GIUGNO

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Can:
Sono al timone concentrato sul nostro nuovo viaggio. Siamo in mare aperto e intorno a noi non c'è nulla. Di nuovo soli io e lei, anche se non ho la più pallida idea di dove sia in questo momento. Cosa starà combinando?
Mi guardo intorno, tranquillo che qualsiasi cosa stia facendo non potrà mai essere così lontana da me, quando all'improvviso un rumore interrompe quel silenzio che mi faceva compagnia. Una canzone. Ad alto volume. Ad altissimo volume.
"Can!!!"
La sento chiamarmi euforica ed io concentro il mio sguardo verso la sua direzione confuso da tanto frastuono. La vedo uscire fuori con uno stereo in mano che nemmeno ricordavo di avere. Me lo indica felice ed io sorrido per quella sua buffa espressione.
"Can! Ho trovato la musica! Ma perché la tenevi nascosta? E poi questo CD?! È bellissimo! Non ricordavo che avessi buoni gusti musicali..."
Comincia a ballare, come solo lei sa fare, ed io come sempre la resto a guardare folgorato da quel suo modo di muoversi e interpretare la musica.
"Non ricordavo nemmeno di averlo Sanem..."
"Questo perché tu sei un lupo solitario, che ama il silenzio e la tranquillità! Come puoi dimenticarti della musica?"
Comincia a saltare e divertirsi come se fosse ad una festa. Ed io sorrido senza farmi vedere.
"Per queste cose ci sei tu..."
"Lo puoi dire forte Capitano!" Mi urla, cercando di farsi sentire nonostante il volume ormai troppo alto.
Posa lo stereo e si muove ondeggiando in quel suo modo, con le sue buffe espressioni del viso e quel sorriso che rende tutto così perfetto. È spensierata, libera. Così mi viene in mente quel giorno...
"Sai cosa mi hai ricordato?" Le dico quindi, cercando di richiamare la sua attenzione.
"Cosa Capitano?" Si gira di scatto e mi guarda curiosa senza smettere di muoversi.
"La nostra prima volta al capanno..."
Rallenta i suoi movimenti e mi fissa spiazzata da quella mia frase che a quanto pare proprio non si aspettava.
"Continua..."
"Quando io andai a prendere la legna e tornando ti ho vista ballare... mi ricordo che ti guardai per un po' in silenzio, senza farmi vedere..."
A quella confessione si ferma del tutto e con le mani conserte mi rimprovera divertita.
"Quindi non eri appena arrivato?"
La guardo nel mio modo senza dire una parola e faccio cenno di no con la resta. Lei sorride di cuore, e mentre lo fa piega la testa all'indietro lasciandosi andare completamente. Dio quanto è bella...
Poi ad un tratto la musica cambia, improvvisamente una melodia più lenta parte senza preavviso e quando torna a guardarmi negli occhi, vedendo che la sto ancora fissando, alza la mano e sorridendomi mi invita a raggiungerla.
"Vieni Re Malvagio..."
Questa volta non mi oppongo, sorrido per quel nomignolo legato a quel ricordo, spengo il motore e senza smettere di guardarla la raggiungo.
"Mi concedi questo ballo?"
"Tutto quello che vuole signora Divit..."
Mi avvicino piano e cominciamo a muoverci insieme, io goffamente improvviso un lento, la abbraccio appoggiando il mio viso sulla sua guancia, e automaticamente i miei occhi si chiudono. Mi godo ancora una volta quel suo profumo che come sempre mi attira a lei come una calamita.
Dopo qualche secondo si scansa e mi guarda negli occhi sorpresa.
"Sei diventato bravo signor Divit..." ha cambiato voce, mi sta provocando. Ed io so già quanto mi sarà difficile fermarmi tra poco.
"Ho avuto una bravissima insegnante..."
"Ah davvero? E da quanto la conosce?"
Iniziamo a giocare un po', ed io mi diverto ogni volta come se fosse la prima.
"Da diversi anni, anche se mi sembra di conoscerla da tutta la vita..."
La vedo annuire imitando un espressione consapevole, come se stessimo parlando seriamente.
"Bene..."
"La prima volta che ballammo io ero un vero ciocco di legno..."
"Un ciocco?"
"Si, un ciocco. Proprio così..."
"Come quello che eri andato a prendere?!"
"Esatto, proprio come quello!"
La vedo sorridere ed io ricambio, ma torno subito serio.
"Lei mi guardò e mi chiamò in uno strano modo..."
"Re Malvagio?"
"Re Malvagio, brava. Anche questo è esatto!" Affermo, facendo finta di essermelo dimenticato "lo sai anche tu?"
"Si, qualcosa del genere... sono molto brava ad indovinare le cose..."
"... poi io cercai di confessarle la mia vera identità! Ossia che non ero proprio un Re Malvagio, ma un Albatros!"
"Un Albatros..." ripete fintamente sbalordita, scandendo perfettamente le parole.
"Esatto di nuovo! Ma lei si addormentò sul mio petto non sentendo assolutamente nulla..."
"Doveva aver avuto molto sonno poverina..."
"Si... diciamo che le viene spesso quando esagera un po' con il vino..."
"Un ubriacona!"
"Ma molto carina..."
Sorridiamo insieme, e i nostri sguardi si trasformano di nuovo in qualcosa di più. Forse quel ricordo, forse quel racconto... così torno serio e continuo...
"Poi l'ho persa di vista per un po' di tempo, ma è sempre stata con me. In modo diverso forse, ma è sempre stata dentro di me. Come nessun'altra al mondo..."
Lei mi guarda e con gli occhi lucidi, sorridendo, mi tamburella con le dita il petto, indicando il mio cuore. Ed io capisco.
"Qui?"
"Proprio qui!"
Le prendo la mano e gliela stringo.
"Ho sempre voluto stare qui Can, proprio qui. In nessun altro posto..."
"Ed è dove sei sempre stata Sanem... sempre!"
Mi bacia delicatamente e sorridendo posa il suo viso sul mio petto. Proprio come quel giorno. E come tanti altri giorni...
"Il mio posto preferito Can, sarà sempre il tuo cuore... nessun altro!"

"Soltanto un nuovo inizio." ♥️Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora