"Gaia guardati, stai morendo"
Mia madre mi toccò la schiena ed il costato.
Le ossa di contavano sotto alla pelle bianca e piena di lividi.
Mi sentivo potente. Lo stomaco in fiamme era la sensazione più bella che potessi sentire.
Controllavo ogni cosa ed avevo la mia vita in pugno.
La bilancia scendeva ogni volta e mi sentivo bellissima.
Ricordo la vergogna nel nascondere i capelli che cadevano,
il bisogno di tagliarli per ridurre il mio peso,
per nascondere il cranio che si intravedeva.
Ogni notte piangevo ed urlavo,
non riuscivo ad eliminare quei chili.
26 era il mio obiettivo e me lo ricordo benissimo.
Le merende sbriciolate e buttate nel cestino.
Il cibo contato, caloria per caloria.
A tavola i miei mi gridavano contro,
"Mangia cazzo, mangia".
Io non mangiavo.
Le visite e le anlisi.
Vestiti larghi per nascondere la mia forma.
"Mangia".
No, non mangerò.
La paura del cibo, fissavo i piatti con una sola foglia di insalata scondita ed avevo il volta stomaco.
Mi fissavo i polsi e controllavo che fossero ancora sporgenti le ossa.
Le unghie avevano iniziato ad annerirsi e spezzai tre ossa a quei tempi, nei modi più banali.
Il dolore era il mio pane,
anche l'acqua mi spaventava, non potevo tollerare il mio stomaco gonfiato dai lunghi sorsi che ingannavano la fame.
"Non ho fame, mamma"
"Non è possibile, non è umano, sei orrenda guardati".
Iniziai a cingermi la pancia e ho preso questa brutta abitudine di tenere le braccia conserte per stringere le membra.
"Morirai, ti prego, mangia".
Ma io mi rifiutavo e passavo le giornate cercando metodi per bruciare i grassi.
Mi allenavo tutti i giorni e svenivo regolarmente.
Lo spazio tra le gambe era largo, me ne accorsi quando, appoggiandoci una tazza,
ci cascó in mezzo.
Ma io non mi fermavo e non mi volevo fermare.
26, 26 era il limite.
Arrivai a 25 e avevo 12, forse 13 anni.
Poi presi peso, non sapevo perché stesse succedendo.
Crescevo ed ingrassavo e tentavo di vomitare.
Lo stomaco era ridotto ad un fagiolo.
Ero piena di violacei fiori sulla spina dorsale,
troppo in evidenza le vertebre.
Al mare le persone mi guardavano,
gli amici chiedevano se mi dessero da mangiare.
"Mangia Gaia,ti prego" supplicavano i miei dopo avermi gridato addosso ed aperto la bocca a forza per introdurvi cibo.
"Stai morendo, guardati".La cosa più personale che abbia mai scritto, ricordi di tempi bui, ora mi sento pronta per condividere quello che ho passato. Come promemoria.
Il cibo è vita. E no, non posso mangiare per sopravvivere.
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Amore non corrisposto
PoésieUn flusso di pensieri e componimenti su un amore disperato ed impossibile. Spero vi possiate sentire confortat*.