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Stare sveglio fino a tardi
e non riesco ad aspettare quando
sei di nuovo in giro
-Laurel; Hold Tight
***
‘C’è qualcosa che vorresti dire riguardo stamattina?’

‘No,’ dissi rifiutandomi di incontrare i suoi occhi. Sapevo che ciò che avevo fatto era sbagliato, ma allo stesso tempo non lo credevo. Difendere qualcuno non doveva essere qualcosa per cui vergognarsi, non è un atto di crudeltà.

‘Bene, credo che dovremmo continuare con la seduta di oggi,’ continuò la dott. Dolan guardandomi. ‘Ti prego descrivi cosa credi sia successo questa mattina.’

Ero nuovamente nervoso sapendo che avrei dovuto parlare e che lei mi avrebbe potuto giudicare. Non lo faceva apposta, ma prima o poi tutti ti giudicano anche se cercano di non farlo. È molto difficile non farlo. Dal momento in cui vedi una persona, o la senti, ti fai un’idea di lei. È automatico, non importa quanto spregiudicato tu sia. Tutti conosciamo qualcuno che non ci piace, e qualcuno che ci piace più di altri. Succede, ma ciò non significa che non faccia male.

‘Credo che Lydia fosse gelosa perchè Serena può andarsene e lei no,’ iniziai, dubitando che fosse realmente Serena che se ne sarebbe andata. ‘Si è arrabbiata, e Honey ha iniziato a litigare con lei,’ continuai sperando che fosse effettivamente Honey quella con cui aveva litigato. Spendere delle ore in isolazione mi aveva confuso. Non avevo più un’immagine limpida di ciò che era successo questa mattina. L’unica cosa di cui ero certo era che Lydia aveva attaccato Harry con le sue stupide parole. Ai miei occhi era ingiusto, il corvino non aveva fatto nulla alla ragazza castana.

‘Che è successo poi?’ mi chiese la mia terapista e per la prima volta durante quella seduta trovai la forza di guardarla negli occhi. ‘L’ho difeso,’ dissi con voce seria. ‘L’ho difeso come un buon amico dovrebbe fare, ma invece di apprezzarlo hai deciso di rinchiudermi in quella fottuta stanza di isolamento.’

‘Come ti sei sentito?’

Non potevo credere che volesse parlare di sentimenti. Questo non aveva niente a che fare con i sentimenti. L’unica cosa che volevo era sentire un “mi dispiace” uscire dalla sua bocca, non dalla mia.

‘Arrabbiato,’ dissi poi sembrando un po’ arrabbiato. ‘Come se tu non mi avessi ascoltato, come se tu mi vedessi come il ragazzo cattivo anche se non lo ero. Non questa volta almeno.’

Iniziò a scrivere qualcosa sul quel suo stupido quaderno. Mi chiesi che cosa stesse scrivendo, era positivo o negativo? In quel momento non sapevo che cosa sperare.

‘Sembra che odi quando le persone saltano a conclusioni e ti vedono come quello cattivo. Me lo puoi spiegare?’

Sospirai. Profondamente. Sapevo che ora dovevo parlare del mio passato. Sapevo che dovevo dirle tutte le cose orribili che avevo fatto, cose che mi facevano odiare ancora di più me stesso. Tuttavia, per migliorare dovevo farlo. Fare le cose sbagliate ma semplici era una cosa che avevo fatto da tutta la mia vita. Ora dovevo scegliere la cosa difficile ma giusta e aprirmi. A lei e a me stesso. Lo dovevo a me stesso e a mia madre.

‘Sì,’ borbottai sentendomi le mani iniziare a sudare. ‘ Qualche anno fa presi delle decisioni davvero orribili. Scelsi la via facile, che ha portato le persone a chiamarmi codardo, pensavano fossi debole, mi odiavano per ciò che avevo fatto.’

‘Che cosa hai fatto esattamente?’

‘Ho mentito, tradito le brave persone e ho permesso che venissero uccise troppe volte. Ho addirittura ucciso qualcuno io. Ho seguito qualcuno ciecamente e avrei fatto assolutamente di tutto se me l'avesse chiesto,’ ammisi, mi sentii tremendamente in colpa per le parole che stavano per uscire dalle mie labbra. ‘Onestamente, credo che avrei potuto uccidere mia madre se mi avesse chiesto di farlo. Per me, seguirlo era l’unica opzione. Volevo che fosse orgoglioso di me.’

‘C’è mai stata una cosa che ti sei rifiutato di fare?’ mi chiese la donna con pazienza e con un sorriso gentile. Per un momento dovetti veramente pensarci.

‘Sì,’ dissi infine, ma prima che mi potesse chiedere “quando” e "perché" iniziai a parlare. ‘Era quella notte orribile. Ero appena tornato alla casa dove ero cresciuto. Sentii mio padre e mia madre litigare e lui la picchiò, ad essere onesti non era una cosa nuova per me ma fece comunque male. Il mio unico desiderio era di poter fare qualcosa per punirlo per tutto quello che aveva fatto. Volevo che soffrisse.’

Le parole mi morirono in bocca mentre cercavo di capire esattamente come dirle quello che volevo. Tutta la mia rabbia nei suoi confronti era scomparsa nel momento in cui era cresciuta la rabbia verso me stesso.

‘Quella notte era anche la notte in cui Harry Potter fu finalmente catturato,’ parlai sperando sapesse quanto Lord Voldemort lo voleva uccidere. ‘Ma c’era qualcosa che non andava con la sua faccia, la sua amica Hermione lo aveva colpito con un incantesimo che fece diventare il suo viso molto strano. Per questo nessuno sapeva se era veramente Harry Potter e volevano che io lo guardassi. Così potevo confermare che era lui e loro potevano chiamare il Signore Oscuro.’

Mi fermai un momento al ricordo di quella sera. Appena avevo posato il mio sguardo su di lui sapevo che era Harry. Lo potevo riconoscere in qualsiasi circostanza.

‘Sapevo fosse lui, ma mentii a tutti gli altri e dissi che non ero sicuro. Per questo non chiamarono il Signore Oscuro. Forse per questo lui sopravvisse quella notte, perché quando c’è stato il combattimento lo lasciai fuggire.’

‘Quindi hai salvato Harry? Lo stesso Harry che adesso è qui?’ mi chiese realizzando fino a che punto era arrivato il nostro rapporto. ‘Sì, l’ho fatto. Anche se sapevo che mi poteva costare la vita se il Signore Oscuro avesse scoperto che avevo mentito,’ dissi sentendomi un po’ orgoglioso.

‘Credo di poter affermare che Harry tira fuori il meglio di me.’

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora