013

243 21 3
                                    

"Una volta che scegli la speranza tutto è possibile" -Christopher Reeve
***
Era venerdì sera, o come la chiamavano lì, la serata dei giochi.

All'inizio non avevo idea di cosa fosse la serata dei giochi. Avremmo fatto giochi da tavolo o giocato a dei videogiochi?

Essendo cresciuto con un padre che disprezzava qualunque cosa riguardasse i babbani non avevo esperienza in giochi babbani in qualunque caso. Tutti gli altri ce l'avevano però, quindi partivo svantaggiato ancora prima di iniziare. Mi piace più vincere che perdere. Credo che sarebbe stato difficile lottare con il mio ego.

Quando entrai in cucina vidi Cecilia che ballava e cantava al bancone. Aveva un sorriso sulle labbra e per un momento mi persi a guardarla. Con il sorriso era anche più carina del solito. Un sorriso è la cosa più bella che si possa indossare.

'Posso aiutarti in qualcosa?' chiesi cortesemente. La Dottoressa Dolan mi aveva detto che avrei dovuto offrire aiuto più spesso e il più presto possibile. Forse potevo iniziare da quel giorno. Si girò per guardarmi e quando mi vide il suo sorriso si fece ancora più grande.

'Sarebbe davvero fantastico, ragazzo!' urlò felice. 'Non so se la Dottoressa Dolan mi permetterebbe di lasciarti usare una lama affilata, ma potresti tagliarmi dei cetrioli?'

Le sorrisi e le promisi che non avrei fatto del male né a lei né a me stesso con il coltello. Qualche mese prima, dopo la guerra, avevo fatto una promessa a me stesso che non avrei mai più, in vita mia, fatto del male ad una donna. Ero determinato a mantenere quella promessa.

'Cosí?' le chiesi dopo aver tagliato alcune fette. 'Esattamente,' annuì, 'hai un talento naturale.'

'Nel tagliare cetrioli?' dissi ridendo tra me e me. 'Dubito che qualcuno mi assumerà in futuro per questo mio talento.'

'Ma puoi sempre aggiungerlo al tuo curriculum, magari al tuo futuro capo piacerà mangiare. Forse sarà un amante dei cetrioli?' scherzò lei. Cecilia era una delle mie persone preferite nella clinica. Aveva un animo gentile che si meritava tutto il bene del mondo.

'Quindi Cecilia,' dissi cercando di iniziare una conversazione. 'Cosa fai nel tuo tempo libero? Cioè, sei sposata oppure sei una di quelle persone che vivono per il proprio lavoro?'

Sorrise leggermente prima di rispondermi mentre tagliava dei pomodori. 'No, non sono una di quelle persone,' disse. 'Peró credo che la Dottoressa Dolan sia una di quelle. Cioè, l'hai mai vista lasciare la clinica?' bisbiglió. La sua teoria mi fece scappare una risata che rimbombó nella stanza.

'Quindi, non sei sposata?'

'No, non lo sono, tuttavia ho una relazione con una fantastica donna.'

Alzai le sopracciglia alla sua affermazione. 'Una donna?' le chiesi. 'È, ehm, carina?'

'La più carina' disse. Guardò fuori per un minuto, dimenticandosi del mondo intero. Stava probabilmente pensando alla sua ragazza, cosa che trovai adorabile. 'Stiamo insieme da qualche anno ormai,' disse. 'Abbiamo anche adottato un bambino insieme.'

'Quindi sei una madre,' dissi senza esserne sorpreso. Era una persona così gentile e dolce, perfetta per essere una madre. 'Hai una foto del tuo bambino?'

Mi sorrise prima di prendere qualcosa dalla tasca. Credo che i babbani lo chiamino telefono, ma non sono sicuro.

Cecilia guardò il suo telefono per qualche secondo prima di mostrarmi una foto del suo figlio adottivo, che si rivelò essere un gatto. Risi alla mia stupidità realizzando di essermi sbagliato completamente.

'Il suo nome è Palla di pelo'

Risi ancora di più. La mia risata riempì tutta la stanza e fu presto seguita da quella dell'infermiera accanto a me.

'Ei, ehm, siamo pronti quindi-,' un'altra voce echeggiò nella stanza interrompendo la nostra risata. Guardai verso la porta e vidi Harry lì, in piedi, a disagio.

Cecilia gli sorrise gentilmente e gli passò un piatto pieno di cibo. 'Ecco, se fai in modo che arrivi fino al tavolo intatto ti prometto che saremo in grado di iniziare in qualsiasi momento.'

Harry borbottò un silenzioso 'va bene' e se ne andò velocemente.

'Tu ed Harry siete amici o più nemici?' mi chiese Cecilia dopo un breve silenzio. 'Onestamente non ne ho idea,' ammisi. Da quando ero arrivato alla clinica era cambiato qualcosa tra di noi. Però non sapevo come o cosa.

'Se mai vorrai parlarne sai dove trovarmi, va bene?'

Le sorrisi e la ringraziai per la sua disponibilità. Sapevo che la probabilità che parlassi di mia spontanea volontà era molto bassa.

'Dai andiamo a giocare a dei giochi da tavolo!' gridò felice. Raggiungemmo insieme gli altri che stavano già aspettando nel soggiorno. Lydia stava farneticando su qualcosa, Honey sembrava stesse davvero ascoltando cosa aveva da dire l'altra ragazza. Ad Harry, invece, non sembrava interessare, i suoi occhi trovarono i miei ed entrambi sorridemmo per un secondo.

'Che gioco faremo?' chiese Cecilia mentre appoggiava sul tavolo un piatto con delle verdure. Posai il mio piatto accanto al suo e poi mi sedetti vicino ad Harry; era l'unico posto rimasto. Nessuno si voleva sedere vicino ad Harry, cosa che trovavo abbastanza strana.

Sedermi accanto a lui non fece aumentare il mio battito come mi ero aspettato. Non mi turbò affatto.

Alla fine giocammo ad uno stupido gioco e, dopo quello, facemmo un quiz. Tuttavia dovevamo giocare a coppie e, essendo seduto accanto al ragazzo che è sopravvissuto, dovemmo giocare insieme.

'Okay Harry,' lessi l'ultima carta della pila, sapendo che dopo questa il gioco sarebbe finito. 'Chaetofobia è la paura di cosa?'

'Come diavolo faccio a saperlo?' disse Harry facendo ridere Lydia. Tutti sembravano  essere felici, l'energia nella stanza era molto più positiva. Anche Lucia aveva sorriso leggermente, lei crede che nessuno l'abbia vista, ma io l'ho fatto.

'Beh, dovresti mandare una lettera al creatore per chiederlo,' dissi semplicemente. Avevamo già perso il gioco ma ciò non mi preoccupava ormai. Tutto quello che volevo era passare una bella serata.

'Chi è che manda una lettera quando puoi semplicemente fare una chiamata?' Serena, che aveva parlato di più del solito quella sera, mi chiese con un aria confusa. 'Una chiamata?' mi chiesi. Harry iniziò a ridere alla mia ignoranza. Sapeva che non conoscevo niente che fosse babbano.

'Sei probabilmente l'unico ragazzo che non sa cosa sia una chiamata,' mi disse Cecilia prima di spiegarmi che potevi chiamare qualcuno con quella cosa che mi aveva mostrato prima.

'Va bene' dissi, sapendo di dimenticarmi tutto ciò che avevo imparato sui telefoni molto velocemente. 'Non hai ancora risposta alla mia domanda ragazzo.'

'Credo che la Chaetofobia è la paura dei ghepardi.'

'No,' dissi con un sorriso stampato sul viso. 'È la paura dei capelli.'

Tutte le ragazze iniziarono a ridere. Per un momento mi dimenticai dove eravamo. Sembravano così felici, così spensierate. In un secondo, però, sono tornato alla realtà, noi non eravamo felici e nemmeno spensierati. Ma forse per un po' lo siamo stati.

Forse sarei stato meglio. Forse tutti lo saremmo stati.

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora