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"Tutte le tue urla sussurrate, scivolano proprio tra le mie dita
Ma questi ricordi continuano a tormentarmi"
-5 seconds of summer; Castaway
***
'Come ti senti riguardo al fatto di non vedere tua madre da una settimana?'

Sussultai non sapendo bene come sentirmi a riguardo. 'Bene, credo,' le dissi dopo una breve pausa. 'Quando andavo ad Hogwarts non la vedevo per mesi, credo di essermi abituato ormai.'

'Non avevi nessun contatto con lei quando andavi a scuola?' chiese subito dopo, non volendo lasciare l'argomento. 'Sì,' ammisi, 'solitamente le scrivevo ogni settimana. Le raccontavo tutto e lei mi diceva tutto sulla sua vita. Quindi sì, mi manca un po'.'

'Oggi volevo parlarti del tuo passato, visto che tua madre ricopre un grande ruolo in questo,' iniziò, scegliendo cautamente le sue parole. Il mio cuore iniziò a battere un po' più veloce sentendo le sue parole e capendo che cosa significavano. Dovevo parlare di tutti quegli anni orribili che formavano la mia infanzia. 'Credi di essere pronto per questo?'

'No' dissi senza nemmeno pensarci. 'Ma so di doverlo fare per, beh, stare meglio.'

La dottoressa Dolan mi sorrise orgogliosa prima di prendere i suoi appunti. 'Se hai bisogno di una pausa o di un po' di aria dimmelo. Abbiamo tutto il tempo del mondo. È importante discutere i tuoi traumi del passato prima che ti perseguitino.'

Beh, allora sarei dovuto venire qui anni fa.

'Giusto,' mormorai mentre un mio dito stava iniziando a giocare nervosamente con uno dei miei braccialetti. 'Iniziamo con i tuoi primi.. cinque, sei anni della tua vita? Ti ricordi qualcosa in particolare di quegli anni?'

Un sorriso prese forma sul mio viso. 'Sì, molto bene. Mia madre mi cantava sempre delle canzoni, mi leggeva le storie, era solita dirmi quanto felice era con me. Mi ricordo anche mio padre che mi portava fuori e mi insegnava a giocare a Quidditch, come passavamo ore sul prato a giocare a quello stupido gioco. Mi ricordo di noi seduti al tavolo, mio padre e mia madre che si assicuravano che mangiassi abbastanza verdure, ma non lo facevo mai. Si arrabbiavano con me, però poi mi davano la fetta di torta più grande o un'enorme pallina di gelato.'

Il sorriso che avevo stampato sulla mia faccia mentre ricordavo i momenti felici della mia infanzia se ne andò velocemente quando ricordai le cose che erano successe. Il male trova sempre un modo per sconfiggere il bene, la tristezza sembra sempre che riesca a distruggere la felicità.

'Quando cambiò tutto questo?'

'Credo che avessi sei o sette anni quando tutto cambiò,' dissi. L'ansia mi fece sudare ancora di più e iniziai a sentirmi la maglietta bagnata. 'Cambiò qualcosa nel comportamento di mio padre. Non aveva più tempo per giocare a Quidditch con me, non mangiava mai con noi. Era sempre lì, però non sembrava ci fosse. Sentivo come se fosse un estraneo.'

'Come ti faceva sentire?'

'Abbandonato,' risposi onestamente, volevo solo dire la verità. 'Mi faceva sentire come se fossi uno spreco di spazio, come se fossi la ragione per cui i miei genitori si stessero allontanando.'

'Cosa ti faceva credere che si stessero allontanando?'

'I litigi che avevano. Mia madre crede che non sentissi le loro liti, ma le sentivo. Le ho sempre sentite. L'ho sempre visto picchiarla. Ho sempre sentito i suoi pianti di aiuto. Aiuto che io non potevo darle.'

'Eri solo un bambino,' la mia terapista disse gentilmente. 'Non potevi fare nulla.'

'E se invece potevo fare qualcosa? E se ero troppo codardo per fare qualcosa. L'ho fatta soffrire, ho lasciato che la picchiasse. Gli ho permesso di far del male alla persona che più amavo. Cosa dice questo di me? C'erano delle volte in cui piangevo fino ad addormentarmi perché lei non rispondeva alle mie lettere. Ero così spaventato, ogni volta che le mandavo una lettera, che lei potesse non rispondere a causa di mio padre. Avevo paura di tornare a casa, paura che lui l'avesse picchiata a morte. La paura di non sapere se stava bene, se era viva mi faceva sentire disperato e incredibilmente triste. Volevo così tanto aiutarla, speravo che stesse bene ogni singola notte.'

Lacrime silenziose fuoriuscirono dai miei occhi mentre l'odio verso me stesso accresceva dentro di me. Non riuscivo a credere a quanto onestamente avevo parlato con lei, non lo avevo mai fatto.

'Le ha fatto male, dottoressa Dolan, ha fatto male alla donna che amava di più. Quello era l'unico tipo di amore che conoscevo. Non riuscivo a fidarmi di nessuno per questo, per il modo in cui mio padre trattava mia madre. Lui ha sempre detto che l'amava, ma questo non è amore, vero?'

'No, non lo è,' disse. 'È una maniera molto insolita di esprimere amore, o anche odio per qualcuno. Una persona non dovrebbe mai permettersi di fare queste cose,' disse, pensando a cosa domandarmi successivamente. 'Perché credi che l'abbia fatto?'

Qualcosa scattò dentro di me in quel momento. Forse i nervi, forse erano le lacrime silenziose che stavo piangendo da anni ormai. Non sapevo cosa fosse, ma mi fece diventare pazzo. 'Non l'amava,' dissi con una voce calma. 'Non l'amava,' dissi ancora una volta più forte. 'Non l'amava!'

Ho probabilmente urlato la stessa frase diverse volte prima che le lacrime fossero inarrestabili.

'Non l'amava!' Urlai poi. Il mio cuore era ferito, il mio cuore era stanco e la mia anima sembrava persare mille chili. Le lacrime che mio padre non meritava caddero al suolo, sulla mia maglietta e, dopo qualche minuto, sul giacchetto della dottoressa Dolan.

Mio padre mi aveva ferito, più di quanto potesse immaginare.

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora