Capitolo 1: Welcome back home!

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«Taehyung!» Un sorriso a trentadue denti spuntò sul volto leggermente arrossato e paffuto di Jimin quando vide suo fratello uscire dalle porte bianche dell'aeroporto con i suoi due trolley a seguito. «Da quanto tempo!» disse ad alta voce poi, mentre si lanciava al suo collo, abbracciandolo stretto.

Taehyung non disse nulla ma gli erano mancati gli abbracci di suo fratello. Jimin aveva quel modo di avvolgere le persone che riusciva a farle sentire protette e amate. Ti donava quel senso di calore con un gesto così semplice e umano e spesso Taehyung si era ritrovato molte volte ad invidiarlo. Lui non riusciva ad essere empatico o per lo meno a mettersi nei panni degli altri. Era sempre stato ego-riferito; non certo per cattiveria ma semplicemente perché non ci pensava... era fatto così lui.

«Ehi!» rispose il maggiore, abbracciandolo di rimando, strofinando appena il palmo della mano sulla sua schiena, prima di staccarsi e rimanere a guardarlo dalla testa ai piedi mentre lo teneva fermo per le spalle. «Incredibile! Non sei cresciuto per niente!»

Jimin mise un piccolo broncio, guardandolo male, prima di scuotere il capo e sospirare, «Sempre il solito spiritoso» disse dirigendosi alla macchina, tirando fuori le chiavi dalla tasca laterale del suo jeans. «Sono venuto io perché papà era occupato in panetteria».

«Uh hai preso la patente» disse sorpreso Taehyung, trascinando i suoi trolley, guardando il fratello, prima di sorridergli sornione.

Il minore scosse il capo, aprendo la portiera, entrando in auto, sospirando già spazientito dalle battutine del fratello. «Metti la valigia dietro e sali».

Taehyung si fermò al margine del marciapiede, guardandolo sconvolto con le sue due valige ferme dietro di lui. «Pretendi che sollevi queste cose da solo?» chiese con fare irritato, scuotendo il capo in segno d'incredulità. «Potresti anche darmi una mano».

«Sei a casa, fratello» disse Jimin, sedendosi sul sedile e allacciando a cintura di sicurezza, prima di voltarsi verso di lui, mettendo su un sorriso sarcastico. «Non a Broadway».

Taehyung sbuffò rumorosamente, convinto che avrebbe fatto alzare il fratello dal sedile ma il minore rimase esattamente dov'era, picchiettando le dita sulla pelle nera del volante, fischiettando indisturbato.

«Non ci credo» borbottò dunque il moro, sollevando le valigie e mettendole nel bagagliaio della loro auto che notò essere la stessa di sei anni prima: una Talbot Sunbeam Lotus del '79 rosso fuoco... o meglio, un tempo era rosso fuoco, ora sembrava più un arancione sbiadito.

Quando anche Taehyung fu salito in macchina, Jimin mise in moto e si immise nella circolazione, passandosi una mano nei capelli quando dovette fermarsi per il primo semaforo rosso della loro traversata. «Allora... come mai sei venuto?» chiese dunque il biondo, voltandosi verso il maggiore «Tu non torni mai per Natale... anzi, direi che non torni affatto»; c'era un tono di rimprovero nella sua voce, quasi come se avesse fatto qualcosa che lo aveva ferito molto e forse questa idea non è poi così diversa dalla realtà.

«Non posso voler passare il Natale con la mia famiglia?» chiese Taehyung, sorridendogli sornione, portando il viso sui palmi delle sue mani, cercando di fare il carino.

«Certo» rispose il fratello minore, scuotendo il capo, ridacchiando ironicamente. «Fammi indovinare... Non avevi null'altro da fare, vero?».

L'espressione sul volto del moro cambiò drasticamente, lanciando un'occhiataccia infastidita al più piccolo, tornando poi a guardare fuori dal finestrino, «Forse».

Jimin sospirò, ormai arreso al modo di fare ed essere del fratello; lo aveva accettato molto tempo prima e ormai non si stupiva più dei suoi comportamenti offensivi. «Dobbiamo passare prima in panetteria. Devo ritirare il pane, altrimenti mamma va in escandescenze. Sai com'è: deve fare il polpettone» cambiò discorso poi, mentre fermava l'auto davanti al negozio di suo padre, subito dopo un pick-up nero.

Don't ruin my Christmas - Vkook/KookVDove le storie prendono vita. Scoprilo ora