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Prima di uscire dalla procura vado verso l'ufficio di Margherita entro senza bussare tanto sarà indaffarata con faldoni e faldoni. Apro e sento di nuovo quella sensazione di rotto dentro di me. Margherita è con la gonna sollevata mentre il procuratore la sta scopando, lei geme come fa con me. Mi sento di nuovo morto dentro, lui mi guarda vittorioso mentre quando mi vede Margherita le salgono le lacrime, troppo facile piangere. Ho abbassato le barriere, ma ho fatto male lei è una bugiarda, dice che sono l'unico e poi si fa scompare nel suo ufficio.
Esco richiudendo la porta dietro di me, Francesco mi guarda stranito quando mi vede chiuso a riccio in me stesso. "Tu va a casa io prima devo passare in un posto." Spiego e lui annuisce in silenzio.
Sono nella piazza principale e mi avvicino ad uno dei pusher che stanno in questa zona. "Hai del fumo?" Domando e lui annuisce mostrandomi la busta con tre canne dentro, pago e torno in sella alla moto. Guido fino alla spiaggia, chiudo la moto e mi siedo su uno degli scogli. Accendo la canna e tiro. Un tiro dopo l'altro sono stordito come volevo, quante ne ho fumate dopo la mia sfuriata a casa. Papà non diceva nulla perché capiva mentre mia madre ne soffriva perché le dispiaceva vedermi così.
Finita la prima attacco con la seconda, nessuno verrà a disturbarmi qui, ci ero quasi ricascato. 3 anni per cercare di liberarmi del suo ricordo e poi cedo così come una pappamolla.
Quando ho finito anche la seconda canna sono completamente rincoglionito, non tornerò di certo a casa sulle mie gambe finché non sarà passato l'effetto, ma per ora mi godo lo stordimento.
"Sei così serio." Afferma una voce femminile, mi giro e vedo Alice, seduta qualche scoglio più indietro. "Diciamo che ho appena finito di fumare proprio per non pensare." Le dico mentre lei torna a disegnare qualcosa sul suo quaderno.
Quando ha finito si mette seduta vicino a me, ma prima che metta via il quaderno le chiedo se posso vedere i suoi disegni.
Arrossisce, ma cede e mi consegna il quaderno, lo apro e sono per lo più paesaggi, sempre qui della zona, li riconosco finché non c'è un mio ritratto, ma sono come a pezzi staccati uno dall'altro. "Sei riuscita a vedere la mia anima qui." Le dico e lei sorride debolmente. "Hai talento, dovresti continuare a studiare." Le dico mentre continuo a sfogliare i disegni e vedo che sono diventato un suo soggetto ricorrente, l'ultimo disegno sono io seduto sugli scogli mentre fumo.
"Vedo che ti piace disegnarmi. Non mi dispiace, sei molto brava." Le dico restituendole il quaderno.
"Perché sei così a pezzi?" Mi domanda e ci metto un po' ad elaborare. "Amavo una ragazza, lei ha testimoniato che io sapevo chi l'aveva rapita e la vedevo regolarmente. Per tre anni sono stato via e ora torno, torna pure lei. Ci stavo per ricascare, ma per fortuna me ne sono accorto prima di commettere un grosso errore." Spiego calmo.
Lei si avvicina piano. "Non posso darti nulla in questo momento Alice. Posso essere solo il tuo sbaglio più grande." Le dico mentre lei continua ad avvicinarsi. Le sue labbra sono sulle mie, le chiedo accesso con la lingua e lei me lo concede.
La tiro a me, sale a cavalcioni, la sua lingua è intrecciata alla mia.
Le sue mani scorrono sulle mie spalle e poi tra i miei capelli, non voglio per forza scoparla, ma sto bene anche così mentre ci stiamo solo baciando.
Affondo le dita nella pelle dei suoi fianchi, quando ci stacchiamo siamo senza fiato entrambi. È eccitata, le sue guance sono rosse e mi guarda con voglia.
Le passo il pollice sul labbro inferiore prima che lei lo prenda tra i denti. "Non posso nemmeno portarti a cena. Sono talmente fatto che non riesco a guidare." Le dico sbuffando. Lei alza la mano facendo penzolare davanti ai miei occhi le chiavi di una macchina. "Allora andiamo a cena signorina." Affermo mentre mi metto in piedi e la seguo verso la macchina.
Arrivati ad un Opel corsa apre e salgo al lato passeggero, lei parte in silenzio penso sappia già dove vuole andare.
Parcheggia proprio fuori uno dei locali della mia famiglia, difficile non capitare nei nostri ristoranti. La seguo dentro al ristorante e faccio cenno al direttore di sala di darci un tavolo non troppo in vista. Infatti ci porta nel privè con tanto di vino pregiato. "Non pensavo che ci portassero nel privè, se vuoi possiamo cambiare tavolo?" Domanda e io le sorrido. "Il ristorante è mio quindi non ti preoccupare. Ho chiesto io che ci mettessero in un posto tranquillo." Le dico e lei abbassa lo sguardo per la sorpresa. "Non c'era bisogno Riccardo." Afferma e io la rassicuro. Il cameriere ci porta i menù e ci lascia tempo per decidere. "Pensavo di prendere una pizza." Afferma e io la guardo stupito. "Con tutto il ben di dio in pesce che fanno qui prendi la pizza? Nulla da togliere alla pizza, ma io andrei sul pesce. Ti fidi?" Le domando e lei sospira. "Dovrei?" Ribatte. "Allora metti via il menù e fai fare a me. C'è qualche pesce che non ti piace?" Lei scuote la testa e so già cosa prendere.
Il cameriere torna e odino i tagliolini alle vongole veraci, ma prima antipasti freddi e caldi. "Come secondo ci porti il riccio con salsa di avocado poi per finire dessert con tiramisù." Spiego e il cameriere scrive tutto meticolosamente.
"Hai ordinato per venti, riusciremo a mangiare tutto?" Domanda e io annuisco.

Under your chain 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora