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Vuoi davvero morire?
Nessuno si suicida perché vuole morire.
Allora perchè lo fanno?
Perchè vogliono fermare il dolore. -Tiffanie DeBartolo; How To Kill a RockStar
***
‘Stai barando!’ Quasi urla Lucia quando vinsi lo stupido gioco per la quinta volta. Tutto ciò che dovevi fare era tirare i dadi e sperare di essere il primo ad arrivare alla fine. Non si poteva barare.

‘No, non sto barando,’ dissi, guardandola negli occhi. ‘Dubito che qualcuno possa barare a questo gioco!’

Per un momento guardò dubbiosa il tabellone, ma non era d’accordo con me come mi aspettavo. ‘Bene, stai barando comunque. Non ci sono altre possibilità. Nessuno può essere così fortunato.’

I miei occhi si spostarono su un certo ragazzo che stava guardando degli stupidi cartoni. ‘Forse lo sono,’ dissi continuando a guardarlo. ‘Fortunato.’

Lucia seguì il mio sguardo fino a che non notò chi stavo fissando. Invece di dire qualcosa, come mi aspettavo, alzò semplicemente le sopracciglia e mi sorrise. Sentii il mio cuore battere più velocemente sperando che non si fosse accorta di nulla.

Tuttavia, non sapevo nemmeno se ci fosse qualcosa di cui accorgersi. Eravamo solo amici dopo tutto, o almeno speravo così.

‘O mio dio,’ parlò improvvisamente Lucia. I miei occhi lasciarono il bellissimo ragazzo seduto davanti alla televisione. Questa volta fui io a seguire il suo sguardo e notai un ragazzo alto e rosso dall’altra parte della piccola finestra che mostrava l’entrata. La Dottoressa Dolan era accanto a lui, le sue labbra si stavano muovendo quindi supposi che gli stesse facendo il tour della clinica. ‘Deve essere il nuovo ragazzo,’ osservò Lucia. Mi sorprese che fosse già arrivato considerando che Serena era andata via due o tre giorni fa.

‘Be, è stato veloce,’ dissi alla ragazza accanto a me con un cipiglio sul viso. ‘Chi c’era qui prima di me?’

Lucia mi guardò con un’espressione accigliata. ‘Non sono sicura che tu lo voglia sapere,’ sembrava colpevole. ‘Ti prego, Lucia, voglio saperlo,’ la pregai giocosamente, la feci ridere e si rilassò. ‘Va bene, ma se poi hai gli incubi non incolparmi.’

Mi misi una mano sul cuore dicendo ‘Prometto che non ti incolperò se non riuscissi a dormire stanotte.’

‘Okay, ma ricorda che mi hai obbligata tu, va bene?’ disse non aspettando una mia risposta. ‘Si chiamava Trevis. Non so quando arrivò qui ma doveva essere molto tempo fa. Era il compagno di stanza di Harry,’ spiegò Lucia, mi sentivo leggermente geloso a sapere che un altro ragazzo aveva dormito nel mio stesso letto accanto al ragazzo che è sopravvissuto. Perchè mi sentissi così era un mistero, specialmente sapendo che Harry non aveva socializzato con nessuno prima che io arrivassi. ‘Non preoccuparti, non avevano lo stesso rapporto che hai te con lui. Credo sia una buona cosa visto che, umh, si è suicidato due giorni prima che tu arrivassi.’

Fu come se qualcuno mi avesse tirato un pugno in faccia. Si era suicidato. Qualcuno aveva deciso di togliersi la vita perché era troppo disperato. Perché voleva zittire le voci.

‘È terribile,’ cercai di esprimere come mi sentivo. ‘Questo povero ragazzo deve aver sofferto molto. Non riesco a pensare a quando abbia desiderato un po’ di pace. Tu, uhm, te lo aspettavi?’

‘No,’ disse immediatamente la ragazza. ‘E questa fu la cosa strana. Sembrava completamente normale, sembrava fare progressi. Tutti credevamo che ci avrebbe lasciati presto, ma non in quel modo. Da fuori sembrava tutto apposto. Fu sconvolgente scoprire cosa aveva fatto.’

Non potevo credere a ciò che avevo appena sentito. Quel povero ragazzo. La sua povera famiglia. L’unica cosa positiva a cui potevo pensare era che, finalmente, lui era libero da tutto il dolore. Sfortunatamente, quel dolore ora lo stava provando la sua famiglia.

‘Credi che sia simpatico?’ chiese la ragazza dagli occhi blu dopo un lungo silenzio. I miei occhi incontrarono quelli del rosso e un brivido mi pervase. ‘Ad essere onesto,’ iniziai a dire non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso. ‘Non ne sono sicuro, te cosa pensi?’

Lo guardò anche lei con uno sguardo dubbioso. Sapevo che c’erano stati degli uomini nella sua vita che non l’avevano trattata come avrebbero dovuto. Sapevo anche che questo l’aveva portata a non fidarsi di nessuno, soprattutto di altri uomini. In una maniera o in un’altra avevo guadagnato la sua fiducia in quelle tre settimane alla clinica. Volevo solo che non avesse dovuto passare quello che il suo ragazzo le aveva fatto passare.

‘Ehi,’ dissi prendendole la mano. ‘Andrà tutto bene, okay? Non sei sola qui, non può succedere niente. Se è una specie di alieno che vuole deporre le sue uova aliene dentro di te, ti proteggerò dalla sua cattiveria.’

La feci ridere, ma, anche se la volevo far ridere, volevo che sapesse che non doveva più avere paura. Il suo ragazzo doveva essere un vero stronzo, il segno che aveva lasciato su questa povera ragazza era più grande di quanto poteva immaginare.

‘Spero che non voglia depositare nessun uovo in me,’ rise, volevo sentire più spesso quella risata. Ma non sentivo la stessa sensazione di calore che mi dava la risata di un certo ragazzo corvino, anche se era la stessa cosa. Ero amico di Lucia come ero amico di Harry. Tuttavia lei non mi trasmetteva gli stessi sentimenti di lui; non mi faceva sentire amato e voluto come faceva Harry. ‘Non credo di essere la perfetta portatrice delle sue uova.’

Una risata fuggì dalle mie labbra e si espanse per la stanza. ‘Dovresti vederlo anche dal lato positivo. Forse potrai viaggiare gratis sulla sua navicella spaziale.’

‘O riceverò la mia personale,’ fantasticò lei, facendoci scoppiare a ridere. ‘Credi che sarà anche lui un nostro compagno di stanza?’ chiesi dopo aver smesso di ridere. Lucia alzò le spalle mordendosi le labbra. ‘Non lo so, lo vuoi?’

‘No,’ dissi troppo velocemente e troppo forte, sentii le mie guance colorarsi di rosso. Era la verità però, non volevo che nessuno disturbasse l’amicizia che avevamo creato. Sapevo che non potevamo parlare apertamente con un’altra persona nella stanza. Ad essere onesti, avevo bisogno di quelle conversazioni con Harry, avevo bisogno di sentire la sua voce. Volevo aiutarlo, assicurarmi che stesse bene. Niente di tutto ciò poteva accadere se c’era qualcun’altro. ‘Voglio dire, io e Harry non abbiamo bisogno di nessun altro nella nostra stanza. Le stanze sono troppo piccole, lo sai.’

Non potei evitare di guardare verso Harry che era ancora davanti alla televisione. Solo in quel momento mi resi conto che un certo paio di bellissimi occhi verdi non stavano guardando il cartone alla televisione, ma me nel riflesso. Un sorriso si fece largo sul viso del corvino, arrossii sapendo che i suoi occhi non mi avevano mai lasciato da quando ero entrato nella stanza.

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora