Libero

173 12 0
                                    

«Diego! Ho una buona notizia, chiama tua
mamma!» Joanna entrò felice, seguita dal
dottore.
Annuì curioso, prendendo il telefono.
«Oh, ma?»
«Diego?»
«Mh, si. Sei al lavoro?»
«No, è successo qualcosa? Dimmelo se è così.»
«No, mà, è solo che mi devono annunciare una
bella, e ripeto bella, notizia, e visto che sono
minorenne, devi esserci pure tu.»
«Uh, madò. Speriamo che non sia niente di
male!»
«Mamma, ho detto bella.»
«Sto venendo.» mi staccò in faccia e vidi le
facce divertite dei due di fronte a me.
Dovemmo aspettare pochi minuti, e pregai Dio
che nel tragitto quella adorabile pazza non
avesse ucciso qualcuno.
«Allora, signora si sieda.» iniziò il dottore
appena mia mamma entrò.
«Vedo che quella si è già accomodata
benissimo su mio figlio.» osservò stizzita
Joanna la tettona intelligente', seduta tra le
mie gambe. La ragazza si alzò, sorridente, e
rimase in piedi.
«Allora signora, vostro figlio è in ottime
condizioni, e non abbiamo motivo per
trattenerlo qui.» Sorrise a mia mamma,
lasciando però in sospeso il discorso.
«Quindi...?»
«Quindi,Diego, puoi smontare baracche e
baracchelle, e andartene già oggi pomeriggio,
dopo aver ovviamente firmato alcuni moduli.»
Joanna vide il mio sincero sorriso e mi abbracciò.
«Le tette. Quei due materassini, non si
schiacciano.» Joanna rise leggermente e si
staccò. La abbracciai di nuovo, nonostante
tutto, era piacevole avere le sue tette enormi
contro di me. Ok, no, mi piaceva proprio
abbracciare lei.
Mamma ci guardò storto e a me venne da
ridere.
La lasciai stare e iniziai a festeggiare con quei
balletti, tipo della vittoria, e a ridere.
«Dio, si, posso finalmente uscire!» urlai quasi.
«Madò Fiè, sei l'apoteosi della felicitàl»
commentò Joanna prima di doversene andare
col dottore in altre stanze.
«Chi cazzo è quella? Ma l'hai vista? Ma perché
non puoi evitare di fare il figlio arrapato, per
una volta? Poi, che cazzo vuol dire apoteosi?»
chiese a raffica mia mamma.
«Lei è Giovanna, una mia amica. Si che l'ho
vista e non sono arrapato. Poi cos'è che mi
hai chiesto? Ah si, l'apoteosi è la massima
espressione di una cosa. »
«Beh, almeno non è stupida.» sussurrò.
«Vatti a vestire, io vado a fare quelle carte.»
aggiunse poi.

***

Appena uscito da li, chiamai Valerio e mi
feci venire a prendere per farci un giro al
centro di Roma, e poi ritornare, verso l'una, a
casa di mia mamma per mangiare con Vale,
mancavano ancora tre ore.
«Cazzo, non ce la facevo più a stare lì, Cristo,
anche se qui ci puzza di merda, si sta meglio!»
salii in macchina di Valerio. E appena finì la
frase, iniziò a sniffare l'aria nella macchina.
«Qui non ci puzza di merda- sniffò ancora-
No, davvero, non ci puzza. Poi, ho messo un
Abre Maggik, ovvero la versione scrausa
e cinese dell'omonimo prodotto.» risi e poi
lo guardai con gli occhi sbarrati.
«Avevo immaginato che mi avresti chiesto
qualcosa a riguardo, quindi ho preparato
quella frase. Stupito eh?» scossi la testa
mentre accendeva la macchina.
«Forse è proprio per quel cazzetto appeso che
ci puzza qui.» disse poi, e io afferrai la palma
di carta, e la sniffai.
«"Rcodio!» urlai lanciando quel portatore di
puzza dal finestrino.
«Perché!?» urlò Mazzei.
«Che problemi hai?» continuò stonandomi
l'orecchio.
«Puzzava a bestia.» risposi calmo.
«Ma io, io ci tenevo! Stronzo!» mi diede un
pugno sul braccio e poi scoppiò a ridere. Lo
stronzo mi era mancato.
«Avrò un livido della Madonna ora,
fanculizzati.» feci l'offeso.
«Direzione Fanculo!» girò bruscamente ad un
incrocio, accelerò e poi alzò le braccia.
«Fammi scendere, Dio, aiutami tu!» non
riuscivo più a smettere di ridere.

Teddy Bear ||gianego|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora