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Vado a farmi una doccia, resto sotto l'acqua che scorre a lungo mentre penso a come potrebbero venire i progetti per il locale. Esco sul balcone di camera mia col bicchiere di bourbon in mano, il sole picchia ancora nonostante sia metà settembre, ma qua è mite anche in inverno, si sta davvero bene. L'Etna sovrasta il paesaggio con la sua maestosità. Finisco il liquore nel bicchiere e scendo in sala per controllare dov'è mio zio. Sta parlando con qualcuno. "Si Matteo, è qui se ci vuoi parlare." Mi passa il telefono, è mio padre. "Pronto?" Domando. "Ehi stronzetto, lo zio mi ha detto che ti sei già ambientato. Non fai in tempo a tornare che già ti vai a divertire. Sai che oltre al piacere devi occuparti dei locali." Mi dice serio nell'ultima parte. "Si papà lo so. Sono uscito con dei vecchi amici giusto per il ben tornato. Ho già pensato a qualche miglioria per il locale Piccolo fiore. Dopo ne parlo con lo zio e Eric. Salutami mamma." Gli dico prima che mi saluti e riattacchi. "Ci servirà un geometra che si intenda di edilizia." Dico con mio zio prima di dirigermi in cucina per il pranzo.

Nel pomeriggio arriviamo al locale. Eric ci sta aspettando e c'è anche Carlo il geometra chiamato da mio zio.
"Allora dicci cosa hai in mente Ricky." Esclama mio zio mettendosi comodo.
"Il piano di sopra è sfruttato davvero poco. Io ci farei delle stanze da letto, una sorta di stanza vip. Affittano la stanza per la notte e quello che ci fanno dentro non è affar nostro. I ragazzini continueranno a fare come sempre, ma ho visto che ci sono uomini anche di una certa età che frequentano il locale a loro potrebbe interessare sfruttare la stanza." Spiego. "E il magazzino dove lo mettiamo?" Chiede mio zio. "Le ultime tre stanze saranno il deposito, ho controllato e molte stanze sono vuote o c'è solo una cassa dentro. Così sarebbero sfruttare meglio. "I tentenni che vivono ancora con mamma pagheranno per poter scoparsi la ragazzina che hanno puntato." Spiego nello specifico e Eric è entusiasta della mia idea.
"Quanto costerà questo lavoro? Ovviamente dovranno essere stanze moderne e di lusso." Chiede mio zio con Carlo. "Non ci sarà problema, le stanze possono rientrare nella licenza del locale. Il costo, sapendo che l'impianto sarà da rifare e dovremo sventrare sei camere mettendoci anche dei servizi seppur piccoli direi che con mezzo migliore si fa." Stima Carlo su per giù. "Ok, allora dai il via ai lavori, Riccardo verrà a controllare lo stato dei lavori." Commenta mio zio alzandosi e uscendo dal locale.

Passeggio per le stradine insieme a mio zio. "Ci sono famiglie che ci metteranno i bastoni fra le ruote?" Chiedo secco. "I soliti, gli Scalogeri non hanno perso il loro astio nei nostri confronti. Poi c'è da stare attenti al nuovo procuratore, è qui da un annetto e ne ha già messi dentro parecchi, alcuni anche dei nostri." Mi spiega mentre arriviamo alla spiaggia, qualche ragazza ha saltato la scuola per venire a prendere la tintarella. Alcune signore di una certa età sono addirittura in topless, una ha di sicuro le tette rifatte. Mio zio se ne torna a casa mentre io continuo a passeggiare per il paese, mi fermo da Salvatore il gelataio di fiducia, io e sua figlia andavamo a scuola insieme alle medie, lei poi ha scelto liceo e io il tecnico industriale e poi sono finito nella finanza quindi proprio un'ambiente diverso. Entro e vedo sta ragazza che mi guarda con la bocca aperta. "Riccardo?" Mi chiama. "Gaia?" Le chiedo io e lei mi viene incontro a braccia aperte. "Madonna quanto tempo. Papà c'è Riccardo il nipote di Don Stefano." Comunica e Salvatore esce dal retrobottega per venirmi a salutare a sua volta. Mi abbraccia come se fossi suo figlio, mi conosce da quando sono venuto a studiare qua cioè le elementari. Gaia si siede con me nel tavolino fuori dal locale, è sempre gentile come lo era allora. "Che fine hai fatto dopo aver fatto il tecnico industriale?" Mi domanda mentre mi gusto il gelato al pistacchio. "Sono andato a studiare a New York, finanza e marketing. Ma sono tornato prima di diventare un broker, primo perché così lavoro con la mia famiglia ora e secondo odio stare tutto il giorno fisso ad un monitor in camicia e cravatta per controllare un'astina che si alza e si abbassa." Le spiego e lei ride assieme a me. "Non hai trovato nessuna americana che ti abbia rapito?" Chiede in modo teso. Ride, ma è nervosa. "No, me ne sono scopate tante di americane, tutte le sere ne avevo una diversa sopratutto mentre stavo nei dormitori dentro al campus, gli ultimi tre anni sono stati uno sballo. Ragazze nude ovunque, le potevi scopare come volevi che a loro andava bene." Le spiego e lei abbassa lo sguardo. "Te invece che hai fatto?" Le domando per cambiare discorso. "Io ho finito il liceo e poi ho scelto letteratura, ma non era la mia strada così sono tornata qui ed è un paio di anni che lavoro con papà." Mi spiega. "Non sei mai andata oltre lo stretto?" Le chiedo stupito. "Già, ma New York deve essere davvero fantastica." Prova a sembrare entusiasta, ma lo vedo benissimo che è triste. "Non mentire, non con me. Ti leggo ancora bene signorina. Perché non ti prendi una pausa e vai a farti una bella vacanza da qualche parte, esplori il mondo." Le dico serio e lei si rattrista di più. "Non posso, la gelateria senza di me rimarrebbe chiusa e poi mio padre è malato, ha bisogno di me qui." Risponde pacata. "Sta sera ceni con noi?" Mi chiede e io accetto. "Però offro io." Puntualizzo mentre lei protesta. "Gaia, non esiste che io venga a cena da voi e non offra. Quando stacchi andiamo a fare la spesa e ti aiuto a preparare."

Arriviamo a casa di Gaia, abita sotto a suo padre e l'aiuto a sistemare la spesa per la cena. Ho mandato un messaggio a mio zio dicendogli che rientro tardi e che non mi aspettino a cena. Taglio le verdure a listelli quando Gaia mi passa vicino, mentre mi giro striscia il sedere sul mio pacco, so cosa sta facendo. "Gaia non fare la birichina con me." La avverto, ma lei continua e sta per mettere la mano proprio là sotto, la fermo e la attacco al muro. "Per favore, io non sono bravo a tenerlo nei pantaloni e tu non sei la puttana che la da a tutti nei bagni della discoteca. Io non sono il bravo ragazzo che si sveglia con te la mattina dopo." La avviso e lei abbassa lo sguardo. "Scusa, immaginavo tu mirassi ad un altro tipo di donna." La lascio andare e torno a controllare le verdure. "Non è che punto ad un altro tipo di donna, non hai nulla da invidiare a quelle che stanno in tacco a spillo, ma io non provo nulla oltre a del semplice affetto per te e non mi sembra giusto nei tuoi confronti che sei una brava ragazza." Le spiego mentre lei controlla l'arrosto.

"Mamma, sei tornata." Un bambino che avrà due anni circa corre incontro a Gaia. "Ciao piccolo ometto, com'è andata oggi con la zia Catia?" Gli chiede e il bimbo a modo suo spiega cos'ha fatto oggi. Forse è per lui che non parte e non visita il mondo. "Chi è mamma?" Chiede il bimbo, ok è sua madre quindi, ma non ha sorelle o fratelli quindi la zia sarà qualcuno che l'aiuta. "Lui è un vecchio compagno di scuola della mamma. Vai da Riccardo, non ti mangia." Gli dice premurosa, ma non so mica se non me lo mangio. Il piccolo di avvicina e lo prendo in braccio. "Sei grosso." Dice e io mi metto a ridere. "Dovresti vedere il mio amico Raul, lui è ancora più grosso." Lo entusiasmo, prendo il telefono e gli faccio vedere la foto di me e papà sulla spiaggia qualche mese fa. "Questo è mio padre, è più grosso di me ed è tutto scarabocchiato." Il bimbo ride e quando lo metto giù corre nella sua cameretta. "È per lui che non vai? Non per tuo padre." Le dico e lei annuisce. "Il padre del bimbo?" Le chiedo pacato. "Ho fatto sesso solo una volta e sono rimasta incinta, il padre non ne ha voluto sapere. In più so che ora è in carcere era uno degli uomini di tuo zio. Riccardo sta attento al procuratore, è stata peggio di una piaga qui." Mi spiega mentre impiattiamo l'arrosto con le verdure.

Salvatore sale al piano superiore e mangia assieme a noi, è invecchiato parecchio da come lo ricordavo. "Starai qui Riccardo o ripartirai?" Mi domanda. "Penso che rimarrò, almeno finché non mi metto nei guai." Scherzo e tutti ridono, ma in fondo è vero. Gaia è veramente brava a cucinare e il piccolo scopro chiamarsi Davide. "Se vuoi posso chiedere a mio zio sul padre." Propongo a Gaia, ma lei scuote la testa. "No, meno ha a che fare con quel mondo meglio è. Non voglio passare notti insonni perché va a far danni con la malavita." Dice seria e io annuisco. "So che non è un attacco diretto a me e ne hai tutte le ragioni di non volere quella vita per tuo figlio." Le dico per rassicurarla, non ce le siamo mandate a dire da ragazzini, non inizieremo ora. "Catia è la sorella del padre e mi da una mano con Davide mentre io sono in gelateria." Mi spiega, per fortuna con la bottega riescono a vivere più che decorosamente, mi sarebbe dispiaciuto sapere che fosse in difficoltà.

Mi faccio rapire dal piccolo Davide che mi trascina in camera sua e mi mostra i suoi giocattoli. Dopo avermi raccontato le avventure dei suoi giocattoli si addormenta addossato a me, mi sfilo piano in modo da non svegliarlo. Ho fatto pratica con le ragazze, ho una tecnica super collaudata. Torno in cucina e Gaia ha già pulito tutto. "Si è addormentato, ho socchiuso la porta, tuo padre è già andato?" Le domando e lei annuisce. "Bhe allora io vado, grazie per la cena." Le dico e lei si avvicina, troppo per i miei gusti. "Grazie a te, ci verrai a trovare ancora?" Mi domanda speranzosa, non sono mai riuscito a dirle di no. "Si vi verrò a trovare presto, ora so dove abiti." La prendo in giro e apro la porta. "Davvero Ricky, sta attento." Mi dice seria e io la saluto chiudendo la porta dietro di me.

Vago per le vie buie del paese, a memoria è questa la strada per tornare a casa, i vicoli bui sono deserti, qualche gatto mi fa compagnia. L'Etna di notte è spettacolare, la cima le zampilla rossa nel buio, non esiste uno spettacolo più bello. Continuo a vagare per il paese quando sento degli schiamazzi nel vicolo che fa da traversa. Mi fermo e vedo un ragazzo che schiaffeggia quello che penso sia una ragazza. "Stupida puttana, tu devi fare come dico io." Le dice, quando vedo la ragazza per terra col labbro che sanguina batto sulla spalla del tipo, è il classico ragazzino che si crede chissà chi. "Prenditela con qualcuno del tuo calibro." Gli dico prima di arrivargli un cazzotto in pieno volto. "Nessuno ti ha insegnato come si trattano le donne?" Gli domando prima di arrivargli qualche calcio nelle costole. "Non fai il gradasso con chi è come te. Pezzente." Sibilo per poi aiutare la ragazza a rialzarsi. Il tipo se la fila in poco tempo con la coda fra le gambe. "Stai bene?" Le domando e lei annuisce, controlla attorno a se e si avvia. "Ma dove vai? Per giunta da sola di notte." Le domando. "Mio padre dice che non devo parlare con gli sconosciuti." Ribatte, ha un bel caratterino, la raggiungo. "Non mi pare che ieri sera quando avevi la lingua nella mia bocca ti preoccupassi che io fossi uno sconosciuto." Le dico e lei si ferma.

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