Il mio respiro ansimante riecheggia nella stanza.
Mi raggomitolo su me stessa con un peso nello stomaco e una lama affondate tra le scapole.
Il fiato è corto e gli i occhi sono pieni di lacrime che mi rigano il viso, percorrono le curve degli zigomi, quelle delle mascelle e si ricongiungono sulla punta aguzza del mento.
Stringo le mani al mio collo magro convulsamente, le falangi più estreme perdono il roseo colorito della pelle per la troppa pressione. Ecchimosi spuntano livide come fiori dall'ultima neve che si scioglie al sole prima della primavera. Soffoco le urla mordendomi i polsi, sento il battito cardiaco accelerare, decelerare, riprendere a pompare un vermiglio liquido che zampilla dalla carne che ho stretto troppo tra gli incisivi.
Il ferrigno sapore del sangue affluisce alle labbra, poi in gola e sembra ristorarla come acqua dopo una sbronza.
Il mio corpo cede ogni ora, si affloscia, non è stanchezza, ma angoscia.
I nervi sono tesi, ma pigri, le gambe pesanti ed incapaci di correre verso la libertà, la testa, invece, viaggia senza confini, né limiti terreni.
E se mi bagnassi nello Stige potrei diventare invulnerabile e non provare più dolore fisico.
E se cadessi nel Lete potrei obliare le mie afflizioni e purificarmi dai miei peccati.
E Se scivolassi nel Cocito piangerei per sempre le mie amate e amare lacrime.
E se cadessi nell'Acheronte proverei solo dolore infinito e ristoratore.
E se mi gettassi nel Flegetonte brucerei in eterne fiamme liberatorie.

STAI LEGGENDO
Amore non corrisposto
PoesíaUn flusso di pensieri e componimenti su un amore disperato ed impossibile. Spero vi possiate sentire confortat*.