Dopo il tentato omicidio di Valerio, nei miei
confronti, riuscimmo a tornare a casa, sani
e salvi, ma con qualche livido. Domani era il
mio compleanno, e finalmente sarei diventato
maggiorenne.
Avevo affidato il compito di preparare la
classica festa orribile, a mia mamma, che
oramai sclerava ogni maledetto giorno,
quando non era a lavoro, su ogni maledetta
cosa.
Arrivò una chiamata a mia madre,mentre io e Mazzei continuammo
a parlare di tutto, ma riuscì a capire qualcosa
della chiamata, che mia mamma aveva
preferito non farci sentire andandosene in
bagno:
-Mh, si, quindi vieni?-
-Che cazzo vuoi che ti dica?
-Ha abbandonato quel tugurio, finalmente.-
-Ciao, mi sei mancato.-
Quando tornò, era strana, ma sembrava
veramente felice, continuava a sorridere,
pure mentre parlavamo bestemmiando gli
ognissanti.
«Allora,Diè, sei eccitato per domani?» chiese
Vale.
«No, affatto.» dissi distrattamente.
«Comunque mi sto sentendo con il dottore.» affermò poi seria mia madre.
Davvero!? Ma quel tipo non è normale!»
«Non ha nulla di strano anzi, l'ho conosciuto
quando hai avuto quell'attacco di panico, per
questo ci hai visti venire insieme.» feci mente
locale, per ricordare il momento.
«E papà?» dissi fingendo un rancore che col
tempo era sparito.
«Si è innamorato di una sergente che lavora
con lui. Ne abbiamo già discusso entrambi.»
«Ah, beh...» Non sapevo cosa aggiungere, in
fondo quel tipo non lo conoscevo.
A salvarmi da quella situazione, fu Valerio:
«Oh, buona fortuna, Daniela.»
Tra un'ora, sarebbe iniziata la festa, ora al
ristorante, c'erano solo i soliti quattro parenti,
solitamente vecchi, a cui piace giocare a chi
arriva prima. Indossavo un semplice completo
blu notte, il cui pantalone mi andava troppo
largo, più della giacca.
Mi stavo annoiando un botto, Valerio e
Giovanna, che avevo invitato per telefono,
dovevano ancora arrivare. Nella stanza
in realtà, oltre i camerieri, con delle
schifosissime Crocs ai piedi, c'erano i miei
due nonni materni, una zia, una mia cugina
trentenne, mia mamma e il dottore.
Fu proprio quest'ultimo che si avvicinò a me
«Sai Diego, vorrei presentarmi, visto che sai
solo il mio cognome.» Annuì, e lui mi guardò
con un sorriso spaventoso, ma che ci trova
mia mamma? Feci una faccia schifata aka
spaventata, che Dio solo sa.
«C'è qualcosa che non va? Perché sembra che
ti abbiano messo un chiodo nel piede. » rise
leggermente, facendo ridere anche un pò me.
«No, niente non si preoccupi.» tornai a
sorridere normalmente, ma anche lui tornò
a sorridere, e mi stavo davvero trattenendo
dal non fare la stessa faccia schifata, ma fu
impossibile.
«Di nuovo, ho forse qualcosa in faccia?»
No è la tua faccia il problema.
«No nulla, non è nulla.»
«Ricordati che sono un dottore, se hai un
problema, io...» insistette.
«Davvero, sto bene.»
«Comunque io mi chiamo Mattia, vengo da
Cinisello Balsamo, vicino Milano.» si presentò.
«Oh, beh, lei sa già tutto di me.» non sapevo
che dire.
Vidi arrivare Valerio, così mi scusai e me ne
andai verso di lui.
«Mio Dio, è stato bruttissimo.» risi vicino a
Valerio.
«Cosa?»
«Il dottore.» affermai.
«Eh? Lascia stare non voglio sapere.» ci
andammo a sedere con Valerio iniziai a
discutere su chi potesse, tra le mie cugine,
farsi. Nel mentre iniziarono ad arrivare altri
parenti, che vennero tutti a farmi gli auguri.
Avevo la faccia sbavata.
Tutto filò liscio, fin quando non entrò lui, non
lo vedevo da tanto, mi mancava tantissimo.
Si avvicinò a me, vestito di nero, e mi fece gli
auguri. Lo abbracciai fortissimo e iniziai a
piangere. Il suo corpo robusto e la sua altezza,
erano diversi da come li ricordavo. Aveva un
paio di cicatrici, ma non mi importava tanto. Era
lì da me.