Paura

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Il giorno dopo dovetti stare solo tutto il tempo.
Gian e Valerio probabilmente erano davvero
andati a fanculo. Perfetto.
Mi girai i pollici, letteralmente, finché non
decisi di andare a farmi un giro per l'ospedale.
Avvisai Jenny, l'infermiera simpatica, che
sarei andato a farmi un giro per sto schifo.
Evitai i reparti infettivi e di riabilitazione.
Scesi al primo piano e guardai la mappa:
Ok, no, mi stai dicendo che qui fanno anche
chirurgia estetica? Oh e anche impianti
oculistici?
Ma porca troia,che palle. Risalì al mio
piano, frustrato e scocciato.
Mi guardai attorno cercando qualcosa
d'interessante, addocchiai la bacheca. In
primo piano, c'era un articolo:
EL SHAARAWY IN VISITA AI BAMBINI DELLA
PEDIATRIA
"Un pomeriggio a tinte giallo rosse per i
piccoli ospiti della pediatria dell'Azienda
ospedaliero-universitaria Sant'Andrea.
Nel reparto diretto dalla Prof. essa Villa,
tra gli indaffarati camici bianchi, si fa
largo l'attaccante della AS Roma El Shaarawy,
accompagnato dalla mascotte Romolo."
Mi guardai di nuovo attorno, cercando
di ricordarmi dove cazzo fosse il reparto
pediatria. L'articolo, risalente al venti ottobre,
descriveva anche le loro reazioni, nel vedere
il grande calciatore. «A me il calcio, non piace.
Ceh, no.» sussurrò un cosetto affianco a me.
«Oh, ma porca... Chi diamine sei?» urlai al
bambino dopo aver preso uno spavento
enorme.
«Sono Mir-» Una bambina mi diede uno
schiaffo e portò via il coso.
Ma che minchia di ospedale!
«Non avevi detto che ti andavi a fare un giro?» mi chiese Jenny passandomi di fianco con un
vassoio in mano.
«Mh, non conosco nessuno, e sto posto è
infinito.»
«Si, già, ci sono circa tredici piani.»
«L'ho notato.»
«Vabbè piccoletto, io vado.» mi chiamava così,
per la nostra abissale differenza di età. Quasi
vent'anni.
Decisi di passare per IL corridoio. Camminai
fino al punto in cui rischiai quasi di scivolare
sul pavimento. A quanto pare lo avevano
lavato. Chissà che avevano pensato quando
avevano visto la chiazza bianca a terra. Risi
un pò pensandoci.
Camminai in quel quasi buio, fino alla
porta di emergenza la aprì, e scesi le scale.
Inciampai all'ultimo gradino, graffiandomi
le mani. Alzai lo sguardo, e mi ritrovai in un
parcheggio diverso da quello di fronte al S.
Andrea. Mi guardai attorno, e notai che, beh,
in quel parcheggio c'era solo la macchina
del dottore. Quel tipo m'inquietava
sempre di più. Camminai per qualche metro,
non vidi niente che potesse attrarre la mia
attenzione, e ritornati sopra, quando sentii un
rumore strano. Mi trattenni dall'urlare come
una checca. Mi girai mordendomi il labbro
spaventato.

Teddy Bear ||gianego|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora