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"E come ho guardato ho contato
Le reti di tutti i ragni che prendono cose e le mangiano dentro." -i miss you; 5 seconds of summer
***
'La terapia di gruppo non è andata così bene.' Disse la Dott.ssa Dolan. Era più un'affermazione che qualcosa a cui dovevo reagire. Aveva ragione, era stata un distastro. Io finii per piangere, Harry finì per strappare quegli orribili quadri che c'erano alle pareti. La ragazza strana, Serena, fu mandata in una stanza silenziosa, che è praticamente una stanza con niente al suo interno tranne i tuoi pensieri. 'Come ti senti riguardo a quel che è successo?'

'Bene, in realtà.' Dissi. 'Credo sia andata molto bene, aspetto con ansia quella di domani.'

La Dott.ssa Dolan non reagì nel modo che volevo, scrisse solamente qualcosa nel suo stupido quaderno con una stupida penna nella sua stupida calligrafia. Volevo che mi urlasse contro, che mi dicesse che ero maleducato; non questo.

'Vuoi continuare la discussione che abbiamo iniziato stamattina?'

'Dipende' risposi, non volevo aprirmi del tutto con lei. 'Sarò chiamato di nuovo un codardo? O quello era solo un regalo di benvenuto?'

Scrisse qualcos'altro; mi aveva già annoiato.

'Te e il Sig. Potter avete una storia insieme, giusto?' Chiese dopo una breve pausa. Sentii la mia schiena iniziare a sudare e le mie mani tremare leggermente. 'Sì' Dissi con una voce tremante. 'Me la puoi raccontare?'

'Cosa vuoi sapere?'

Non volevo parlare di Harry Potter. Dio, non avrei mai voluto vederlo di nuovo. Dopo Hogwarts pensavo che se ne fosse andato per sempre. Che non avessi più dovuto vedere quel ragazzo arrogante. Ora eravamo nella stessa clinica oer gente pazza. Eravano pazzi come tutte le persone qui dentro.

'Raccontami come vi siete conosciuti.'

Ricordando come ci eravamo incontrati, una piccola risata scappò delle mie labbra. 'In un negozio.' Dissi vedendo il giovane Harry davanti a me. 'Era prima di andare ad Hogwarts, ricordo che gli chiesi di essere mio amico, ma lui rifiutò. Da quel momento il nostro rapporto diventò un po'... emh... teso'

'Puoi descrivermi questa tensione?'

'Non so molto come. Andavamo nella stessa scuola, lui prese posto nel tavolo dei grifondoro ed io il mio tra i serpeverde,' cercai di spiegare, non volendo dire che era colpa mia se ci odiavamo così tanto. Forse ero egoista, ma non ero stupido. 'Non sono rivali queste due case?' Chiese la Dott.ssa Dolan con un sorriso. Annuii prima di continuare la mia storia. 'Lui è famoso, lo sai. Tutti nel mondo magico lo conoscono. In molti lo adorano. Non ha dovuto fare niente per ottenerlo. Mi ha fatto diventare geloso. C'erano notti in cui non riuscivo a dormire perché mi perseguitava nei miei pensieri. Volevo essere famoso come lui, volevo che le persone mi conoscessero, mi lodassero. Che mi amassero, addirittura. Non sto dicendo che le persone lo amano, qualcuno lo fa, qualcuno no. Lui non sapeva come gestire questa sua fama e ciò mi faceva arrabbiare ancora di più.'

'Perché tu la volevi, sapevi come gestirla. Giusto?' Chiese pazientemente. Mi iniziai a chiedere se ne avesse parlato anche con Potter. 'Si, credo tu abbia ragione.' Ammisi, vergognandomi di quanto infantile tutto questo sembrasse. La Dott.ssa Dolan mi avrà creduto pazzo.

Però era il suo lavoro lavorare con persone come me. Aiutare persone come me. Persone mentalmente instabili che non riescono a vincere la lotta con i propri demoni.

'Hai parlato di me con lui?' Chiesi gentilmente. 'Cioè, stiamo discutendo il nostro rapporto, stai facendo lo stesso con lui?'

'Non posso dire niente ragazzo, mi dispiace.'

Sospirai, una parte di me sapeva che era il suo dovere non dire niente sui suoi pazienti. Però ero comunque deluso.

'Come descriveresti il tuo tempo a Hogwarts?' era la sua prossima domanda, pensai un minuto prima di risponderle. 'Credo di poter dire che era divertente, strano, a volte casuale e straziante.'

'Perché?'

Odiavo il fatto che dovessi spiegarle ogni singola cosa che dicevo. Ma quello era il suo lavoro. Era il suo lavoro farmi ripensare ad ogni singolo dettaglio della mia vita per farmi sentire meglio. Ma ciò non stava funzionando, non ancora almeno.

'Solitamente giocavo a Quidditch con i miei amici, lo adoravo. Mi faceva stare bene con me stesso sapere che c'era qualcosa in cui ero bravo. Mi piaceva molto anche passare del tempo con i miei amici, questa era la parte divertente.'

'Perché era straziante?'

'Gli ultimi due anni lo sono stati.' Risposi piano, sentendo il battito farsi più veloce. 'Dovevo uccidere qualcuno,' sussurai. 'Dovevo uccidere l'uomo che meritava di vivere, l'uomo che mi aveva offerto il suo aiuto per farmi uscire dall'oscurità.'

Parlavo velocemente. Le mie mani iniziarono a tremare. La mia voce iniziò a incrinarsi.

'Dovevo ucciderlo.' Sussurrai di nuovo. 'Dovevo ucciderlo e volevo fottutamente farlo. Lo volevo morto!' Ho quasi urlato in modo isterico per la seconda volta quel giorno. 'Chi ti ha dato l'ordine di ucciderlo?' mi chiese la mia psicologa lentamente. Non capivo perché non fosse ancora uscita dalla stanza spaventata. Ero un assassino, un assassino codardo.

'Lui.' Dissi, non ancora pronto a pronunciare il suo nome. 'Qual era il suo nome?' Chiese immediatamente la Dott.ssa Dolan, volendo che lo dicessi a voce alta. Sentii il bisogno di piangere, le lacrime erano pronte a uscirmi dagli occhi, e a scivolare sulle guance.

'Voldemort.' Dissi senza fiato. 'Lord Voldemort.'

Dopo averlo detto non riuscii più a trattenere le lacrime. Quindi per la seconda volta quel giorno piansi.

Aftermath -drarry (trad. ita.)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora