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Sono passati ormai tre mesi dal rapimento di Margherita, la vedo un giorno sì e uno no. Suo padre passa qua a casa di mio zio una volta a settimana e mi minaccia di portarmi in tribunale perché secondo lui io so dove tengono sua figlia, ma purtroppo nemmeno io so il posto preciso in cui la tengono. Quando arrivò a casa dei Torlicchia aspetto mediamente una ventina di minuti e poi arriva scortata da due uomini quindi non la tengono nelle immediate vicinanze.
Suo padre voleva obbligare la scuola ad annullare le gite come ripicca, peccato che i Torlicchia non abbiamo figli già così grandi.
Come consuetò ormai arriva il procuratore, riconosco il rumore della sua macchina nel viale, scendo ad aprire la porta e lo aspetto nel piccolo patio davanti alla porta. "Procuratore." Lo saluto e lui abbassa il capo, oggi si è portato dietro anche la moglie. "Riccardo. Ancora non hai trovato nulla?" Mi domanda e vedo la donna guardami in attesa. "Cosa le fa pensare che io stia cercando sua figlia? C'è un'ordine restrittivo. Signor procuratore mi sorprende che venga a chiedere informazioni ai suoi nemici. Purtroppo non capisce." Affermo e lui stringe gli occhi. "Cosa non capisce?" Domanda la signora saettando lo sguardo tra me e suo marito. "Che è colpa di suo marito se vostra figlia è in questa situazione. Sta indagando su qualcosa di grosso no?" Domando e lui mi fissa con sguardo truce. "Taci Bellamonaca." Afferma e la moglie si allontana dal marito guardandolo stranita. "Per tutto questo tempo tu sapevi cosa volevano in cambio di nostra figlia e non hai mosso un dito?" Chiede sconcertata. "Mi manca poco, gli ultimi dettagli e poi vedi che festa che vi faccio." Spiega minacciandomi, spero non si faccia più vedere da queste parti perché non è il benvenuto. Sua moglie sale in macchina e sgasano per andarsene, mio zio compare dietro di me e mi batte sulla spalla. "Sei proprio figlio di Matteo, anche quando ancora non era il don si è sempre occupato della famiglia." Mi spiega e io annuisco per poi rientrare in casa. Raul ha perso il lavoro perché la fabbrica che lo aveva assunto ha chiuso per bancarotta, quei pezzenti che la conducevano hanno spremuto fino al ultimo centesimo e non hanno lasciato nulla così da mettere nella merda diverse famiglie.
Ricordo ancora quando l'ho trovato in lacrime nella mia camera, non voleva che Emma lo vedesse dato che aspettano una bambina. Non sapeva come dirlo nemmeno a me che la situazione era così terribile, da quel giorno mi fa da braccio destro, mi fido di lui come mi fido dei miei fratelli. Era così contento di guadagnarsi onestamente da vivere, ma è proprio vero che dove nasci determina le tue possibilità.
Lo vedo che è in sala con Emma, le accarezza il pancione mentre fantasticano sui nomi da dare alla piccola.

"Perché non la chiamate Barbara?" Domando ed entrambi si girano. "Barbara come la nonna?" Domanda Emma e io annuisco, non l'abbiamo potuta conoscere perché è morta che papà era giovane, ma sia lui che lo zio ne parlano bene. Una donna caparbia e che seguiva il suo cuore senza sentir ragione. "Non è un brutto nome." Afferma Raul, alla fine ha trovato il coraggio di dire come stava la situazione lavoro ad Emma che l'ha presa bene, sopratutto perché sa che ci guarderemo le spalle a vicenda sempre.
"Come va con la ragazzina?" Domanda mentre continua ad accarezzare il pancione, mi immagino Margherita con la pancia e io che la accarezzo piano. Scuoto la testa per riprendermi dalle fantasticherie. "Va, non mi lamento. La vedo di sicuro di più che se fosse coi suoi. Ma il procuratore ha qualcosa in mente, forse è vicino a mettere dentro i Torlicchia o non saprei che altro." Spiego rassegnato. "Se continua così si perderà la gita in cui le volevo far conoscere papà e mamma." Affermo, mentre Raul e Marco sono già carichi all'idea di stare quasi una settimana nella casa a Praga con anche i miei genitori.
Francesco e Marco stanno insieme da un pezzo e sono usciti allo scoperto, per mio zio è stata una tragedia, ma per la zia no anzi lo sospettava da tempo. Così ora non li ferma più nessuno, fanno sesso praticamente ovunque quei due.
Entro in camera di Francesco e lo trovo intento a fare i compiti, Marco deve essere in palestra e così mi siedo sul letto. "Fammi indovinare? Ti manca già Margherita." Dice e io lo guardo storto. "Ovvio che mi manca, ma non sono venuto per parlare di quello, ma del fatto che la preside minaccia di non ammetterla all'esame e suo padre non vuol mollare la presa." Affermo e lui si ferma cinque minuti.
"Si, a scuola non si parla di altro se non del suo rapimento e del fatto che danno la colpa più a te che a suo padre." Afferma e io non capisco. "Pensano che una famiglia rivale volesse colpire te e non che il padre sta pestando i piedi a qualcuno." Mi spiega e ora capisco.
"Che pezzenti, se fosse dipeso da me probabilmente avrei già ceduto. Quella ragazza è la mia vita, ma è anche il mio punto debole è in più la sto trascinando in un mondo di cui lei non sa nulla." Affermo mentre mi metto le mani nei capelli. "Vedrai che il procuratore inizierà a ragionare e a breve andrà tutto bene." Cerca di rassicurarmi.

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