Ero fottutamente combattuto, nonostante
fossero passati due giorni, nel frattempo,
senza Gian che m'invogliasse, non riuscivo a
mangiare.
Cioè, in questo caso non si tratta di amore, ma,
semplicemente ero abituato al suo modo di
comportarmi.
«ll piccoletto? Quel cosetto è una bestia!»
chiese, per poi ridere leggermente,Joanna,
o meglio Giovanna Saccone, l'infermiera più
sexy del piano.
Dalla soglia della stanza, ci s'inoltrò dentro,
per portarmi il vassoietto con la purea di
patate e del pollo.
«Lho mandato via.» le sorrisi dolcemente,
mentre mi si avvicinava di più.
«Perché? Eravate così carini!» usò un tono
dolce e io sorrisi ripensando a quel cosetto.
«Non ne voglio parlare.» Sussurrai piano.
«Lo sai, abbiamo solo quattro anni di
differenza. » affermò sorridendo.
«Oh, hai ventidue anni?» chiesi ricordando del
mio compleanno in prossimità.
«No, ventuno.» mi sorrise. Non sapevo che
aggiungere, difatti, lei ruppe il silenzio:
«Si, lo so. Ho le tette grandi, ma sai, ho anche
un cervello. Non sono la classica infermiera
qualunquista con la voce stridula, che gioca a
fare la zoccola.»
«Oh, ma io non lo avevo pensato.»
«E invece si.» disse indicando la acuta
sporgenza nei pantaloni.
«Hey ciao.» esclamai quando,
abitudinariamente Joanna entrò nella mia
stanza. Oramai erano cinque giorni che non
sentivo Gian, avevo rifiutato ovviamente
la sua offerta, ed erano cinque giorni che io
e l'infermiera dalle tette enormi, che, come
avevo scoperto, aveva anche un'intelligenza
sopraffina, veniva a trovarmi.
Si avvicinò, questa volta, diversamente
dalle altre, senza cibo o bevande, o qualsiasi
presente.
«Diego, ho...devo dirti una cosa.» sussurrò
preoccupata. Guardai le sue iridi verdi
petrolio, in contrasto con la divisa blu e
bianca, scurirsi ancora di più.
La sua mano, dalla pelle scura, era poggiata
sulla mia gamba, e fu così che capì di essere
100% etero.
«Che c'è che non va?» le accarezzai la guancia.
«Mi si è rotta I'unghia!» mi vede sgranare gli
occhi per poi ridere.
«Giovà? Ma hai problemi?» abbracciai quella
ragazza e un brivido scese lungo la mia
Schiena.***
I giorni passavano e io non avevo più bisogno
di lui.
Sinceramente, non mi mancava nemmeno:
Joanna, aveva preso il posto, quasi di Gian.
Le uniche differenze erano che io non mi ero
ancora fatto la ragazza, è che lei mi fa stare
meglio,del tipo:
Provavo brividi ogni qualvolta lei mi
sorrideva, ed io cercavo ogni pretesto per farla
sorridere.
Iniziai a pensare che Gian era stato solo uno
stupido sbaglio, e che alla fine, io fossi cento
per cento etero.
In quel momento entrò l'infermiera per il
controllo settimanale, accompagnata del
dottore. Dopo avermi tirato il sangue,
l'infermiera uscì.
«Allora, so che tu e Gian non vi state
parlando più. Stai bene?» si avvicinò posando
la cartella che aveva in mano di fianco
a me. La scrutai per poco tempo, poiché
appena dopo aver letto la sillaba Sa', posta
sull'etichetta dove venivano segnati i nomi dei
pazienti, la allontanai.
«Oh, si si.»
«Credevo avresti affrontato in altri modi
la cosa.» mi osservò, e io non seppi che
aggiungere. Notò il mio silenzio ed aggiunse:
«Domani arriveranno i risultati, se sei
ingrassato, potrai uscire.» si allontanò
sorridendomi.
