Cibo

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«Ok, si, mangia.» mi ordinò il piccoletto.
«Senti non ce la faccio.» affermai scocciato
fissandoi cibo dinnanzi a me, già sazio dopo
il primo boccone.
Oggi, stranamente, mi avevano portato del
pollo, decente, e delle patate. Fortunatamente
queste ultime, alla cuoca dell'ospedale, o
come cazzo si chiama, venivano sempre
bene. Mangiare qui, contrariamente a quanto
pensassi, non era un suicidio per le papille
gustative, anzi.
«Ci conosciamo da una settimana. Mangi
sempre la stesa quantità, se non aumenti,
finirai per non mangiare più di questo. Devi
mettere su peso, Ok? Sennò come facciamo
a scopare, senza che io abbia paura che tu
mi svenga a caso.» diciamo che Gian, non
era proprio così pudico, anzi, faceva spesso
battutine sconcie, ma non era mai stato così
diretto. Ammetto che però aveva ragione,
dovevo mangiare di più. Ero più magro di
una modella anoressica, e in confronto al mio
nuovo amico, Gian l'orsetto grassottello, era
piccolissimo.
«Gian, ti prego.» lo pregai di smetterla di
insistere. Mi faceva male, quando gli altri
insistevano su cosa dovessi fare e cosa no.
«Sono io, o mi stai pregando di fotterti?» mi
chiese confuso.
«Gian! Ma che cazzo, no!» gli urlai contro.
«Ah, giusto, sei etero. Apri la bocca, dai.»
Non so perché lo stetti a sentire, fatto sta,
che spalancai la bocca, e lui ci infilò un altra
patatina al forno dentro. Mi sorrise, e io,
cazzo, mi sciolsi. Quel ragazzo mi mandava in
pappa il cervello, e, ammetto, che mi piaceva
quella sensazione, che provavo quando lo
toccavo, o lo guardavo negli occhi. Sentivo
i peli drizzarsi sulla pelle, lo stomaco in subbuglio e il cuore a mignotte. Seduto di
fianco a me nel letto, e lo strinsi forte a me.
All'inizio, era rigido, poi capì che lo stavo
abbracciando, e mi buttò sul cuscino.
Mi lasciò un bacino umidiccio sul collo, poi,
scese più in basso sulle mie costole.
«Gian, fermati.» balbettai quasi eccitato.
«Ah è perché sei etero.» non credo avesse
minimamente pensato, che probabilmente,
lui, semplicemente non mi piaceva. EgoTrip.
«No, non è per questo, è che abbiamo il
cibo sulle gambe, e siamo in un posto in cui
potrebbe entrare chiunque, e non sarebbe
comodo per noi.» non negai, che mi sarebbe
piaciuto. Non perché sia gay, ma solo perché
era lui. Era come se il mio corpo, avesse
bisogno di ogni centimetro del suo.
«Quindi ti piacerebbe?» mi chiese speranzoso,
guardandomi negli occhi.
«S-Non ho detto questo.» mi guardò per
qualche secondo, poi con due dita mi apri la
bocca e mi ci infilò altro cibo, riempendomi la
bocca. Lo guardai malissimo,mentre cercavo,
difficilmente, di masticare tutto il boccone.
Subito aggiunse:
«Ecco, sfruttare ogni momento. Impara.» disse
da saputello. Per quanto scherzasse, Gian,
era davvero intelligente e un pò lo invidiavo.
«Ti odio.»

Teddy Bear ||gianego|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora