Capitolo 2: I hate people like him

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Le parole del corvino riecheggiavano ancora nella mente di Taehyung, rimasto seduto sullo stesso sgabello, foderato di pelle nera, mentre cercava di riprendersi dal colpo ricevuto. Non poteva rimanere in silenzio davanti ad un'accusa del genere. Lui era Kim Taehyung e non c'era nessuno che poteva osare anche solo pensare di rivolgersi a lui con quel tono di sdegno e disprezzo. Difatti rimase in attesa che la causa del suo nervosismo tornasse a fronteggiarlo, irrigidendo appena le spalle, passandosi una mano tra i capelli mori, cercando di regalargli più volume.

Jungkook ci impiegò qualche minuto per sistemare le pagnotte al caldo, lasciandole alla loro lunga lievitazione, prima di tornare al bancone, afferrando uno straccio e iniziando a ripulire la superficie lucida ormai candida di farina che quasi donava un'area più natalizia all'intero ambiente che era già eccessivamente decorato secondo i gusti del modello che era rimasto a guardarlo, accavallando le gambe, tossicchiando appena.

«Hai un bel fegato a giudicarmi per la semplice scelta di guadagnarmi da vivere grazie al mio aspetto quando, a quanto vedo, neanche tu sembri il tipo che si lascia andare» disse serio, riferendosi alla sua stazza fisica, passando lo sguardo sul suo addome e braccia, prima di riportarlo sul suo viso, alzando un sopracciglio. «O mantieni un fisico del genere sollevando sacchi di farina?»

Jungkook sospirò, già spazientito da quella conversazione che non avrebbe neanche voluto iniziare dal principio, mantenendo la sua attenzione sul bancone che stava ancora ripulendo. «Tenersi in forma aiuta a mantenersi in salute. Lo faccio per stare bene e perché mi piace» prese a rispondere, alzando poi le iridi negli occhi dell'altro. «Tu lo fai per semplificarti la vita», alzò un angolo della bocca, mettendo su un'espressione sarcastica e saccente, «c'è una sostanziale differenza».

Taehyung sorrise appena, scuotendo il capo, avvicinandosi al suo viso con il proprio, osservando i tratti del suo volto come se stesse ispezionando la scena di un crimine. «E quale sarebbe la differenza? Ho semplicemente saputo sfruttare una buona occasione, quello che immagino tu non abbia fatto» concluse, ripiantando le iridi nelle sue, sorridendogli appena, inclinando leggermente il capo di lato. I dibattiti erano sempre stati il forte di Taehyung; aveva sempre la battuta pronta e deteneva sempre l'ultima parola... beh... quasi sempre.

«Almeno io non ho abbandonato la mia famiglia» rispose subito Jungkook, poggiando lo straccio sul bancone ormai pulito, ricambiando il suo sguardo tagliente con uno ancora più appuntito e penetrante. «E sono qui ogni giorno a prendermene cura. Tu cosa fai a parte le maschere di bellezza e servizi fotografici dove la gente ti palpeggia nella speranza che tu ti tolga le mutande per loro?».

Taehyung fu di nuovo colpito dalle sue parole come un fulmine a ciel sereno. Ci mise un po' a formulare una frase di senso compiuto per rispondere a quell'attacco fin troppo diretto per i suoi gusti. Non aveva mai avuto modo di interloquire con una persona che non lo apprezzava minimamente e quasi sembrava... disprezzarlo, il che per una persona come lui, abituata ad essere amato e idolatrato da chiunque, era un duro colpo da digerire.

«E tu cosa ne sai?» chiese alzando un sopracciglio, cercando di non mostrare minimamente il fatto che si fosse appena scomposto. «Ognuno fa le proprie scelte con i loro pro e contro. Se qualcuno ha una dote in particolare trovo che sia vantaggioso sfruttarla» continuò, poggiando i gomiti sul bancone, posando il mento sulle sue mani unite, rimanendo a guardarlo negli occhi.

«Una dote?» chiese Jungkook, ridacchiando sarcastico, alzando gli occhi al cielo, scuotendo il capo. «Assurdo... certo che hai una strana concezione di cos'è vantaggioso e cosa no», prese un grosso sospiro, abbassando appena lo sguardo sul bancone. «Tieniti i tuoi pro e contro, io preferisco rimanere qui a prendermi cura delle persone che tu hai preferito lasciare indietro» continuò, alzando appena il tono, stizzito, voltandosi verso la porta della cucina, andando ad aprirla, borbottando tra sé e sé «Superstar dei miei stivali».

Don't ruin my Christmas - Vkook/KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora