errori e poi li ho rifatti.» fece vaga, in una mezza verità.

«Non ti biasimo. Oh, ehy, a proposito! Matteo mi ha chiesto ufficialmente di diventare la sua ragazza!» esclamò Melanie con gli occhi letteralmente a cuoricino.

Lindsey quasi perse il controllo del veicolo. Non c'entrava nulla con quello di cui stavano parlando, ma era ben felice di lasciar cadere l'argomento, specie per una notizia così bella.
«Cosa? Ma è magnifico!»

La svizzera sorrise.
«Ha detto che appena fa un gol me lo dedica... uno così è da sposare.» asserì lei.

Anche Lindsey accennò un sorriso.
Era felice per lei. Almeno lei riusciva ad andare d'accordo con i propri sentimenti, e la persona che lei amava non la odiava.

Nonostante quei pensieri, dopo poche ore Lindsey si ritrovò a pensare che tutto sommato non fosse andata così male.

L'Atalanta aveva pareggiato, ma quel che più contava, ovvero la figura che avrebbe fatto con Robin seduto a poche poltroncine di distanza, non si pose per niente, dal momento che il ragazzo non le rivolse nemmeno lo sguardo.

La ragazza stava cominciando a farsene una ragione, il suo essere lunatico era evidente e sebbene lei cercasse di non darlo a vedere ci stava male. Non poteva negare una sorta di attrazione nei confronti del tedesco, limitatamente al suo intrigante aspetto, dal momento che il suo carattere era davvero terribile.

In ogni caso, si addentrò nella seconda settimana di sessione con un sacco di pensieri per la testa, ma riuscì a superare gli esami previsti che, a causa della sosta nazionale e del conseguente weekend libero da partite, pianificò anche per la settimana dopo, ossia la terza.
Li passò tutti con valutazioni oscillanti tra lo striminzito 19 - uno solo, preso in biologia applicata - e il glorioso 30, accaparrato ben due volte.

𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐋𝐀𝐒𝐒𝐈𝐂𝐎 || Robin GosensDove le storie prendono vita. Scoprilo ora