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Margherita

Suona insistentemente il telefono, chi sarà a quest'ora del mattino che rompe le scatole? Rispondo senza nemmeno guardare chi sia a chiamare. "Buongiorno, è la signorina Margherita?" Domanda e io confermo di essere la persona interessata. "Buongiorno, la chiamiamo dalla centrale di polizia di Catania, purtroppo suo padre Roberto è morto stanotte. Dovrebbe venire qui per i dettagli del caso." Si ferma il tempo, tutte le mie paure peggiori si sono avverate. Mio padre è morto, ma se fosse morto per cause naturali avrebbe chiamato l'ospedale non la polizia.
E pensare che mi avevano offerto il posto di assistente al procuratore proprio a Catania, si erano divertiti a dire che io e mio padre saremmo andati d'accordo.
"Signorina è ancora lì?" Domanda e io emetto uno strano verso. "Bhe, il posto da assistente del procuratore è ancora libero. Ora che non c'è più il procuratore abbiamo urgente bisogno, lei è la più indicata per il luogo. Conosce bene le relazioni tra famiglie e il loro modo di operare. Purtroppo siamo dovuti passare ai piani alti e il suo trasferimento è immediato. La aspettiamo tra qualche giorno." Chiudono la chiamata e io resto ferma a fissare la parete della camera, solo in un secondo momento mi affiora il suo ricordo. Se Riccardo fosse tornato? Sopporterei di vederlo dopo ciò che c'è stato?
Le lacrime iniziano a sgorgare incontrollate senza che io ne capisca il reale motivo, mi ero ripromessa di dimenticarlo.
Quando mi hanno liberato da quella famiglia lui non c'era più. Era scomparso nel nulla nonostante suo fratello mi avesse detto di avere fiducia. Ho testimoniato dicendo la verità, Riccardo non poteva portarmi via di lì, ma sapeva come trovarmi. Lo hanno condannato e io mi sono sentita malissimo. Ambra e Kate non mi hanno più rivolto la parola, i pochi amici che avevo mi hanno iniziata ad ignorarmi e tutto perché ho testimoniato, mi hanno detto che era solo perché Riccardo teneva a me che ero viva e non in una fossa dimenticata da tutti.
Sono tornata da mia nonna dopo la fine della scuola perché la situazione era insostenibile.
Mia nonna mi ha sempre detto che secondo lei Riccardo aveva un piano, di sicuro papà lo aveva fatto apposta a farmi testimoniare così che per loro io diventassi un nemico. Ho studiato tre anni di criminologia a Roma, continuavo a trovarmi Francesco Bellamonaca ovunque, non so cosa studi di preciso lui.
Sento piange il piccolo Michele e così mi alzo, entro nella sua stanzina e lo vedo sveglio che mi cerca intensamente. "Mamma." Mi chiama e così mi siedo nel suo letto mentre lui si tranquillizza. "Era solo un brutto sogno, tranquillo." Lo rassicuro e così si rimette nel letto da bravo.
"Mamma perché piangi?" Domanda e io mi asciugo in fretta le lacrime. "Nulla di importante. Dormi." Si rimette a dormire mentre io mi trascino in bagno. Purtroppo quando mi sono trasferita non mi è andata bene come quando ho beccato Riccardo in discoteca. Ero alticcia e non ricordo nulla di ciò che ho fatto col padre di Michele, non so nemmeno chi sia il padre. È stato un trauma scoprire di essere incinta a diciannove anni nemmeno.

Chiamo l'unica persona di cui mi fido ancora, mia nonna Giulia. "Pronto tesoro. È successo qualcosa?" Domanda allarmata. "Roberto, papà è morto." Ammetto tutto d'un fiato e la sento trattenere i singhiozzi. "Mi hanno trasferito a Catania, ma non viglio tornare giù da sola nonna." Ammetto lasciando andare di nuovo le lacrime. "Tesoro, se ti può aiutare mi trasferisco giù io con te, ho sempre voluto vedere la Sicilia e mi sembra una buona occasione." Ovviamente è più che disponibile a darmi una mano. "Grazie nonna, anche perché sennò non saprei come fare con Michele." Affermo e ci accordiamo sul da farsi, lei arriverà ad Ancona partendo subito e poi scenderemo in Sicilia assieme.
Apro il mio vecchio telefono e da gran masochista riguardo le foto mie e di Riccardo, ma quei tempi non torneranno mai più e io piango finché non mi riaddormento sfinita.

Sono in treno con mia nonna e Michele, abbiamo diverse valigie ed è stato difficile spiegargli perché ci trasferiamo. È doloroso tornare in quel posto, sono stata molto felice, ma anche tremendamente triste in quel paese.
Appena il treno si ferma nella nostra fermata sento una morsa al cuore, scendo guardandomi attorno, non sembra cambiato molto il paese.
"Sembrano tutti in festa." Commenta mia nonna tenendo Michele per la manina. "Gia, chissà cosa hanno festeggiato?" Commento mentre mi avvicino all'area taxi.
Per fortuna ce n'è uno disponibile che non batte ciglio quando comunico l'indirizzo. "Come mai il paese è così in festa?" Domando e lui ridacchia. "Ma come non lo sapete?" Domanda ovvio. "Non siete del posto ovviamente, è tornato il rampollo della famiglia Bellamonaca, Riccardo è tornato dopo tre anni che nessuno sapeva dove fosse finito. L'altra sera c'è stata una mega festa in suo onore e come ci aspettavamo non è mancato." Afferma euforico mentre io sento i conati di vomito risalirmi in gola. Ora ho la certezza che lui è qui ed è dura da accettare considerato che io lo dovrò sbattere dentro.
Il tassista ci lascia davanti a casa di mio padre, lo pago e riparte non appena scendiamo coi bagagli.
Entro dentro, sono soffocata dai ricordi, me e lui dentro questa casa, ho ancora la sua pallottola appesa al collo.
Michele si guarda attorno spesato mentre mia nonna mi lascia il tempo per riprendermi.

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