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mezzanotte ed io sono qui a piangere per niente ma alla stesso tempo per tutto.
Nulla è sbagliato ma nulla è nemmeno giusto" -anonimo
***
Era silenzioso. Era buio.

La notte era sempre stata la parte che mi piaceva di meno di tutta la giornata. Era il momento perfetto per pensare visto che non riuscivo a dormire e non c'era nient'altro da fare.

La notte mi aveva sempre spaventato. Quando ero piccolo avevo paura che ci fossero dei mostri sotto il letto. Il mio adorato padre non mi capiva, mi prometteva che se non fossi stato zitto, mi avrebbe fatto vedere che i mostri non erano sotto il letto ma davanti a me. Era solo un altro modo per farmi capire che mi voleva forte. Che mi voleva coraggioso.

Ma avevo solo sei anni. Non sapevo niente del mondo. Non sapevo che cosa sarebbe successo. Forse avrei apprezzato la mia vita di più, forse sarei stato grato per le notti spensierate, dove l'unica cosa che mi spaventava erano i mostri.

La mia infazia era, per così dire, complicata. Può essere una delle tante ragioni per cui ero lì dentro. Con un padre che non amava nient'altro che non fosse se stesso e una madre che amava tutto tranne se stessa ero rimasto solo.

La notte era anche il momento in cui litigavano. Mia madre ha sempre pensato che non sapessi delle loro liti. È per questo che accadevano di notte. Lei urlava contro mio padre, lui la picchiava e lei si metteva a piangere. E io ascoltavo. Questo mi ha cambiato molto. La prima volta che sentii mio padre picchiare mia madre ero spaventato, arrabbiato, triste. Ricordo chiaramente il suo pianto. Era stato solo uno schiaffo sulla guancia sinistra. Solo uno. Ma aveva cambiato tutto.

Non penso che si siano più amati dopo quel momento. Se io non avessi parlato, nessuno lo avrebbe fatto. Se io non avessi abbracciato loro, nessuno lo avrebbe fatto. Se non li avessi fatti sorridere io, niente lo avrebbe fatto. Avevamo una casa enorme per una grande famiglia felice. Ma in realtà non potevamo essere all'altezza di quegli standard. Nemmeno un po'.

Tutto ciò accadeva a mezzanotte. Mezzanotte era l'ora in cui piangevo fino a che i miei occhi non ce la facevano più e mi addormentavo per un paio di ore. Mezzanotte era l'ora in cui mia madre era solita piangere, era l'ora in cui mio padre perdeva la pazienza. Era l'ora in cui speravo maggiormente di essere morto.

Il silenzio della stanza fu rotto da un singhiozzo. Aggrottai la fronte accorgendomi che quel singhiozzo non aveva lasciato la mia di bocca ma quella di Harry. Il mio corpo si tese, non sapendo che altro fare. Questo primo singhiozzo silenzioso fu seguito da molti altri. Mi ci volle un minuto per capire che Harry stava piangendo nel cuore della notte, come avevo fatto molte volte anche io prima di lui.

Una parte di me voleva chiudere gli occhi e ignorare i suoi singhiozzi. Ma c'era una parte di me che mi impediva di farlo. Non potevo lasciarlo soffrire in questo modo, non dopo tutto ciò che aveva fatto per me. Dovetti raccogliere tutto il mio coraggio non sapendo come avrebbe potuto reagire. Harry era come una bomba a orologeria. Se tocchi il cavo spagliato può esplodere, ma se tocchi quello giusto si ferma. L'unica cosa che potevo fare era sperare di colpire il cavo giusto.

'Harry?' sussurrai molto gentilmente. Per un attimo pensai che non mi avesse sentito. I suoi singhiozzi cessarono e il silenzio cadde nuovamente sulla stanza. 'Harry, stai bene?'

Ovviamente no. Perché starebbe piangendo sennò? Se stesse bene non starebbe piangendo, a meno che non fossero lacrime di gioia ma, visto che ci trovavamo in un posto dove nessuno era felice, ciò non era possibile.

'Harry' dissi di nuovo, 'va tutto bene, non devi vergognarti. Non rideró e non ti prenderò in giro se stai piangendo.'

Cercai di sembrare il più gentile ed educato possibile, non volevo ferirlo ancora di più. Non avevo idea del perché stesse piangendo e visto che non era facile per me immedesimarmi nei panni di qualcun'altro dovevo essere il più cauto possibile. Tuttavia, in quel momento volevo solo che stesse meglio, perciò provai a consolarlo. 'P-Promesso?' sussurró dopo un po'. Annuii, realizzando solo dopo che non poteva vedermi. 'Sì, lo prometto.'

'Mi d-dispiace di averti s-svegliato.' disse silenziosamente. Mi fece sentire così in colpa. Era lui quello che piangeva, ero io quello che doveva scusarsi anche se non avevo nulla a che fare con la sua tristezza, lui non doveva scusarsi per nulla al mondo. 'Non hai nulla di cui dispiacerti.' Dissi con una voce amichevole. 'Voglio solo aiutarti come tu hai fatto con me.'

'Intendi p-prima di esserti a-arrabbiato con me?'

Mi sentii ancora più in colpa. Se questo era possibile. Stava piangendo per colpa mia? Ero una persona così cattiva?

'Mi dispiace,' dissi con la voce rotta. 'Tendo a far del male alle persone che cercano di aiutarmi. Forse perché sono troppo spaventato di lasciare entrare qualcuno.'

'T-Ti capisco, alcune p-persone hanno dei m-muri intorno a loro. I m-miei sono fatti di fottuto a-acciaio.'

Una piccola risata scappò dalle mie labbra sentendolo imprecare. Fa sembrare adorabili anche le parolacce.

'Beh, ti capisco anche io.' Dissi dolcemente. Un silenzio confortevole cadde su di noi e io lo ruppi dopo pochi minuti. 'Quindi, vuoi parlarne? Non lo dirò a nessuno, non che lo possa fare. Ma, beh, puoi parlare con me.'

Accettare aiuto non era facile per me, ma non lo era nemmeno offrirlo.

'No, non molto,' disse Harry, 'o forse sì, ma sono troppo spaventato.'

'Di cosa hai paura?'

Harry rise debolmente. 'Sembri la Dottoressa Dolan.'

'O mio dio, no,' esclamai. 'Non voglio assomigliarle, i miei capelli sarebbero rovinati per sempre.'

Harry rise ancora. La sua bellissima risata riempì la stanza. In quel momento decisi di voler sentire quella risata molte altre volte. Sentii il bisogno di farlo sentire felice, di farlo ridere. Il che era strano visto che non mi era mai importato di nessuno.

'Se non ti senti pronto a parlarmi ora va bene. Lo capisco. A patto che mi prometti che mi farai sentire ancora quella risata meravigliosa.'

Il silenzio cadde di nuovo e mi chiesi se avessi detto qualcosa di sbagliato. Forse avevo chiesto troppo, forse mi ero spinto troppo oltre. Era difficile per entrambi dimenticarsi della nostra storia, tutto ciò che potevo fare in quel momento era sperare che non provasse più odio nei miei confronti.

'Va bene,' disse Harry improvvisamente, 'lo prometto, se mi prometti di non sfogarti più contro la parete. Non ti ha fatto nulla di male.'

Ora era il mio turno di ridere mentre una sensazione di sollievo si espandeva per tutto il corpo sapendo che non era più arrabbiato con me. 'Va bene,' dissi dopo di lui. 'Lo prometto.'

Forse, solo forse, mezzanotte non era più la parte peggiore della giornata dopo quella notte.

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora